2022-12-10
La retata contro il «re di Germania» annunciata giorni prima ai giornalisti
Heinrich XIII Reuss (Ansa)
Media e politici tedeschi, anche di sinistra, iniziano a fare domande sul clamore con cui si è intervenuti per sventare il «golpe» dei pensionati: eversivi non così temibili, se tutti sapevano prima dei loro arresti.C’erano un nobile decaduto, un pensionato e un no vax. No, non è l’incipit di una barzelletta, ma la reale dimensione del presunto colpo di Stato che, nella mattinata di mercoledì, avrebbe fatto tremare la Germania intera. Un golpe che, comunque, a una barzelletta assomiglia davvero parecchio.Riassumiamo brevemente i fatti, e non le invenzioni di certa stampa tedesca e internazionale. Alle prime luci del 7 dicembre, un dispiegamento di forze di polizia mai visto (circa 3.000 agenti mobilitati, inclusi i reparti speciali) ha portato alla perquisizione di centinaia di persone, sospettate di star pianificando un rovesciamento dell’ordine democratico tedesco attraverso l’uso della violenza e della forza militare. A capo di questa fantomatica organizzazione eversiva ci sarebbe il principe Heinrich XIII Reuss, rampollo di una nobile casata della Turingia (che oggi ha 71 anni, fa l’imprenditore immobiliare e ha interrotto i rapporti con il resto della famiglia, che lo reputa un «complottista svitato»). Oltre a Heinrich, che avrebbe dovuto essere incoronato re di Germania dai suoi accoliti, sono stati tratti in arresto altri presunti cospiratori (un paio di dozzine), quasi tutti provenienti dalla scena dei Reichsbürger. Questi «cittadini del Reich» non riconoscono la legittimità della Repubblica federale tedesca, giudicata uno Stato fantoccio creato dagli Alleati alla fine della seconda guerra mondiale, ma sono convinti che l’unica entità statuale sovrana sia il Reich germanico che ha avuto vita dal 1871 al 1945, cioè dall’unificazione sino alla disfatta militare. Per tutti questi motivi, i Reichsbürger non pagano le tasse e in molti si definiscono Selbstverwalter, cioè «autonomi» rispetto al governo di Berlino e al suo ordinamento giuridico.Peraltro, come spiegavamo l’altro ieri sulla Verità, secondo i dati forniti dai servizi di sicurezza interna, i «cittadini del Reich» dovrebbero essere circa 21.000 su tutto il territorio nazionale. Non sono organizzati in un’unica associazione, ma possono riunirsi in piccole comunità (anche social). Nella maggior parte dei casi, si tratta comunque di cani sciolti. Spesso si parla di «estrema destra», eppure la loro conformazione ideologica è ben più frastagliata, pescando anche da teorie del complotto di matrice sinistrorsa. Ora, i 27 presunti eversivi arrestati (attualmente solo indagati) sono per la maggior parte persone piuttosto attempate, se non addirittura pensionati. Non proprio un commando pronto a tutto pur di restaurare la monarchia e capace di dare l’assalto al Bundestag. Inoltre, come riferisce Die Welt, in circa 150 perquisizioni effettuate, finora sono stati rinvenuti i seguenti oggetti: un’arma da fuoco «carica» (dettaglio fondamentale), alcune pistole scacciacani (quelle che si usavano pure a carnevale), equipaggiamento da survivalisti e qualche migliaio di euro. Mancavano giusto una mazza da baseball, un coltellino svizzero e un tirapugni per completare il quadro di questo poderoso arsenale. Ma diamo tempo al tempo: gli inquirenti sono ancora al lavoro. Insomma, pur tralasciando altri dettagli succosi, è evidente che la bellezza di 3.000 agenti non è riuscita a cavare un ragno dal buco. Alla fine, questa enorme «azione antiterrorismo» – così l’hanno definita le autorità – non è stata poi tanto diversa dalla retata che Draghi e la Lamorgese ordinarono contro i pericolosissimi «Guerrieri di Telegram», una banda eversiva composta da cinquantenni, disoccupati e casalinghe.Non a caso, in molti hanno ormai iniziato a sospettare che si sia trattato di un mero spot autopromozionale della coalizione «semaforo». Se i media filogovernativi continuano a parlare di «vittoria della democrazia contro l’estrema destra», diversi altri giornalisti hanno fatto luce su tutto quello che non torna. A cominciare dal fatto che, negli ambienti politici e mediatici berlinesi, in parecchi sapevano di questa retata da settimane (con enorme rischio di far arrivare la voce ai sospettati). E infatti intere troupe televisive erano presenti sui luoghi delle perquisizioni, dove hanno filmato in diretta gli arresti. Delle due l’una: o la polizia tedesca ha messo in pericolo decine e decine di giornalisti, oppure non sussisteva alcun rischio reale (e infatti non ci sono stati neanche feriti). Tant’è che numerosi altri commentatori hanno iniziato a mettere in discussione la narrazione ufficiale. La reporter Anna Schneider della Welt, ad esempio, ha parlato di «isteria» e «messinscena spettacolare», mentre il giornalista conservatore Roland Tichy ha ironicamente ribattezzato questo presunto golpe «il putsch del deambulatore». Inoltre, se Ralf Schuler, inviato della Bild al parlamento, ha detto di aspettarsi prove ben più consistenti di una scacciacani, Alexander Marguier, direttore del mensile Cicero, ha scritto che molti suoi colleghi gli hanno confessato: «Se la concorrenza drammatizza così gli eventi, noi non possiamo certo cuocere la faccenda a fuoco lento».La protesta, però, non si è limitata alle redazioni dei giornali. Anche la portavoce della Linke presso il Bundestag, Martina Renner, ha parlato apertamente di uno «show» orchestrato dal governo: «Le soffiate su questa retata erano talmente tanto diffuse che è sembrata più che altro una campagna pubblicitaria». Insomma, se il «golpe del deambulatore» non è propriamente una barzelletta, poco ci manca.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.