2019-11-21
La Procura di Milano segue le tracce dei soldi di Taranto fino in Brasile
Indagine su acquisti a prezzi gonfiati: l'obiettivo è presentare le prove all'udienza del 27 novembre sul ricorso d'urgenza dei commissari. Ieri interrogato il direttore finanziario. Domani l'incontro fra Mittal e il premier.La Procura di Milano che indaga sul caso Arcelor Mittal punta a portare i primi esiti degli accertamenti effettuati in questi giorni nella causa civile con udienza fissata per il prossimo 27 novembre sul ricorso d'urgenza dei commissari dell'ex Ilva. Uno dei focus dell'inchiesta sulla presunta «crisi pilotata» è l'acquisto a prezzi gonfiati di materie prime da una società brasiliana e attraverso un'altra di trading. Si tratterebbe di materiali comprati dalla filiale italiana del gruppo e venduti anche dalla società brasiliana Itabrasco, che è una joint venture con Ilva, e attraverso l'intermediazione nelle compravendite di una società di trading olandese, sempre del gruppo Arcelor Mittal. Quello che stanno cercando di verificare gli inquirenti, dunque, è se i prezzi a cui Mittal ha comprato siano stati davvero più alti rispetto ai valori di mercato, anche tenendo conto dei costi di intermediazione.In pratica, l'obiettivo è scoprire se i manager del gruppo abbiano o meno svuotato le casse e il magazzino dell'ex Ilva «pilotando una crisi» per recedere dal contratto e «uccidere» così un concorrente della stessa multinazionale e andarsene dall'Italia.Quello che è certo è che al momento le riserve dell'azienda sono «al minimo» e possono consentire alla fabbrica di andare avanti per «un raggio di azione molto ridotto». A rilevarlo sono stati i commissari straordinari, che ieri hanno fatto una ispezione nello stabilimento di Taranto. Continuano anche le audizioni dei manager da parte della Procura. Ieri è stato sentito Steve Wampach, il direttore finanziario del gruppo siderurgico nell'ambito dell'istruttoria dei pm milanesi. Sotto la lente della Procura del capoluogo lombardo ci sono anche le comunicazioni rese al mercato da Arcelor Mittal tramite il suo amministratore delegato Lucia Morselli: in particolare, le comunicazioni diffuse dal 15 ottobre, quando l'ad si insediò, fino al 4 novembre, quando annunciò di voler sciogliere il contratto d'affitto. Si stanno valutando anche alcune comunicazioni del periodo precedente. Nel mirino dei pm, dunque, ci sono i comunicati ufficiali con cui la filiale italiana del gruppo, guidata da Morselli (prima l'ad era Matthieu Jehl), potrebbe aver manipolato il mercato con false informazioni, mentre sarebbe stato in corso, in realtà, un «depauperamento» dell'azienda in vista della sua uscita dall'Italia.Intanto, sempre ieri, è trapelata la notizia secondo la quale verrà presentata entro questa settimana all'autorità giudiziaria di Taranto una richiesta di proroga del termine del 13 dicembre fissato dal tribunale per la realizzazione degli adeguamenti di sicurezza dell'altoforno 2, sottoposto a sequestro dopo l'incidente del giugno 2015 in cui morì l'operaio Alessandro Morricella.Non è ancora finito, inoltre, il lavoro degli inquirenti per preparare l'atto di intervento, preannunciato venerdì con un comunicato del procuratore di Milano Francesco Greco, nel procedimento civile davanti alla sezione specializzata in materia di impresa presieduta da Claudio Marangoni. I pm hanno tempo fino al 25 novembre per depositare l'atto e, da quanto si è saputo, sono intenzionati a corroborare le loro richieste con i primi riscontri delle indagini effettuate in questi giorni.Nell'inchiesta, condotta dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano e coordinata dall'aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, va ricordato, vengono ipotizzati i reati di distrazione di beni dal fallimento e di aggiotaggio informativo (oltre a un fascicolo autonomo per omessa dichiarazione dei redditi su una società lussemburghese di Arcelor Mittal).Intanto, le aziende degli appalti dell'acciaieria ex Ilva di Taranto «in assenza del saldo dei crediti riprenderanno con il blocco delle attività interne allo stabilimento a partire dalle 12 di domani (oggi, ndr)». A dirlo ieri è stata Confindustria Taranto sottolineando che non c'è stato «nessun pagamento effettuato da parte di Arcelor Mittal Italia alle aziende dell'indotto».Oggi, inoltre, in Consiglio dei ministri arriveranno «alcune proposte» per Taranto, «anche dal Mise ovviamente: ci sarà una serie di valutazioni su come accelerare gli interventi previsti all'esterno dello stabilimento» dell'ex Ilva «perché bisogna dare risposte ai cittadini che da anni attendono anche ricadute positive sul territorio», ha detto ieri il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli interpellato alla Camera.Ieri è andato a Taranto anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. «Il governo sta lavorando su una ipotesi che riguarda le acciaierie», ha detto. «Bisogna costruire una proposta di sviluppo che coinvolga la comunità locale, progetti di sviluppo che tengano insieme produzione e salute e ambiente e investire su Taranto che è un compito dello Stato».Sul tema è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte: «Venerdì all'incontro con Mittal porterò la determinazione di un presidente del Consiglio di un Paese del G7 dove si viene e si rispettano le regole: non ci si può sedere e firmare un contratto e dopo qualche mese iniziare un'attività di dismissioni per andare via», ha detto.Il leader della Lega, Matteo Salvini, invece ieri ha puntato il dito contro il Movimento 5 stelle. Sull'Ilva «il problema è politico», ha detto, «metà dei 5 stelle non ci vuole sentire» sull'introduzione dello scudo penale. «Ora io rimetterei lo scudo», così «Mittal non avrebbe più scuse». Intanto la situazione di Arcelor Mittal ha messo in allarme i sindacati che ieri hanno invocato a gran voce e a sigle congiunte (Fim, Film e Uil) una mobilitazione generale.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)