2019-10-11
La Procura antimafia lancia l’allarme sul ritorno del terrorismo rosso
La relazione: «Gli irriducibili e i brigatisti scarcerati alimentano il ricordo di quell'esperienza e continuano a sostenere la rivoluzione». Nel 2018 è uscito un libro considerato dagli inquirenti un manifesto ideologico.«Si è registrato un riaccendersi dell'interesse verso l'esperienza brigatista». La Procura nazionale antimafia e antiterrorismo è arrivata a questa conclusione dopo le segnalazioni arrivate da varie Direzioni distrettuali antimafia italiane sulle scrivanie di Maurizio Romanelli, vice di Federico Cafiero de Raho con delega al terrorismo, e della sostituta Diana De Martino. L'attività «info investigativa», come viene definita dagli uffici della Digos che si sono occupati di monitorare le relazioni riallacciate da esponenti della sinistra antagonista, dopo lunghi monitoraggi ha fotografato un certo fermento nell'area.«Il ricordo di quella esperienza (l'esperienza brigatista, ndr)», scrivono i magistrati, «viene alimentato dagli irriducibili, tuttora detenuti, che hanno sempre rifiutato qualsiasi dialogo con lo Stato; ma anche da coloro che, scontata la pena e riacquistata la libertà, continuano a sostenere l'attualità di una lotta di classe da proseguire su un percorso rivoluzionario». E se da una parte qualcuno di loro come Federica Saraceni (condannata per l'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona e attualmente ai domiciliari) ha deciso di incassare da quello stesso Stato che voleva distruggere, come svelato dalla Verità, il reddito di cittadinanza, dall'altra parte viene segnalata la possibilità che qualcuno ritenga l'esperienza delle Br non ancora conclusa. Nelle informative c'è un riferimento preciso alla pubblicazione di un libro. Il titolo: Con ogni mezzo necessario. È stato presentato nel 2018 con l'intervento degli autori Alfredo Davanzo («Condannato nell'ambito dell'inchiesta milanese Tramonto sulle nuove Brigate rosse», ricordano i magistrati) e Paola Staccioli. Ma perché l'antiterrorismo si interessa a uno stampato? «Il testo», spiegano i magistrati, «è meritevole di attenzione non tanto perché vengono raccontati i percorsi ideologici di soggetti appartenenti all'area Bb-Partito comunista combattente come Mario Galesi (lo stesso personaggio per il quale la Saraceni aveva scritto un inquietante necrologio inviato ai giornali, ndr), Luigi Fallico (ex brigatista della prima generazione accusato di riannodare le fila della lotta armata nell'inchiesta del 2009 sull'organizzazione di un attentato al G8 alla Maddalena e morto d'infarto in carcere, ndr), Diana Blefari Melazzi (componente delle nuove Br, arrestata il 22 dicembre 2003 e condannata all'ergastolo per il delitto del giuslavorista Marco Biagi, si è tolta la vita in carcere, ndr); ma piuttosto perché vengono tracciati anche i profili di personaggi di spicco dell'area anarco insurrezionalista e della Fai (la Federazione anarchica informale, ndr)». Un'area, quella anarchica, che da qualche tempo sembra essersi saldata alla sinistra antagonista. Nell'ambito carcerario, infatti, confermano alcune relazioni del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, l'area anarchico radicale ha partecipato alle iniziative a sostegno di Nadia Desdemona Lioce, l'irriducibile brigatista rossa condannata per gli omicidi dei giuslavoristi Massimo D'Antona e Marco Biagi e del sovrintendente di polizia Emanuele Petri, di Roberto Morandi, componente delle nuove Br condannato per gli omicidi Biagi e D'Antona, e di Marco Mezzasalma, considerato il capo della colonna romana delle nuove Br, per contrastare il 41 bis, il regime di carcere duro al quale sono sottoposti, avvicinandosi così alle formazioni della sinistra antagonista. «È riconducibile alla Fai, infatti», sottolineano i magistrati, «la campagna contro il sistema carcerario, nel cui ambito si sono sviluppate varie iniziative di lotta per la solidarietà con gli anarchici arrestati nel procedimento Scripta manent (l'inchiesta partita a Genova dopo l'attentato al manager dell'Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi, ndr)», che si è concluso a Torino in Corte d'assise con cinque condanne e 18 assoluzioni nell'aprile scorso. Solo qualche mese prima erano comparsi a Milano, sui muri in piazza Pompeo Castelli, e a Sesto San Giovanni, la ex Stalingrado d'Italia, alle porte della città, manifesti di solidarietà alle Br firmati dal Collettivo contro la repressione per il soccorso rosso internazionale e dai Proletari torinesi per un soccorso rosso internazionale: gruppi formati da ex Br e attivisti di estrema sinistra. Ritornando al testo, «sembra in sostanza», analizzano le toghe, «affrontare argomenti che evidenziano il tentativo di ricondurre su percorsi comuni condotte aggressive di diversa ideologia ma comunque pericolose per l'ordine e la sicurezza». Il libro, insomma, viene considerato una sorta di manifesto attorno al quale potrebbero raccogliersi insurrezionalisti ed esponenti della sinistra più radicale.D'altra parte, già nella sinossi, il messaggio appare abbastanza esplicito. Riferendosi ai protagonisti del volume, definiti come «uccisi in scontri armati, morti di carcere o ancora attivi politicamente», si dice di loro che «parlano di uno scontro di classe che non potrà mai finire, dimostrandoci che per ribaltare la spirale distruttiva connaturata al modo di produzione capitalista la lotta rivoluzionaria resta l'orizzonte necessario e possibile». E sulla pagina Facebook che lo promuove, l'ultimo post accompagna una fotografia che ritrae una scritta in ricordo di Galesi «Ciao Mario, un bacio, morte allo Stato». È stata usata per pubblicizzare la presentazione del libro a Bergamo. Ovviamente l'appuntamento non è sfuggito alla Digos.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)