2020-05-12
La propaganda a reti unificate urla l’ultima balla sul Mes: taglia le tasse
Klaus Regling (Getty images)
Il direttore generale dell'Abi la spara: «L'Irap serve soprattutto per le spese sanitarie: grazie al Salvastati potremo sospenderla». Ma non sarà così. E non è neanche vero che i soldi del Fondo arriveranno tutti e subito.«Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente». Pare che sia questa la frase che ispira la propaganda, in questi giorni che ci separano dal prossimo 15 maggio. Più confusione c'è, più aumento il rumore di fondo, e più è difficile distinguere i suoni e capire la pochezza dell'aiuto che stiamo per ricevere dalla Ue, soprattutto in relazione alle condizioni a cui ci sottoporremo appena sarà terminata la crisi.Nella giornata di ieri sono stati pubblicati i documenti che saranno esaminati venerdì dal Consiglio dei governatori del Mes, il cui massimo organo decisionale sarà chiamato sia ad adottare la proposta del dispositivo di assistenza finanziaria, preparata dal direttore generale Klaus Regling, e sia ad approvare il protocollo d'intesa - ora chiamato pomposamente «Template for the response plan», per evitare il «Memorandum of understanding» di greca memoria - tra Commissione Ue e Stato membro richiedente. Qualcosa di simile al «documento di sintesi» e al capitolato che accompagnano la concessione di un normale finanziamento bancario.La lettura di tali documenti smonta pezzo per pezzo la marea montante delle bufale che continuano a circolare sull'argomento.A partire dalla favola dei soldi del Mes «subito tutti disponibili». Niente affatto. Regling ci tiene a specificare che ciascuno Stato potrà richiedere mensilmente fino ad un massimo del 15% dell'ammontare totale disponibile. Per l'Italia si tratta di 5,4 miliardi al mese e ci vorranno quindi circa 7 mesi per ricevere effettivamente i tanto decantati 36 miliardi. Questo accade perché il Mes, al contrario della Bce, non può creare denaro dal nulla, ma deve mantenere un preciso equilibrio tra capitale versato e prestiti erogati e la liquidità disponibile è quindi un cuscinetto non utilizzabile. Regling sottolinea che «il Mes finanzierà i prestiti emettendo strumenti finanziari». A questo proposito, riecheggiano ancora le parole pronunciate dallo stesso Regling durante l'Eurogruppo del 22 giugno 2015, nel pieno della drammatica crisi greca: «Come trovo 27 miliardi in un solo mese?».Per quanto riguarda le spese ammissibili – i costi diretti ed indiretti riguardanti assistenza sanitaria, prevenzione e cura, connessi alla crisi da Covid-19 – il relativo dettaglio, definito nel modello d'accordo, spegne sul nascere le speranze dei molti che si erano lanciati in fantasiosi progetti da finanziare.Saranno finanziabili le spese aggiuntive direttamente connesse alla pandemia, quindi tutto ciò che è stato necessario spendere in aggiunta al normale funzionamento del sistema sanitario. Ad esse, si aggiungono tutte quelle spese, necessariamente oggetto di stima, che sono una parte del complessivo costo del sistema sanitario che può essere attribuito allo sforzo messo in atto per affrontare la pandemia. Regling ha parlato esplicitamente di costi relativi a strutture e sistema sanitario dirottati («diverted») a soddisfare le esigenze della crisi. Conoscendo le modalità di rendicontazione dei progetti comunitari, non è difficile prevedere una lotta «casa per casa» nel definire il nesso causale e quindi identificare cosa è finanziabile e cosa non lo è. Difficilmente lo saranno progetti finalizzati a migliorare organici ridotti all'osso da anni di tagli o costruire nuovi ospedali sovraffollati. Quei miliardi rischiano di seguire la sorte della famosa armata Steiner che, nell'aprile 1945, avrebbe dovuto ribaltare le sorti della battaglia di Berlino.Inoltre, Regling sottolinea che caricherà un margine complessivo di 10,5 punti base sul tasso che esprime il proprio costo della raccolta, oltre ad una commissione di servizio una tantum dello 0,25%. Ma precisa: «al momento». Se tale costo di raccolta aumentasse, i costi aumenterebbero. Il Mes ci deve guadagnare, sempre.Il Mes, panacea per tutti i mali, ha giocato brutti scherzi pure al direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, secondo il quale «se il 90% dell'Irap serve a finanziarie la spesa sanitaria delle Regioni l'importo massimo che può essere tirato dall'Italia a valere sui fondi Mes (36 miliardi) può coprire il fabbisogno derivante dalla sospensione dell'Irap». Evidentemente Sabatini non ha letto le regole scritte da Regling sul vincolo di destinazione abbastanza rigoroso dei finanziamenti. Se non rientri in quelle voci, niente Mes. Ma, soprattutto, e ancor più grave, ha fatto confusione tra un'entrata a titolo definitivo (come l'Irap) e un'entrata a titolo di finanziamento (come il Mes). Com'è possibile pensare di sostituire le due voci? E quando dovremo restituire le rate del prestito del Mes, cosa dovremmo fare? Introdurre nuovamente l'Irap? Nello stesso solco, le numerosi voci levatesi a sostegno del Mes perché consentirebbe un extra deficit rispetto allo sforamento del deficit da 55 miliardi presentato dal governo. Stupisce davvero che si ignori la differenza tra un saldo di bilancio da finanziare e le relative modalità di copertura del fabbisogno. Il Mes rientra in queste ultime, assieme all'emissione di titoli di Stato, ma sempre di debito si tratta.Per finire, l'intervista ad Isabel Schnabel della Bce apparsa sul quotidiano La Repubblica, che ha titolato «Chi prende gli aiuti del Mes non dovrà subire alcuna austerità». Peccato che anche la Schnabel comprende che ci possano essere «timori di austerità» e, una volta di più, sottolinea come per attivare gli acquisti Omt, comunque giudicati non idoneo, ci voglia un «Esm programme». Sperando che serva a non parlarne più, almeno sui giornali italiani.
Ursula von der Leyen (Ansa)