2019-05-12
La Protezione civile dà fondi ma non fa gare
Cima, centro di ricerca del dipartimento che gestisce le emergenze in cui lavora il figlio del dg Agostino Miozzo, ha assegnato quasi 5 milioni dal 2013 a oggi ad Acrotec, srl trasformata in fondazione privata. Non c'è nessun bando: sono tutti affidamenti diretti.La ricerca è, per sua natura, meritocratica e sottoposta a concorrenza, tanto più se finanziata con fondi statali. Un bando pubblico offre infatti la possibilità di mettere a confronto le competenze, le caratteristiche e le idoneità dei partecipanti. Eppure, la fondazione pubblica Cima (centro di ricerca nazionale della Protezione civile) non ha mai ritenuto di perseguire questa strada. Si è affidata completamente, per le attività di monitoraggio e analisi ambientale, prima alla società di capitali Acrotec srl e poi alla omonima fondazione che ne ha preso il posto. Sulla base di quale valutazione comparativa è stata decisa questa preferenza? Come vedremo, una risposta non c'è. ConvenzioniMa spieghiamo anzitutto che cos'è Cima. La Fondazione è stata costituita dal dipartimento della Protezione civile, dall'università degli studi di Genova, dalla Regione Liguria e dalla Provincia di Savona, con lo scopo di «promuovere lo studio, la ricerca scientifica, lo sviluppo tecnologico e l'alta formazione nell'ingegneria e nelle scienze ambientali ai fini della tutela della salute pubblica, della protezione civile e della salvaguardia degli ecosistemi acquatici e terrestri». La Protezione civile ha con Cima due convenzioni attive: una triennale fino al 2021 di complessivi 5 milioni di euro; e un'altra annuale da un milione e mezzo che scade nel 2020. Totale sei milioni e mezzo di fondi pubblici a cui aggiungere altri finanziamenti a Cima provenienti da diversi enti pubblici. In Cima lavora Davide Miozzo, figlio di Agostino Miozzo, potente direttore generale della Protezione civile e braccio destro del capo, Angelo Borrelli (che di Cima, in passato, è stato revisore dei conti quando nel cda sedeva la piddina Raffaella Paita). E con il giovane Miozzo, il presidente della fondazione, il professor Luca Ferraris, ha scritto una pubblicazione sugli aspetti legali del rischio. Da sempre, Cima gira ad Acrotec (prima come srl poi come fondazione in house) progetti di varia natura. Nel 2018, c'è stato un affidamento diretto di 950.000 euro. Nel 2017, ce n'era stato un altro di 900.000 (spacchettato a metà tra srl e fondazione). E così andando all'indietro per un totale di 2,7 milioni di euro tra il 2013 e il 2016. In nessun caso, Cima ha pensato di rivolgersi al mercato per verificare possibili, diverse collaborazioni in un settore in cui non mancano certo gli operatori tecnologici. Nemmeno quando c'era da lavorare a software open source (e quindi aperti e sviluppabili da chiunque), la fondazione della Protezione civile ha scelto la strada della selezione pubblica. E pensare che, volendo, Cima potrebbe rivolgersi al mondo universitario (tra i fondatori c'è l'ateneo di Genova) o potenziare il proprio dipartimento ricerca e sviluppo assumendo giovani ricercatori precari. Invece, continua a dare priorità solo ad Acrotec. Ma che cos'è Acrotec? Si presenta come «spin off» de facto di Cima, e ha sede nello stesso campus (stessa palazzina, stesso corridoio) dove si trova la fondazione della Protezione civile. Nella relazione dell'amministratore unico, Cosimo Versace, per la trasformazione da srl in fondazione, c'è scritto che Cima e Acrotec vivono in «simbiosi». Che cosa significa? Lo spiega Versace poco dopo: «Acrotec, senza l'apporto continuo dei lavori realizzati per tramite di Fondazione (Cima, ndr) sarebbe in seria difficoltà». E aggiunge: «Ma è altrettanto evidente che Fondazione (sempre Cima, ndr) senza i sistemi e i servizi realizzati tramite il braccio operativo di Acrotec avrebbe seri problemi nel condurre le proprie attività in Italia e all'estero». Perché una fondazione pubblica si è legata così strettamente a un soggetto privato? Dalla lettura delle carte, emerge che Acrotec srl si è trasformata in fondazione per entrare a pieno titolo nella galassia pubblica della Protezione civile, ma rifiuta di sciogliersi e di confluire in Cima come sarebbe logico. Perché? È sempre la relazione a spiegarlo: per non perdere «un soggetto a suo modo autonomo e con un portafoglio clienti esteso dove spesso viene fatta anche “azione commerciale e di marketing" per fondazione Cima». Insomma, Acrotec salva i bilanci con i soldi pubblici ma vuole mani libere.Il presidente di Acrotec, Cosimo Versace, diploma di geometra e laurea in ingegneria per l'ambiente, percepisce per l'incarico 95.000 euro. Versace è anche vicepresidente di Cima con un ulteriore appannaggio di 20.000 euro. Totale: 115.000 euro. In pratica, il doppio di quanto guadagna il presidente della fondazione capofila, Luca Ferraris, che deve accontentarsi di «appena» 60.000 euro. Il controllato più ricco del controllore. Versace è comunque l'unico, oltre a Ferraris, a ottenere una indennità nel cda di Cima.Rapporto consolidatoE allora, la domanda è: perché Cima ha voluto subappaltare a titolo oneroso ad Acrotec ciò che invece potrebbe realizzare da sola, magari acquistando licenze e brevetti? «È un rapporto consolidato da anni», spiega il professor Ferraris alla Verità. «Il codice degli appalti prevede gli affidamenti diretti per le attività di ricerca». Ma perché è stata scelta proprio Acrotec al posto di un'altra azienda? Come si fa a sapere che una società è più brava di un'altra senza bando? «Eh... Stiamo tornando alla notte dei tempi... È tutto trasparente, tutto segnalato all'Anac. La invito a venire qui a vedere come lavoriamo...», e chiude la comunicazione. Il vestito della fondazione consente peraltro ad Acrotec di poter - a sua volta - usufruire di vantaggi fiscali e di operare autonomamente con affidamenti diretti. Nel 2019, Acrotec ha assegnato circa 200.000 euro di progetti di ricerca a società e privati. Due fondazioni: doppi costi (pubblici), doppi benefici (privati).
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