2020-12-01
La patrimoniale ridisegna la maggioranza
La parte del Pd vicina a Massimo D'Alema e la coppia formata da Luigi Di Maio e Laura Castelli impallinano la proposta di Nicola Fratoianni e Matteo Orfini. Lo spauracchio può avvicinare il M5s al Cav e a Matteo Renzi, e far fuori i dissidenti grillini. Ma anche Bruxelles preme per imporci la nuova tassa.Fino a poco tempo fa i 5 stelle sarebbero saltati in groppa alla proposta di patrimoniale. Avrebbero ritenuto sacrosanto tassare i ricchi e i borghesi perché la ricchezza va distribuita. Adesso una buona metà del Movimento, quella di governo e non di lotta, per fortuna si è schierata contro l'emendamento a firma Nicola Fratoianni e Matteo Orfini. «Credo che abbiamo già visto questo film nella crisi tra il 2007 e il 2008, quando a qualcuno venne in mente di alzare le tasse per risolvere la crisi e abbiamo scoperto che andava fatto esattamente il contrario», ha affermato Luigi Di Maio, aggiungendo che «se qualcuno pensa di poter uscire dalla crisi alzando le tasse, ci troverà dall'altra parte». Anche secondo Laura Castelli, viceministro dell'Economia grillino, «è il momento di tagliarle le tasse, non di aggiungerne. Ci sono oltre una ventina di piccoli prelievi fastidiosi, inutili e che pesano sulla burocrazia e le tasche di cittadini e imprese. Iniziamo da lì subito. Altro che patrimoniale».Fa subito eco l'esponente di governo più vicino a Massimo D'Alema e all'idea di mantenere in sella il premier. «Sul tappeto non c'è una proposta del Pd e di Leu. C'è un emendamento presentato da alcuni deputati del Pd e di Leu», ha chiarito Antonio Misiani, viceministro al Mef con importanti deleghe, «Vorrei ricordare che l'ipotesi di una imposta patrimoniale progressiva non è nel programma di governo, non è nelle proposte del Partito democratico», ha aggiunto, precisando che «è assolutamente legittimo che alcuni parlamentari possano presentare emendamenti e fare proposte. Noi non cambiamo posizione rispetto a quello che sta scritto nel programma». Misiani ha poi sottolineato che «in Italia l'imposizione sui patrimoni è già molto elevata, inoltre l'imposta patrimoniale progressiva è contemplata solo da due Paesi europei, Spagna e Belgio, mentre nel 1990 erano 12, quindi invece di aumentare il numero Paesi che adotta questo tipo di imposizione si è ridotto. Tanto più che si tratta di una imposta molto complessa dal punto di vista dell'implementazione, troppo facile da eludere, è uno strumento non particolarmente efficace come altri strumenti nel perseguire l'obiettivo sacrosanto di ridurre le disuguaglianze», ha concluso. Fin qui gli aspetti tecnici di una proposta che dal punto di vista legislativo non ha né capo né coda. Prevederebbe la costituzione di un registro patrimoniale delle persone fisiche che oggi non esiste. Imporrebbe pesanti sanzioni in caso di meri errori nelle autocertificazione e, infine, ucciderebbe definitivamente il ceto medio senza risolvere nulla sul fronte del debito pubblico. Ma nemmeno i proprietari di immobili si sfilerebbero sereni e con essi franerebbe il mercato del mattone. Molti italiani hanno case frutto di eredità e non dispongono di liquidità sufficiente. A fronte della folle proposta di Leu (che fa scattare il prelievo dai 500.000 euro di patrimonio compreso quello catastale da cui si salva solo la passività del mutuo) molti sarebbero costretti a svendere le proprietà pur di non versare ogni anno qualche migliaio di euro che - è bene ricordarlo - si sommerebbe a tutte le altre imposte. Purtroppo la posizione dei 5 stelle nella compagine governativa e di buona parte del Pd non garantisce al 100% l'abolizione di un tale furto. O meglio. Così come scritto, l'emendamento Leu non sembra aver le gambe per camminare, ma Bruxelles insiste e fiata sul collo del governo che una volta approvata la manovra dovrà trovare coperture sui buchi che ora sta cercando di nascondere. Tradotto, il rischio è che mandata avanti l'avanguardia comunista resti nelle more di un futuro decreto qualche pezzo di questa patrimoniale. Facendo per giunta credere agli italiani di aver loro evitato il peggio. Vedremo. Nel frattempo, l'emendamento di Fratoianni e Orfini ha avuto un primo effetto tutto interno al Parlamento. Questa folle patrimoniale aiuta a ridisegnare l'Aula stessa. Spinge i 5 stelle a votare assieme a Forza Italia e superare le divergenze con Italia viva (che bisogna riconoscere sul tema della patrimoniale ha da subito alzato la voce). Non solo. Delinea ancor meglio l'area dei fuorusciti grillini, gli stessi che potrebbero votare contro il Mes. La mossa servirebbe al governo il quale avrebbe la scusa ottimale per sostituire la compagine grillina con quella azzurra. Un perfetto escamotage vestito da gesto anti tasse. Un'operazione che potrebbe rendersi necessaria prima di quanto si immagini per salvare il Mes. Salvo subito dopo raccogliere le pressioni di Bruxelles. Fregando gli italiani due volte.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)