2020-10-04
La sinistra confessa: «I Decreti sicurezza? Non li applichiamo»
Nicola Fratoianni fa outing sulle norme anti migranti volute dalla Lega. Il governo ignora deliberatamente una legge vigente dello Stato.Finalmente l'ammissione. L'ammissione che a sinistra, in barba allo Stato di diritto, i decreti Sicurezza di Matteo Salvini non è che li vogliano cambiare: semplicemente non li applicano. A dirlo papale papale, il portavoce nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, intervenuto venerdì su La7, a L'aria che tira. Il colpo di scena è avvenuto nella seconda parte della trasmissione quando – indispettito da ciò che ricordava il vicedirettore della Verità, Francesco Borgonovo, a proposito dell'esistenza di norme che, in quanto leggi, debbono essere applicate – il politico toscano è letteralmente sbottato nella clamorosa ammissione.«Guardi», sono state le parole di Fratoianni rivolte a Borgonovo, «i decreti sicurezza ci sono, e ora li togliamo di mezzo per fortuna. Ma i decreti si possono applicare o non applicare: e in questi mesi non sono mai stati applicati». Ora, anche se non pienamente colte nella sua gravità anzitutto dal conduttore della trasmissione, Francesco Magnani, queste parole sono semplicemente esplosive. Infatti ad un altro ospite de L'aria che tira, Andrea Delmastro di Fratelli d'Italia, la cosa non è sfuggita e lo ha fatto presente: «Trovo incredibile che Fratoianni dica ci sono dei decreti legge che noi volontariamente cerchiamo di non eseguire». Poi il dibattito della trasmissione è virato altrove, ma la rivelazione dell'esponente Sinistra italiana avrebbe meritato ben altra attenzione. Com'è infatti possibile che si possa «applicare o non applicare» una legge dello Stato? Non è poi storicamente sempre stata la sinistra la prima promotrice di un'applicazione ferrea non opinabile dell'ordinamento? O forse le leggi si possono si applicare, a patto che non rechino in calce la firma di Matteo Salvini? La contraddizione politica è macroscopica; oltretutto non è la sola.Infatti ieri a Catania il gup, a proposito del caso Gregoretti, nel rinviare l'udienza al prossimo 20 novembre, ha stabilito di voler sentire in aula: il presidente del consiglio Giuseppe Conte, l'attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio, l'allora ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli nonché l'attuale titolare del Viminale, ossia Luciana Lamorgese. Significa che lorsignori non possono ora scaricare ogni responsabilità sulla gestione dell'immigrazione sull'allora ministro Salvini, dato che sedevano accanto a lui al governo, e sono gli stessi, se ha ragione Fratoianni nel dire ciò che ha detto, che oggi non stanno applicando le leggi che ieri hanno condiviso e varato.Ce ne sarebbe insomma abbastanza per ridere, e a crepapelle, se la faccenda non fosse com'è: indiscutibilmente seria. Ciò detto, va comunque evidenziato che quanto esplicitato in televisione dal portavoce nazionale di Sinistra italiana a proposito della non applicazione dei decreti Sicurezza era già più che intuibile. E non, si badi, sulla base di qualche congettura o intuizione politica, bensì alla luce di numeri a disposizione di tutti che dicono che da quando, dal fine estate 2019, Salvini non è più al governo, i flussi migratori sono tornati a livelli notevoli. Basti pensare che i migranti illegali sbarcati fino al 25 settembre sono stati 23.373. Per rendere l'idea, in tutto il 2018 compresi i primi mesi del governo Gentiloni erano 21.024. Se poi si prende come termine di paragone il 2019, e cioè quando al governo c'era appunto Salvini, le differenze si fanno ancora più consistenti. Lo scorso anno, infatti, con i porti chiusi, sono sbarcati in tutto 7.035 migranti: più di tre volte in meno rispetto al 2020. Le impennate si sono registrate a luglio con 7.067 arrivi rispetto ai 1088 dell'anno prima ed ai 1969 del 2018. Rispetto al 2019 stiamo parlando di sette volte tanto. In agosto gli sbarchi sono stati 5.323 e 4.033 in settembre, e in queste settimane gli sbarchi non si stanno certo fermando, anzi.Se oltretutto consideriamo che il 2020 passerà alla storia come l'anno della pandemia, con tutti i disagi che per varie ragioni - a partire dal lockdown - ciò ha determinato per tutti, diventa evidente come l'impennata degli sbarchi sulle nostre coste fosse già, da sola, indice del fatto che, nell'applicazione dei decreti Sicurezza i conti non tornassero. E diventa altresì evidente anche il motivo per cui, a dispetto dei tanti proclami, il governo che in questo momento ha nel Pd di Zingaretti il suo azionista di maggioranza non abbia ancora toccato quei provvedimenti, preferendo semplicemente ignorarli. Insomma, chi voleva arrivarci ci sarebbe potuto già ampiamente arrivare. Anche se l'ammissione di Fratoianni sul fatto che i decreti Sicurezza «in questi mesi non sono mai stati applicati» ha comunque una sua utilità.Serve ad aprire gli occhi, qualora ce ne fosse bisogno, sull'ipocrisia di una compagine politica che dà attuazione solo alle leggi che le piacciono, e specialmente se di mezzo ci sono i migranti o altre minoranze; se invece si sta parlando di compatrioti, in quel caso nessuna violazione è ammessa, con i compagni che tornano immediatamente negli amati panni inquisitoriali.
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