2020-07-09
Grillini sotto il ponte, Benetton sopra
Sul contratto con Aspi, l'ex avvocato del popolo si è dimostrato un vero azzeccagarbugli, sempre pronto a illudere gli italiani che chiedevano giustizia con promesse e rassicurazioni piene di cavillli.Ventiquattr'ore dopo il crollo del Ponte Morandi, con alcuni cadaveri ancora sotto le macerie e l'indignazione degli italiani alle stelle, Giuseppe Conte non mostrò alcuna esitazione: bisognava togliere Autostrade dalle mani dei Benetton. La frase la ricordano tutti, perché il presidente del Consiglio usò il linguaggio da azzeccagarbugli del diritto, annunciando di aver inoltrato «tramite la competente direzione del ministero delle Infrastrutture la lettera di contestazione che avvia la procedura di caducazione della concessione». E perché non ci fossero dubbi sulle intenzioni, Giuseppi disse che il governo si sarebbe mosso sulle linee del diritto, precisando però di non poter aspettare i tempi del processo penale. «La tutela degli interessi dei cittadini è la nostra massima priorità e ricorreremo a tutti gli strumenti giuridici che l'ordinamento ci pone a disposizione per difenderla». Da quell'agosto del 2018 di acqua ne è passata sotto i ponti, e il Polcevera, il torrente che attraversa Genova, è tornato a essere scavalcato da un viadotto. Tuttavia, della caducazione della concessione e della tutela degli interessi dei cittadini di cui il premier si prese solennemente l'impegno nei giorni dei funerali, ancora non c'è traccia. Al contrario, il nuovo ponte, quello che ha preso il posto del Morandi, sta per essere consegnato ai Benetton, che di quel tratto autostradale sono ancora i concessionari. Per capire come si sia passati in due anni di distanza dalla caducazione della concessione alla conferma della concessione forse conviene rileggere ciò che ha via via snocciolato in 24 mesi lo stesso Conte, che il 21 agosto 2018 assicurava di avere il dossier del caso nella sua borsa e di portarlo con sé. In sostanza, il presidente del Consiglio diede la sensazione di essere pronto per decidere a brevissimo. Da Ischia, venti giorni dopo, il capo del governo rassicurò gli italiani: «Non faremo sconti a un concessionario dopo una simile tragedia»; e trascorsi due giorni, questa volta da Cernobbio, ribadì senza indugi: «C'è una giustizia penale che fa la Procura. Io mi occupo della giustizia civile e amministrativa. Ci confronteremo, esamineremo e poi decideremo con fermezza». Chiaro no? E se non lo fosse stato, Giuseppi precisò: «Decideremo di andare alla caducazione serenamente». Ma visto che sempre di un azzeccagarbugli si tratta, a mo' di postilla aggiunse: «Se ci sono gli estremi». Nel frattempo, il dossier continuava a viaggiare nella borsa del premier il quale, perché non si pensasse a una sua retromarcia, il 5 aprile a Brescia chiarì che il procedimento era in corso, ma non ancora completato. «Quando abbiamo anticipato una posizione del governo l'abbiamo fatto a ragion veduta. Non era una reazione presa per ragioni emotive. Su questo la posizione del governo è ferma». Conte, insomma, ci tenne a tranquillizzare gli animi: nessuna marcia indietro. Passato aprile, maggio e quasi anche giugno, con il dossier a fare avanti e indietro nella borsa, da Palazzo Chigi arrivò notizia di un vertice serale per decidere sulla concessione. Davanti a chi obiettò che a forza di incertezza sul quadro normativo gli investitori sarebbero scappati a gambe levate da Atlantia, ossia dalla holding che controlla Autostrade, Conte non indietreggiò di un centimetro: «Se si dovesse arrivare alla caducazione della concessione è perché la società ha fatto un grave errore e il governo assume conseguentemente una determinazione per contestare il grave inadempimento». Come la Thatcher ai tempi della guerra alle Falkland, il presidente del Consiglio chiarì che non sarebbe tornato indietro. Concetto ribadito anche il 9 settembre 2019, cioè a oltre un anno dal crollo: «Porteremo a completamento il procedimento senza nessuno sconto per gli interessi privati». Intenzione ripetuta anche a ottobre, quando proprio a Genova il premier chiarì che il procedimento per la caducazione della concessione era in corso, anche se complesso.Con le stellette d'ordinanza delle notizie urgenti, il 26 novembre l'Ansa informò che la procedura era quasi terminata: «Adesso lo possiamo anticipare», confidò Giuseppi ai giornalisti, «siamo pressoché in dirittura d'arrivo». Il 9 dicembre, come un Babbo Natale che si prepara a consegnare i pacchi sotto l'albero, Conte annunciò: «Entro le fine del mese sarà conclusa la procedura per la revisione delle concessioni autostradali ad Aspi». Il 28 dicembre altre stellette dell'Ansa per tranquillizzare gli italiani: visto che Babbo Natale non era riuscito a consegnare il pacco, alla revoca della concessione avrebbe provveduto la Befana. «Su autostrade in dirittura d'arrivo», titolò l'agenzia di stampa. Stesso titolo il 21 gennaio, ma da Firenze: «In dirittura d'arrivo con la decisione». E il 27 gennaio, tornato a Roma, altra rassicurazione: «A breve decideremo su concessioni». Il 20 febbraio, ma questa volta da Bruxelles, per evitare che qualcuno se ne dimenticasse, Conte rinfrescò la memoria agli italiani: «Come ricorderete, c'è un procedimento di revoca avviato da tempo che sta arrivando a conclusione». Lo stesso giorno, a Roma, il presidente del Consiglio pensò bene di specificare: «Si va verso la revoca, ma vediamo le proposte della controparte che il governo ha il dovere di valutare».Così, con il dossier sempre nella borsa, si arriva al 27 maggio, quando Palazzo Chigi informa che si è tenuto un confronto per la caducazione della concessione e nei prossimi giorni arriverà la posizione ultima del governo. Il 3 giugno l'Adnkronos, altra agenzia di stampa, comunica che per Palazzo Chigi «esistono gli estremi per la revoca e tra poco il governo deciderà». Passati dieci giorni, in un'intervista alla Stampa, Conte fa sapere che «se non nei prossimi giorni, nel giro di un paio di settimane decideremo». E il 16 giugno il presidente ribadisce il concetto in un'intervista a Fanpage: «Il governo è pronto ad accelerare sul dossier autostrade». Basta tentennamenti, è la parola d'ordine del premier. Il 21 giugno, in pieni Stati generali, Giuseppi informa la stampa che si sta andando verso una soluzione obbligata, perché Autostrade non ha fatto proposte considerate accettabili. Affinché nessuno pensi che lui stia prendendo tempo, il premier il giorno dopo si sente in dovere di far sapere che sta sollecitando i ministri, assicurando di avere speranze di chiusura della questione in pochi giorni. Una speranza così ben riposta da convocare un apposito vertice il giorno dopo, con il ministro dell'Economia e quello dei Trasporti. Passato qualche giorno, Conte si rivolge direttamente ad Autostrade per l'Italia. È il 7 luglio: «Aspi ci deve far sapere se accetta o no le condizioni. Altrimenti siamo in procedura di revoca». Ma poi, dopo aver detto per la centesima volta che manca poco alla caducazione, alla fine il presidente del Consiglio ammette di non essere ancora riuscito a sbloccare la situazione. Così sono trascorsi due anni e almeno una ventina di penultimatum. Mentre il dossier continua a viaggiare nella borsa del premier, si è dunque arrivati alla consegna del ponte ai Benetton. Per appurare la caducazione di Conte invece manca solo il taglio del nastro. Quello che lo tiene appeso.
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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