2020-09-03
La scuola riapre con le classi a turno. Studenti obbligati a rimanere a casa
I dubbi sulla ripartenza costringono i presidi a correre ai ripari: in sei mesi il governo non ha trovato spazi sufficienti e tanti licei devono ricorrere alla didattica a distanza. Sui banchi si starà a settimane alterne. La scuola non è ancora ripartita, nessuno sa se le infinite norme pensate dai tecnici del ministro Lucia Azzolina riusciranno a contenere possibili contagi da coronavirus tra gli alunni, ma molti istituti sono già corsi ai ripari. Metteranno in atto una didattica mista: studenti un po' a casa, un po' in classe. Con buona pace del diritto all'istruzione garantito per tutti, anche per chi non ha Internet o strumenti informatici personali a disposizione. I presidi sono costretti a farlo, loro malgrado, perché secondo i protocolli stabiliti a Roma la mancanza (pressoché generalizzata) di spazi con una superficie minima di 50 metri quadrati, così pure di spazi comuni capienti, impone di limitare il numero di studenti «in presenza» a scuola. Il governo non ha stretto accordi con le paritarie, che dispongono di edifici e aule, sei mesi non gli sono bastati per risolvere la questione più urgente - assieme alla mancanza di docenti e bidelli- ovvero quella del sovraffollamento delle classi. Ha però predisposto le linee guida della didattica a distanza (Dad). Lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, ha dichiarato che «è realistico prepararsi e fare piani per rendere disponibile la didattica online», perciò i dirigenti scolastici non perdono tempo. Nel piano annuale delle attività, assieme ai criteri per la formazione delle classi, per l'assegnazione dei professori e sull'orario delle lezioni, stanno fissando le modalità per erogare didattica digitale integrata. Come riporta La Provincia, al liceo classico e scientifico Alessandro Volta di Como hanno già deciso: metà alunni in classe, l'altra metà a casa. Solo agli alunni del primo anno è garantita la frequenza scolastica in aula, per gli altri ci sarà una didattica mista «con una rotazione settimanale» nelle sezioni divise a metà. Cinque giorni di lezioni la settimana, sparisce il sabato sui banchi e per tutti due ore di studio «smart» alla settimana, da casa. Se non ci saranno contagi, da metà ottobre a fine novembre verrà aumentata la percentuale degli alunni a scuola «così da garantire a ogni ragazzo quattro settimane a scuola su sei», informa il preside, Angelo Valtorta. Anche al liceo classico e musicale di Monza Bartolomeo Zucchi, una circolare della dirigente scolastica Rosalia Caterina Natalizi Baldi ieri informava che il consiglio d'istituto ha deliberato «che le classi prime svolgeranno attività didattica a classe intera, in presenza, dal 14 settembre, mentre le altre classi saranno suddivise in due gruppi che, sempre a partire dal giorno 14 settembre, alterneranno settimanalmente attività didattica in presenza e a distanza». Concludeva la preside: «Che la complessità non ci spaventi, ma sfidi la nostra intelligenza, alla ricerca di una bellezza, a volte nascosta, solo perché profonda», pensando di incoraggiare docenti e genitori. Donatella Frilli, preside del liceo scientifico statale Leonardo da Vinci di Firenze, lo scorso 11 agosto anticipava che «soltanto un numero limitato di classi (circa 10) potrà avere uno o massimo due studenti che lavoreranno in Dad, con una rotazione tra 15 e 30 giorni». Domenico Squillace, preside del liceo scientifico Alessandro Volta di Milano, il 5 agosto ha ricordato a studenti e famiglie che a scuola «siamo in tanti e costretti in spazi non particolarmente ampi», perciò «l'obiettivo che ci siamo posti è stato quello di ridurre in maniera apprezzabile il numero di presenti a scuola nello stesso momento, in modo da poter operare in condizioni di sicurezza e nel rispetto delle norme». Il dirigente scolastico ha così pensato a turnazioni delle classi: tutte quelle del biennio «saranno a casa quattro giorni ogni tre settimane, quelle del triennio un giorno a settimana», svolgendo didattica a distanza. Ci saranno inoltre turnazioni individuali che riguarderanno «tutte le classi del triennio, per gruppi in media di tre alunni, con avvicendamenti che si ripeteranno ogni sei settimane circa». Il liceo ginnasio Virgilio di Roma ha pronto un protocollo ben chiaro, nella pianificazione si legge che i circa 250 studenti delle prime classi frequenteranno la scuola tutti i giorni, mentre le altre classi saranno accorpate nel gruppo A (seconde e terze, 660 studenti) e gruppo B (quarte e quinte, 680 studenti). A metà di queste classi sarà garantita la presenza, l'altra metà studierà «a distanza con frequenza in presenza a settimane alterne». La preside, Isabella Palagi, precisa che «l'incertezza sulla dotazione organica aggiuntiva non permette di poter pensare a spazi esterni alla scuola per i quali, oltre che i docenti, è necessario il personale Ata per la sorveglianza». Daniela Crimi, dirigente scolastico del liceo Linguistico Ninni Cassarà di Palermo, ha dichiarato che la sua scuola «avrà una organizzazione con didattica mista in presenza e a distanza». Gli alunni più piccoli saranno in aula, gli altri iniziano con «turni di giorni alterni, metà in presenza metà in streaming da casa». Però, fa sapere, «non appena impareranno le regole nuove e arriveranno i banchi singoli, ospiteremo più alunni per classe». I turni non spariranno ma «si ridurranno notevolmente». Per fortuna c'è chi continua a pensare che la scuola sia altra cosa. Maurizio Santoro, vice preside del liceo classico, scientifico e internazionale Luigi Galvani di Bologna, ai microfoni del Tg3 non ha avuto dubbi: «La didattica in presenza è sicuramente più efficace e ha maggiore validità, soprattutto dopo i diversi mesi trascorsi davanti a uno schermo».