2019-06-29
Il Pd va dai migranti ma non si occupa dello scempio sui bambini a casa sua
Uno scandalo di tale portata, in un centro simbolo della presunta efficienza rossa, dovrebbe mobilitare i vertici dem. I quali invece, con il reggiano Graziano Delrio in testa, si riparano dietro ai migranti e a chi li strumentalizza.Convinto di partire per una crociata, un gruppo di onorevoli del Pd si è imbarcato per una crociera. Da ieri infatti una pattuglia di esponenti del partito di Nicola Zingaretti ha preso posto sul ponte di comando della Sea Watch 3. «Staremo qui fino a quando gli immigrati non scenderanno a terra», ha minacciato il portavoce della combriccola, dicendosi pronto a dormire sulla tolda sotto le stelle fino a che la faccenda della nave bloccata a Lampedusa non sarà risolta. L'uomo, determinato alla battaglia finale contro Matteo Salvini, risponde al nome di Graziano Delrio, ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nei governi Renzi e Gentiloni, ma soprattutto sindaco per nove anni (dal 2004 al 2013) di Reggio Emilia. Perché l'esponente del Pd si sia preso tanto a cuore la vicenda dei 43 extracomunitari della Sea Watch 3 e della Capitana dello scafo che li trasporta non è chiarissimo. Forse perché essendo stato il numero uno dei Trasporti, e dunque dei porti, ritiene di avere una competenza specifica in materia. O forse perché nel partito lui era quello che si opponeva alla linea dura (si fa per dire) di Marco Minniti quando questi era ministro dell'Interno, al punto che minacciò una piccola crisi nel caso il collega del Pd avesse messo in pratica ciò che poi ha fatto Salvini, ossia il divieto di approdo alle navi delle Ong. Sta di fatto che alla testa di un nucleo composto da Matteo Orfini, Davide Faraone, Nicola Fratoianni e il radicale Riccardo Magi, da ieri Delrio si è imbarcato nell'avventura a difesa di un'organizzazione che ha manifestamente violato la legge italiana. Non sto qui a elencare tutti i lati oscuri dell'attività del gruppo tedesco-olandese. Ma è ormai abbastanza chiaro che i profughi, la capitana se li è andati a cercare, imbarcandoli in un'area marina di competenza della Guardia costiera libica, e poi, dopo averli soccorsi, invece di riportarli nel porto più vicino, cioè in Libia, ha scelto di dirigersi verso le coste italiane. Carola Rackete, la nuova eroina della sinistra, avrebbe potuto fare rotta verso Tunisi o Malta, certo più vicine, ma il disegno politico della signorina non avrebbe in tal caso potuto essere portato a compimento. E così, ignorando ogni disposizione, ha puntato su Lampedusa. Per 14 giorni la Ong e la sua comandante hanno provato a cercare scappatoie che consentissero di violare le disposizioni del ministro dell'Interno sul divieto di sbarco. Prima si sono rivolte al Tar, ricevendo una sentenza sfavorevole. Poi hanno bussato alla porta della Cedu, ossia alla Corte europea dei diritti dell'uomo, chiedendo una pronuncia urgente. Che è arrivata, ma non nel modo che Sea Watch 3 sperava. Dunque, di fronte a due sentenze, la Capitana e il suo equipaggio di benefattori dell'umanità avrebbero dovuto rassegnarsi e virare verso altri lidi. E invece no, perché altrimenti lo scopo a lungo inseguito non sarebbe stato raggiunto. E così, ecco Carola Rackete violare le acque territoriali italiane puntando dritta sul porto di Lampedusa. A fermarla non sono bastati né gli avvertimenti della Guardia costiera né quelli della Finanza. E una volta arrivata in porto, pur con il divieto di far sbarcare gli immigrati, spunta la delegazione del Pd, che non solo era in collegamento con l'equipaggio della nave pronto ad appoggiarne le iniziative (come rivelato da Davide Faraone in tv), ma sostiene vivamente un'organizzazione e una Capitana che hanno violato le leggi italiane.Già questo è sufficiente a descrivere lo stato di confusione in cui versa il principale partito della sinistra. Ma c'è un elemento che rende ancora più incredibile la faccenda. Come è noto, Delrio e compagni hanno fatto tutto ciò, compreso imbarcarsi sulla Sea Watch, per difendere 43 migranti che non conoscono e di cui, di conseguenza, non sanno nulla, neppure se siano veri profughi, se abbiano diritto all'asilo o se debbano essere respinti in quanto clandestini e non rifugiati. E però, come detto, Delrio è di Reggio Emilia, ossia di una provincia dove l'altro ieri la Procura ha disposto l'arresto di 17 persone con accuse agghiaccianti, ossia aver tolto dei bambini ai legittimi genitori inventando molestie sessuali che a quanto pare non sono mai avvenute. Fra gli arrestati ci sono un sindaco del Pd e una serie di operatori riconducibili alla stessa area. In pratica, è nel milieu culturale della sinistra che lo scandalo è maturato e fino a ieri questo sistema, che consentiva di togliere i bambini alle legittime famiglie, era considerato dai compagni un fiore all'occhiello. Se poi si considera che 20 anni fa, nelle stesse zone e con alcuni degli operatori arrestati in prima fila, è accaduto un fatto analogo, ci si sarebbe attesi che un dirigente del Pd come Delrio, uno dei politici più importanti della zona e che di Reggio Emilia è stato sindaco per nove anni, accorresse per capire le origini della terribile vicenda. Gli abusi sono stati commessi sui bambini, e non dai genitori, ma da uomini delle istituzioni. A volte da uomini della politica. E Delrio, di fronte a dei minori sottratti alle loro famiglie con accuse false e infamanti e con uomini del Pd coinvolti, che fa? Invece di correre a Reggio per capire come ciò sia stato possibile, quali coperture, quali connivenze, quali errori ci siano stati, corre in mezzo al mare per sdraiarsi sulla tolda di una nave tedesca, in difesa di 43 stranieri che non conosce e neppure sa se abbiano diritto di essere accolti. Non si occupa dei diritti dei bambini rubati, ma dei presunti diritti degli extracomunitari. E poi nel Pd si chiedono ancora perché gli italiani non li votano.