2018-07-10
La rivincita di Salvini. Sequestrati in Tunisia i conti dell'ex avvocato di Bossi
True
Il tribunale di Milano ha disposto il fermo preventivo anche per case e automobili di Matteo Brigandì, ex legale del fondatore del Carroccio: un'operazione da 1,9 milioni di euro. Nel processo la nuova Lega si è costituita parte civile. In attesa delle decisioni del tribunale del riesame di Genova la prossima settimana, con la spada di Damocle dei 49 milioni di euro sulla testa, il segretario della Lega Matteo Salvini si prende una piccola vittoria contro Matteo Brigandì, l'ex avvocato di Umberto Bossi, già membro del Consiglio superiore della magistratura. Il tribunale di Milano, infatti, decima sezione, ha disposto, in data 10 luglio, il sequestro conservativo di beni per 1,9 milioni di euro di proprietà dell'ex legale del senatùr, tra cui, oltre a macchine, motorini e case, anche il conto aperto in Tunisia, alla Attijari bank di Hammamet. La decisione del giudice Marco Formentin segue la richiesta fatta proprio dalla Lega il 3 luglio scorso nel processo che vede il partito di Salvini parte civile contro l'ex procuratore della Padania.Brigandì è stato rinviato a giudizio per patrocinio infedele e autoriclaggio il 14 febbraio scorso. La storia si perde ormai nella notte dei tempi, si parla del 2004, ma è entrata nel vivo negli ultimi mesi, frutto anche dei vari processi che inseguono le Lega, con lotte fratricide interne tra querele e contro querele. Brigandì è accusato di essere stato infedele ai suoi doveri professionali perché 14 anni fa aveva omesso di denunciare «il proprio conflitto di interessi e l'incompatibilità manifesta a tutelare i diritti patrimoniali della Lega Nord». In pratica, «quale avvocato della Lega», secondo l'accusa, «Brigandì aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per avere quasi 1,9 milioni di euro di compensi per la sua attività svolta a favore della Lega, ma nell'altra veste di avvocato del partito si era ben guardato di impugnare il decreto cercando di tutelare gli interessi del suo cliente». I soldi sono usciti dalle casse della Lega nel 2015, nel pieno delle inchieste sulla family di Bossi e Brigandì si era subito attivato per spostarli prima «sottoscrivendo una polizza assicurativa» e poi trasferendo la somma di euro 1.670.000 «su di un conto corrente presso la Aatijari bank in Tunisia con causale trasferimento fondi Lot Chock Hammamet, così da ostacolare» scrivono i magistrati «concretamente l'identificazione e la prova della provenienza delittuosa del denaro». Da qui l'accusa di autoriciclaggio. Nell'ordinanza di sequestro i magistrati sostengono di «ritenere concreto ed attuale il pericolo di dispersione delle garanzie del credito». E anzi, «sotto il profilo della capacità patrimoniale del debitore, va evidenziato che, in base agli accertamenti patrimoniali svolti dalla Guardia di finanza l'imputato, in Italia, è titolare unicamente di rapporti bancari negativi, è proprietario di due motocicli acquistati in epoca remota e di due immobili (una abitazione di tipo economico, con consistenza cinque vani su cui risulta iscritta ipoteca in favore di Equitalia servizi di riscossione s.p.a.; un immobile, composto da 7,5 vani, sito in Pecetto Torinese, via Strada del Colle n. 43, acquistato in data 24.3.2017, al prezzo di euro 153.600)». In pratica, «la capacità patrimoniale dell'imputato è largamente inferiore in relazione all'entità del credito risarcitorio».
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 16 settembre con Carlo Cambi
Il killer di Charlie Kirk, Tyler Robinson (Ansa)