2019-09-22
La polizia di Macron bastona i gilet gialli. Ma i black bloc sono fra i gretini
Tensione e scontri in Francia nelle due manifestazioni parallele. Stavolta è il corteo ambientalista a creare problemi: 152 i fermi.I gilet gialli hanno fatto un ritorno in grande stile nell'attualità francese. Ieri a Parigi e in altre città d'oltralpe si è svolto il quarantacinquesimo atto di una protesta che scuote da quasi un anno la Macronia ma che il presidente della Repubblica e il governo cercano di ignorare. Nella capitale francese ieri si erano però anche dati appuntamento i manifestanti contro i cambiamenti climatici e gli oppositori alla riforma delle pensioni. Il tutto si è svolto nel weekend dedicato alle Giornate europee del patrimonio, per le quali centinaia di monumenti e musei francesi sono stati eccezionalmente aperti al pubblico.Proprio per questo, alla vigilia del sabato di protesta, la sola preoccupazione di Emmanuel Macron è stata quella di assicurarsi che lo svolgimento tranquillo delle Giornate del patrimonio. Venerdì il presidente francese ha lanciato un appello a manifestare «nella calma [...] perché i nostri giovani e meno giovani possano visitare questi monumenti». Non una parola per cercare di calmare gli animi dei gilet gialli pronti a scendere in piazza per la quarantacinquesima volta.In realtà ieri di gilet gialli, indossati dai manifestanti, se ne sono visti pochi; almeno nella prima parte della giornata. Questo perché i vari coordinamenti gialli avevano invitato a non avere indumenti di questo colore né addosso, né in borse e zainetti. Ciò per evitare fermi «preventivi» da parte delle forze dell'ordine. In questo senso, un appello è stato lanciato anche da Eric Drouet, uno dei leader del movimento dei gilet gialli. L'uomo è stato poi fermato da polizia che gli ha contestato di essere entrato in un perimetro vietato. Altri due leader gialli - Maxime Nicolle e Jérôme Rodrigues - sono invece stati respinti dalle forze dell'ordine nei pressi degli Champs-Elysées. Altri manifestanti sono invece riusciti ad accedere agli Champs-Élysées, già dalla fine mattinata. Questo nonostante la prefettura di Parigi avesse schierato oltre 7.500 agenti nella capitale. Secondo le testimonianze diffuse sui social network però, questa libertà di accesso sulla celebre avenue faceva parte di una strategia repressiva, a tratti brutale, che la polizia ha adottato fin dall'inizio di sabato. A metà mattina, ad esempio, un folto gruppo di poliziotti, in tenuta antisommossa, ha sparato dei lacrimogeni davanti alla stazione di Saint-Lazare senza curarsi della presenza di cittadini inermi. In un video twittato da un testimone, Pierre Cabot, si è vista una famiglia con un bebè nel passeggino, scappare dalla piazza antistante alla stazione, invasa dal fumo. Poi i poliziotti sono entrati direttamente nello scalo ferroviario. In un altro video, diffuso da Yahoo sempre su Twitter, si è vista una scena surreale: l'arrivo dei poliziotti nella zona vicina ai binari, mentre una persona suonava il pianoforte che da mesi si trova nella stazione ferroviaria. Sembrava l'orchestra del Titanic intenta a suonare mentre la nave stava affondando. Poco più tardi, sugli Champs-Élysées, la polizia ha iniziato a caricare i manifestanti che aveva in precedenza lasciato confluire. L'odore dei lacrimogeni era percepibile anche a molta distanza da questa zona. Nel frattempo, nei pressi del boulevard Saint-Michel la marcia per il clima ha iniziato a muoversi verso le 13. Tante famiglie, animalisti, sindacalisti, eletti di sinistra e militanti ecologisti. Molti anche i manifestanti in giallo (con i gilet addosso). All'inizio del pomeriggio però i black bloc hanno fatto irruzione nel corteo e la situazione è degenerata rapidamente. Alcuni scooter sono stati incendiati e utilizzati per costruire delle barricate. Una banca e alcuni negozi sono stati presi d'assalto dai vandali. Secondo la prefettura di Parigi, nella marcia ecologista si sono infiltrati «mille individui a rischio». Forse è anche per questo che la polizia ha sparato lacrimogeni in maniera indiscriminata. L'uso di questi dissuasivi è stato talmente importante da rendere necessario l'intervento degli street medic, i soccorritori volontari che da mesi partecipano ai cortei in giallo. I seguaci di Greta Tunberg hanno scoperto così che i casseur riescono ad infiltrarsi ovunque e che la polizia, agli ordini del ministro dell'interno Christophe Castaner, può fare anche molto male. «Siamo trattati come criminali», ha detto a Le Figaro una partecipante alla marcia per il clima. Questo stupore sembra lasciar trasparire come gli ecologisti - politicamente più vicini a Macron soprattutto dopo le europee - siano rimasti sorpresi dal trattamento riservato loro dalle forze dell'ordine. Le violenze hanno indotto, attorno alle 16:30, le associazioni Greenpeace e Youth for climate a invitare i manifestanti a lasciare il corteo. Nel frattempo la marcia contro i cambiamenti climatici ha continuato il proprio percorso in una calma precaria. Verso le 17 sono stati segnalati gli incendi di alcuni cassonetti nella zona dei Gobelins, nel tredicesimo arrondissement. Secondo gli organizzatori, nella sola Parigi, 38.000 persone hanno partecipato alla manifestazione ecologista. Altre 15.000 hanno sfilato a Lione, 10.000 a Grenoble e 5000 a Strasburgo. Anche le manifestazioni dei gilet gialli, si sono svolte in varie città francesi. Tra le più importanti figurano quelle di Montpellier e di Tolosa. A fine giornata, nella capitale transalpina, si contavano 152 tra arresti e fermi. La calma restava precaria anche dopo la fine ufficiale delle manifestazioni.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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