2018-06-06
La Raggi vuol far tappare le buche ai galeotti
Dopo la figuraccia in mondovisione del Giro d'Italia, il sindaco di Roma pronto a partire con una sperimentazione. Una quindicina di carcerati sistemerà i sanpietrini, rifarà manti stradali e strisce pedonali. Formazione gratis di Autostrade per l'Italia, di proprietà della famiglia Benetton.Dopo la figuraccia in mondovisione del Giro d'Italia, Roma ha deciso di affrontare seriamente il problema delle buche stradali e Virginia Raggi si è resa conto che la soluzione è lì, a portata di mano. Basta solo avere l'intelligenza, e la generosità, di bussare ai portoni del carcere. Tutto è pronto, tra Campidoglio e ministero della Giustizia, per utilizzare i primi detenuti, adeguatamente formati da Autostrade per l'Italia, nella grande opera di rattoppo della disastrata rete stradale romana. La prima quindicina di «semiliberi», come vengono chiamati coloro che hanno solo l'obbligo di rientro serale a Rebibbia, è già pronta a lavorare per la gioia dei motociclisti romani, stufi di rischiare la vita più volte al giorno per le voragini nell'asfalto. Per non parlare delle sospensioni degli automobilisti, che a Roma non durano più di un paio d'anni. Il tutto, anche con una piccola lezione alla lobby dei manutentori e alle cooperative in stile Emanuele Buzzi.Secondo quanto risulta alla Verità, l'operazione è pronta a partire con una prima sperimentazione dopo l'ottimo test sulla cura del verde nei parchi urbani e con la nascita del nuovo governo di Giuseppe Conte, che di sicuro non metterà il bastone tra le ruote a un'iniziativa che gli inglesi definirebbero win-win, visto che, se sarà gestita bene e con trasparenza, sarà vantaggiosa per i detenuti, per i romani e per chi crede che il tasso di recidiva nei reati si combatta anzitutto offrendo alternative oneste. Sotto questo aspetto, anche se nel contratto di governo tra Lega e M5s, alla voce «giustizia», la funzione rieducativa della pena (articolo 27 della Costituzione) era stata dimenticata, ieri in Senato il premier Conte l'ha citata espressamente. E allora ecco che scoprirà presto che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria da mesi lavora sotto traccia con gli uomini della Raggi per stabilire una collaborazione anche per le strade. Il protocollo tra le due amministrazioni pubbliche, a parte il necessario via libera della magistratura di sorveglianza che stabilisce in concreto e caso per caso chi può uscire a lavorare e chi, per sicurezza, deve invece rimanere dietro le sbarre, prevede quattro aree di intervento: il rifacimento dei manti stradali, la cura delle strisce pedonali, la pulizia delle caditoie e la manutenzione dei sanpietrini.Per evitare di essere travolti da polemiche più o meno interessate, i primi 14 detenuti sono stati formati da personale di Autostrade e per riempire le buche si userà catrame a caldo (e non a freddo, come spesso accade a Roma, a detrimento della qualità dell'intervento). E bisognerà poi risolvere il problema giuridico del responsabile dei lavori, che in una prima fase, almeno, sarà offerto dal gestore autostradale di proprietà della famiglia Benetton, che controlla anche Aeroporti di Roma e che ovviamente ha anche tutto l'interesse a mantenere buoni rapporti con l'amministrazione a 5 stelle più importante d'Italia. Del resto, al di là dei buoni propositi di chi, dal ministero di via Arenula, si batte da anni per ampliare le forme di lavoro dei detenuti, è inutile negare che per i vertici dei 5 stelle lo sfascio della rete stradale ereditato a giugno 2016 dalle amministrazioni di Ignazio Marino e Gianni Alemanno rischia di essere un boomerang per la sindaca Raggi. E non solo per la montagna di cause per danni che grava sul Campidoglio. Del resto, quando i romani si lamentano per le buche e i turisti rimangono a occhi sbarrati per come 10 minuti di pioggia possano trasformare Roma in una mezza palude, non stanno certo a sottilizzare su chi ha fatto male i lavori di pavimentazione e quando. La capitale sconta una carenza decennali di controlli sulle forniture anche elementari, certo, ma ne sanno qualcosa anche a Piazzale Clodio, sede della locale Procura. Perché a Roma, almeno fino a Natale del 2015, vigeva la regola del 3% di mazzetta su ogni rammendo stradale. Con lavori, peraltro, fatti neppure ad arte, grazie alla connivenza di chi doveva controllare l'esecuzione precisa dei capitolati di gara e lo stato di avanzamento dei lavori.Nel novembre di tre anni fa, due imprenditori edili, Alessio Ferrari e Luigi Martella, vengono arrestati e svelano il sistema capillare di corruzione sulla manutenzione delle strade di Roma. Passano due mesi e la Procura fa un'autentica retata di funzionari capitolini, e con 18 arresti sventra l'ufficio che si occupava di strade. Alcuni hanno già patteggiato, altri stanno andando a processo con l'accusa di corruzione aggravata, ma quello che conta è che il sistema svelato dagli imprenditori è capillare: i funzionari addetti alle strade prendevano il 3% sulla base d'asta, decurtato dal massimo ribasso finale del vincitore, e poi si facevano ungere a ogni passo, dall'avanzamento lavori alle verifiche. L'importo dei lavori truccati nel solo triennio 2012-215, ha scoperto la Procura, sfiora i 15 milioni di euro e le mazzette ai singoli funzionari comunali andavano da 50.000 a 114.000 euro. Tangenti che non riguardavano l'aggiudicazione dei lavori, che purtroppo è un capitolo a parte, ma l'esecuzione dei lavori. Ma oltre alle ruberie, la qualità dei lavori è ben testimoniata dalla figuraccia dell'ultimo Giro d'Italia e l'ha descritta anche uno dei due pentiti: «Nell'aggiudicazione dell'appalto si concordavano alcune “agevolazioni" rispetto al capitolato. Se si trattava di rifare un selciato e il capitolato indicava 20 metri quadri di sampietrini, si concordava che la rimozione invece di essere fatta a mano, fosse fatta in altro modo. Del resto i lavori avevano ribassi tali che diversamente non si sarebbe potuto fare». Come si vede da questi pochi flash, è probabile che, in mano ai detenuti, la battaglia contro le buche sarà quantomeno più onesta.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)