2024-07-28
La Russia sta perdendo la guerra al terrorismo nel Sahel
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Dozzine di soldati delle Forze Armate del Mali e della Wagner sono stati uccisi lo scorso 26 luglio a Tinzaouatine, nel nord del Mali, negli scontri contro i tuareg dell'Azawad. Rapporti locali riferiscono che i soldati maliani e della Wagner rimasti fuggiti nel deserto sono stati uccisi dai militanti del Jnim.Le ambasciate russe in Mali e Niger hanno rilasciato nei scorsi giorni una serie di avvisi: si sconsiglia fermamente ai cittadini russi di recarsi in questi Paesi africani per motivi di sicurezza. Questa informazione è stata comunicata anche tramite nota ufficiale. «Vi ricordiamo che a causa della difficile situazione di sicurezza e dell’alto livello di minaccia terroristica, l’intero territorio del Mali e del Niger non è raccomandato per la visita. L’Ambasciata mette in guardia i cittadini russi che vivono e soggiornano in Mali e Niger di viaggiare fuori Bamako e Niamey, uscendo di casa nelle ore buie della giornata. Come notato, una situazione estremamente pericolosa si è sviluppata nell’area dei confini di Mali, Niger e Burkina Faso, nelle regioni di Gao, Menaka (Mali) e Tilaberi (Niger), dove l’attività militante è più alta. Il viaggio in questa zona è severamente sconsigliato a causa dell'alta probabilità di attacchi terroristici, rapine e rapimenti», ha sottolineato l'ambasciata. Le regioni sud-occidentali del Niger, situate vicino al confine con il Mali e il Burkina Faso, sono ormai da diversi anni una zona di crescente attività da parte di gruppi estremisti e terroristici. Il 22 luglio, almeno 15 soldati dell'esercito del Niger sono stati uccisi nel sud-ovest del Paese durante uno scontro con gruppi terroristici nella regione di Tilaberi, sulla strada Bankilare-Tera, alla periferia del villaggio di Foneko. La situazione della sicurezza rimane estremamente precaria in alcune aree del Sahel, specialmente nella regione tri-frontaliera Liptako-Gourma che coinvolge Burkina Faso, Mali e Niger. Questi tre Paesi, governati da giunte militari salite al potere tramite colpi di Stato, hanno istituito l'Alleanza degli Stati del Sahel (AES) nel settembre 2023. Nel novembre 2023, Burkina Faso e Niger hanno lasciato il Gruppo dei Cinque per il Sahel Joint Force (FC-G5S), formato nel 2017 insieme a Ciad, Mali e Mauritania per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata; il Mali si era ritirato dal G5 Sahel nel giugno 2022. I tre paesi dell'AES hanno poi annunciato il 7 marzo la creazione di una nuova forza congiunta per combattere i gruppi terroristici.Il 28 gennaio, i Paesi dell'AES hanno dichiarato la loro intenzione di ritirarsi dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas). Questa decisione rispecchiava il deterioramento dei rapporti tra i tre Paesi e l'Ecowas negli ultimi anni, dato che il blocco regionale cercava di fare pressione sulle autorità militari per ristabilire l'ordine costituzionale. Al vertice dell'Ecowas del 24 febbraio, i leader dell'Africa occidentale hanno revocato le sanzioni economiche imposte al Niger dopo il colpo di stato del luglio 2023 e hanno allentato le sanzioni al Mali, affermando che avrebbero cercato di convincere i tre paesi a restare nell'organizzazione. Nel frattempo, la Russia ha continuato a intensificare la sua cooperazione militare con gli stati dell'AES. Circa 100 membri dell'Africa Corps, successore della compagnia di sicurezza privata russo Wagner Group, sono stati dispiegati in Burkina Faso il 24 gennaio. Dopo che il Niger ha richiesto alle forze statunitensi di lasciare il paese il 16 marzo, le forze russe sono arrivate a Niamey il 10 aprile. Il Burkina Faso è l'epicentro della violenza jihadista nella regione. Circa metà del territorio è fuori controllo delle autorità e oltre due milioni di persone sono sfollate. L'anno scorso, oltre 8.000 persone sono state uccise nei combattimenti, il doppio rispetto al 2022, secondo il gruppo di monitoraggio Armed Conflict Location & Event Data Project con sede negli Stati Uniti. L'11 giugno, militanti hanno attaccato una base militare nella città di Mansila, uccidendo oltre 100 soldati e catturandone altri. Un affiliato di al-Qaida, Jama'at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (JNIM), ha rivendicato l'attacco. Un giorno dopo, sono emerse voci di un tentativo di ammutinamento dopo il lancio di un razzo che ha colpito il parcheggio della TV di Stato Radiotélévision Burkinabé nella capitale, Ouagadougou. Successivamente, tra 80 e 120 soldati maliani e russi sono arrivati in Burkina Faso da Gao, Mali. I resoconti suggeriscono che potrebbero essere stati schierati per proteggere il presidente di transizione, il Capitano Ibrahim Traoré, da un possibile tentativo di colpo di Stato. In precedenza, il 25 maggio, i partecipanti a un forum nazionale, boicottato dalla maggior parte dei partiti politici, hanno firmato una carta che estende la transizione del Burkina Faso di altri cinque anni, a partire dal 2 luglio 2024. Il 25 gennaio, le autorità maliane hanno annunciato «la cessazione immediata dell'Accordo del 2015 per la pace e la riconciliazione in Mali e al suo posto, hanno istituito un dialogo inter-maliano per la pace e la riconciliazione nazionale». Questo dialogo, boicottato da gran parte dell'opposizione, si è concluso il 10 maggio, raccomandando di estendere la transizione del Mali di altri tre anni, fino al 2027. Sul fronte della sicurezza, ha suggerito di considerare colloqui con gruppi armati islamisti e di impegnarsi con tutti i movimenti armati maliani. Nel frattempo, le autorità hanno ulteriormente represso le critiche interne, includendo un divieto di partiti e attività politiche ad aprile, seguito da un divieto di copertura mediatica delle attività politiche. Benin e Niger sono in conflitto da quando la Cedeao ha revocato le sanzioni al Niger. In rappresaglia per aver sostenuto la chiusura delle frontiere, il Niger ha rifiutato di aprire le sue frontiere con il Benin, privando il paese delle entrate di transito. Il Benin è uno dei numerosi paesi costieri, insieme a Togo e Costa d'Avorio, che sono stati attaccati da gruppi jihadisti basati nel Sahel nella loro regione di confine settentrionale con il Burkina Faso. Il 4 giugno, militanti hanno ucciso sette soldati beninesi nel Parco nazionale di Pendjari. In risposta alla minaccia terroristica per i paesi costieri, i capi di Stato della Cedeao al vertice del 24 febbraio hanno espresso l'aspirazione di rendere pienamente operativa l'Iniziativa di Accra e la sua task force congiunta multinazionale, ribadendo l'intenzione di schierare la Forza di pronto intervento della Cedeao. Nonostante la presenza dei russi che hanno piu’ volte promesso di debellare il fenomeno, l'attività dei gruppi jihadisti armati dell’Isis e di al Qaeda in guerra tra loro, è in aumento nelle regioni di Gao, Menaka (Mali) e Tillaberi (Niger), dove operano anche gruppi armati associati ai ribelli azawadiani, in conflitto soprattutto con il governo militare del Mali. Organizzazioni come Jama'at Nusrat al-Islam wal Muslimeen (JNIM), Stato Islamico nel Grande Sahara (ISGS), Stato Islamico nella Provincia dell'Africa Occidentale (ISWAP) che documenta giornalmente ogni sua attività (sgozzamenti, decapitazioni e ogni altro orrore), come altre hanno sfruttato in maniera perfetta il caos politico nel Sahel, utilizzando i Paesi della regione come basi per lanciare attacchi indiscriminati contro le forze governative e i civili che ora nemmeno i russi arrivati a furor di popolo con tanto di sventolio di bandiere, sono in grado di difendere tanto che ora vengono anche attaccati. Dozzine di soldati delle Forze Armate del Mali e dell’Africa Corps (ex Wagner) sono stati uccisi lo scorso 26 luglio a Tinzaouatine, nel nord del Mali, negli scontri contro i tuareg dell'Azawad. Rapporti locali riferiscono che i soldati maliani e della Wagner rimasti fuggiti nel deserto sono stati uccisi dai militanti del Jnim. Di fatto la presenza dei russi nel Sahel che stanno facendo incetta di risorse naturali, non è altro che che un grande inganno orchestrato grazie alla potentissima macchina della della “dezinformacija” che nel Sahel ha avuto un ruolo significativo e che è stata progettata per destabilizzare i governi locali e influenzare anche qui l’opinione pubblica a favore dei gruppi ribelli o delle giunte militari. Ad esempio, in Mali e Burkina Faso, fake news e teorie del complotto hanno accusato la Francia di collusione con gruppi jihadisti, alimentando proteste contro il governo francese. I troll russi, attraverso social media e piattaforme online, hanno propagato ideologie anti-occidentali, rafforzando le divisioni interne e aumentando il sostegno per i cambiamenti di regime. Queste operazioni spesso coinvolgono la collaborazione con gruppi locali e utilizzano narrazioni che riflettono le tensioni regionali. In Niger, le campagne di disinformazione hanno minato la leadership del presidente Mohamed Bazoum, facilitando il colpo di Stato militare. In Mali e Repubblica Centrafricana, la presenza del gruppo mercenario russo ha giocato un ruolo cruciale, fornendo supporto militare ai regimi golpisti e partecipando attivamente alla disinformazione. Il gruppo mercenario russo ha aiutato a sostituire l’influenza francese con quella russa, presentando quest’ultima come “emancipatore” dall’influenza neocoloniale occidentale e proponendola come partner principale per la sicurezza e lo sviluppo economico. Questo approccio ha avuto successo, specialmente tra le popolazioni giovani e disilluse dalla mancanza di progressi sotto i governi sostenuti dall’Occidente.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)