2020-03-21
La Spagna al collasso. Anche New York si blinda per il morbo
Il Paese iberico ha perso 15 giorni vantandosi di non aver infetti. Tutto chiuso nella Grande mela: si sta a casa. E le tasse slittano.Che spettacolo indegno ha dato l'Ue. Un'Europa silente dove ogni nazione va per suo conto. E un'Italia troppo demagogica, con un'infinità di conflitti di competenza, che si inginocchia ai cinesi e attacca gli Usa.Lo speciale comprende due articoli. La Spagna ieri già superava l'Iran per numero di infettati, 20.410 (+ 3.263 in 24 ore) e ora ci segue al terzo posto nell'amara classifica mondiale del maggior numero di contagiati da coronavirus. Dieci giorni fa i positivi erano 2.200 e 54 le vittime, la diffusione del Covid-19 nel Paese iberico è cresciuta rapidissima travolgendo tutte le regioni autonome e lasciando senza vita 1.002 persone. I decessi aumenteranno, lo ha detto chiaramente il direttore del centro d'allerta sanitaria, Fernando Simón: «Certamente i pazienti gravi, se appartengono a una categoria a rischio, avranno un tasso di letalità più alto». Moriranno in quanto più fragili, ma anche perché la Sanità spagnola ha già diramato una «guida etica» che invita a dare la precedenza di soccorso alle persone con una aspettativa di vita «di maggior qualità». Non si guarderà solo all'età, ma alle patologie del paziente, più è debilitato meno speranza avrà di superare la battaglia con il coronavirus, in estrema sintesi. Pure la Spagna soffre una grave mancanza di posti letto. Dopo la decisione di mettere la sanità privata al servizio del sistema sanitario nazionale, 464 ospedali privati (più della metà dei 806 presenti in Spagna e con un fatturato di più di 6.000 milioni di euro), sono passati sotto il controllo di Madrid. Si tratta di 50.000 posti letto in più, ancora pochi, soprattutto non stanno bastando i 4.400 in terapia intensiva. Da domenica scorsa la Spagna vive lo stato di emergenza proclamato su tutto il territorio e che durerà molto di più dei quindici giorni annunciati. Le limitazioni alla circolazione hanno riguardato subito anche passeggiate, attività sportive nei parchi, per le strade l'esercito vigila e multa, pesantemente. Nei Paesi Baschi, dove i casi di contagio sono 1.465 e 71 i morti, sono già state applicate mille sanzioni di 600 euro l'una per aver violato l'obbligo di muoversi il meno possibile in auto e a piedi. Ci sono stati anche una ventina di arresti, cittadini che non avevano fornito le generalità o che erano stati trovati a infrangere più volte i divieti. Le misure drastiche sono necessarie, la Spagna ha perso quindici giorni preziosi limitandosi a guardare l'Italia che prendeva provvedimenti contro il coronavirus, vantandosi di non aver infettatati. Adesso la situazione è pesantissima, soprattutto a Madrid dove i contagiati sono 7.165 e 628 morti, e dove si sta realizzando un ospedale da campo con 5.000 posti. Situazione difficile in Catalogna, con 3.270 positivi e 82 decessi, in Andalusia con 1.287 contagiati e 30 morti. Il ministro della Salute, Salvador Illa, ha capito che è ora di smetterla con le inutili rassicurazioni, negli ultimi giorni avverte che «i giorni difficili devono ancora arrivare». Mancano mascherine, tamponi, il governo spagnolo ha promesso 200 miliardi di euro per far fronte alla crisi economica ma intanto servono presidi per i sanitari negli ospedali e nelle case di riposo per anziani, dove i vecchi muoiono senza poter raggiungere il triage del pronto soccorso: 70 le vittime solo a Madrid. Amancio Ortega, fondatore del colosso Zara, ha regalato 300.000 mascherine e si è impegnato a far realizzare nei suoi stabilimenti materiale sanitario. Un gesto non commentato questa volta dal vice premier Pablo Iglesias, che mesi fa aveva accolto con disprezzo l'annuncio della donazione di 320 milioni di euro da parte di Ortega per l'acquisto di macchinari di alta tecnologia nella lotta contro i tumori, definiti «elemosina» dall'oggi vice premier. Adesso gli aiuti servono anche per il leader di Podemos. Il virus intanto continua a diffondersi in Europa, dove il numero dei decessi ha superato quota 5.000. Nel Regno Unito i morti ieri erano saliti a 184 (+ 40 in un giorno), 3.405 i positivi, si stanno richiamando medici e infermieri in pensione per far fronte alla pressione sulla sanità. Dalla notte scorsa sono chiusi pub e ristoranti, cinema, teatri, palestre, i grandi magazzini Harrods tengono aperto solo il settore alimentazione e farmacia. In Germania i contagiati sono 13.957 (+ 2.958 in un giorno), 31 le vittime, 11 più di ieri. Da oggi in Baviera l'uscita di casa è limitata, è il primo land ad applicare limitazioni per la durata di due settimane. In Francia i positivi al test sono 10.891, in Portogallo più di mille, e mille casi in più si sono registrati in ventiquattr'ore in Svizzera. In Russia il numero dei contagi è salito da 199 a 253, 33 solo a Mosca. Ma la notizia del giorno ieri è stata la chiusura di New York, da questa sera tutti i lavoratori devono stare a casa come ha annunciato il governatore Andrew Cuomo. I 19 milioni di cittadini della Grande Mela potranno muoversi solo per fare la spesa, chiudono attività, negozi fino a nuovo ordine che forse non arriverà prima di qualche mese. Una misura drastica che si è resa necessaria, solo a New York i contagiati da coronavirus sono 4.000 (14.631 in tutti gli Stati Uniti), dei quali già 1.250 ricoverati. Chiusi in casa, ma almeno con la consolazione che la scadenza per la presentazione delle tasse slitta a luglio, dopo che il presidente Donald Trump ha approvato il rinvio dei pagamenti al fisco per un totale di circa 300 miliardi di dollari. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-spagna-al-collasso-anche-new-york-si-blinda-per-il-morbo-2645551771.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="che-spettacolo-indegno-ha-dato-lue" data-post-id="2645551771" data-published-at="1757773874" data-use-pagination="False"> Che spettacolo indegno ha dato l’Ue Donald Trump ha dichiarato lo stato d'emergenza nazionale. E qua da noi, in molti non aspettavano che questo. Sono impreparati, ha dovuto farlo, ma non servirà a nulla. Pensino, piuttosto, che là pagano 3.000 dollari per un tampone (senza dire che hanno degli stipendi e dei salari tripli dei nostri e che l'assicurazione - nella gran parte dei casi - comprende anche questa fattispecie). Poi, quelli che parteggiano per i cinesi: cosa crede di fare Trump? L'allergia per uno che - pure - tira via le tasse e moltiplica redditi e prodotto interno (da spartire), si associa ad un'altra allergia, quella per il Paese alfiere della libertà, economica e non solo. I cinesi sì, loro sì che hanno debellato il virus e ci mandano aiuti. Tacendo, naturalmente, che se i cinesi ci avessero detto la verità a ottobre (quando hanno scoperto il virus), probabilmente avremmo già il vaccino (gli Stati Uniti, ma anche gli israeliani - sempre Paesi alfieri della libertà e della democrazia - ci avrebbero già pensato, ora ci sono vicini, sono alle prove sull'uomo, come sappiamo, dopo aver superato quelle sugli animali). Trump, dunque, ha dichiarato lo stato d'emergenza nazionale. Come se fosse una ricognizione di un disastro già nato o con certezza preannunciata, mentre è invece solo la cartina di tornasole di un ordinamento, costituzionale soprattutto, che funziona. L'emergenza nazionale dichiarata è infatti il presupposto per il capo della Confederazione per attrarre a sé i poteri anche di singoli Stati, per unificare le modalità di intervento, per decidere che sistema seguire oltre che per avere più mezzi a disposizione. La Verità ha fatto ieri una pagina esemplare: nel silenzio dell'Europa come tale - anche se il Trattato istitutivo, art. 168 in primis, prevede che debba intervenire anche nella Sanità, in particolare e soprattutto quando vi siano «grandi flagelli» come per questo virus -, in questo spettacolo indegno che l'Ue ha dato, ogni nazione va per suo conto. Non parliamo, poi, dell'Italia. Da noi - vittime come siamo della riforma della Carta costituzionale voluta dalla sinistra, che ha infognato la Corte costituzionale in un'infinità di conflitti di competenza - non si sapeva neppure chi dovesse intervenire, chi fosse competente, tutti e nessuno. Ordinanze delle Regioni, ordinanze dei Sindaci (l'una in contraddizione con l'altra, bar aperti da una parte e chiusi dall'altra…), ordinanze della Protezione civile, magari anche dei Prefetti. Nessuno ha potuto assumere tutti i poteri per legge, come negli Stati Uniti: il presidente del Consiglio ha operato da solo perché le Regioni (figurarsi, però, se si fosse trattato non di una grana, ma di soldi da spartire…) hanno sostanzialmente rinunciato ai loro poteri. E, tra l'altro, ci sono ancora sindaci che non si sono arresi, che «legiferano» ancora, che ordinano questo e quello. Non parliamo, poi, delle sanzioni, di fatto inesistenti. Mentre sopravvivono normative assurde, specie in questo momento: i taxi non possono, da molte parti, consegnare «la spesa». Per non parlare, altresì, del fatto che sarebbe addirittura allo studio del governo una norma per dare il diritto agli inquilini di differire il pagamento dell'affitto. Questo, mentre - ignari del fatto che, per i bisognosi, agli sconti i proprietari hanno già pensato… - si chiede alla proprietà edilizia di mettere a disposizione alloggi di chi ne abbia bisogno, come i medici che accorrono nelle province più colpite. Ma chi può fidarsi di questo Stato, dove la demagogia politica ha distrutto lo Stato di diritto, dove l'inosservanza per legge dei contratti di diritto privato è la regola? Quando parliamo degli Stati Uniti e di Trump, leviamoci il cappello, parliamo infatti della più vecchia democrazia - insieme all'Inghilterra - al mondo. E magari, aggiungiamo anche che la Cina è un Paese che mette insieme una sfrenata libertà economica con una dittatura comunista spietata. Soprattutto, aggiungiamo che se fosse stata una democrazia (e non una democratura) avremmo saputo, mesi prima, che c'era in ballo l'«epidemia cinese». A proposito: se il virus fosse partito dagli Stati Uniti, non la si chiamerebbe «epidemia americana», come si diceva «la spagnola» di quella di cent'anni fa? No, da noi è proibito definirla cinese. Meglio il nome strampalato, e impronunziabile, che ha studiato e scoperto il parlare politicamente corretto, insieme al pensiero unico. Che sono poi la stessa cosa.
Bologna, i resti dell'Audi rubata sulla quale due ragazzi albanesi stavano fuggendo dalla Polizia (Ansa)
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)