
Cancelliere più longevo della repubblica tedesca, prima donna premier e presidente del suo partito, ha fatto egoisticamente gli interessi di Berlino contribuendo ad affossare lo «spirito europeo». Il trattato con Emmanuel Macron fa a pugni con l'eguaglianza tra i 27.Come l'agave, che dopo la fioritura ingiallisce e muore, Angela Merkel è passata dai trionfi all'impopolarità. Ha già annunciato che a fine legislatura, nel 2021, uscirà dal governo e dal Bundestag. Basta con la politica. Schluss! Merkel avrà allora 67 anni, sarà stata il cancelliere più longevo della repubblica tedesca - 16 anni filati -, prima donna premier, oltre che presidente del suo partito, la Cdu. Per chiarire che fa sul serio -ma non c'è da dubitarne: il personaggio è intimamente luterano - ha intanto ceduto in dicembre lo scettro Cdu alla protetta, Annegret Kramp Karrenbauer. Merkel è stanca. Stufa di prendere scoppole elettorali su e giù per i Laender mentre i sovranisti avanzano. Il tramonto è iniziato nel biennio 2015-2016. Andandosene, perderà 25.900 euro lordi al mese, 310.800 l'anno (il nostro premier ne incassa 115.000). Il primo errore di frau Angela fu minacciare la Grecia di espulsione dall'Ue se non si piegava alla Troika. Risuscitò, infatti, lo spettro della prepotenza germanica. I greci, alla canna del gas, bruciarono nelle piazze il fantoccio della cancelliera e i turisti tedeschi abolirono impauriti le vacanze in Eubea. La stessa Merkel non si è più affacciata ad Atene, dopo il viaggio del 2014 in cui fece la figura di uno junker baltico che ispeziona i poderi polacchi. Solo da azzoppata ha osato tornare laggiù, la settimana scorsa. L'unico premuroso è stato lo spudorato premier, Alexis Tsipras. Freddi gli altri oligarchi che pretendono il risarcimento dei danni di guerra tedeschi, da loro calcolati in 289 miliardi di euro, un anno di Pil ellenico. Ci marciano, sfogando la rabbia per l'impoverimento degli ultimi tempi, ma Angela ha chinato la testa e riconosciuto il torto. «La Germania», ha detto compunta, «si assume la responsabilità per i crimini compiuti dai nazi in Grecia». Prima di pagare, campa cavallo, ma l'arrendevolezza illustra lo stato di abbattimento merkeliano. L'altra causa di decadenza di quella che fu la Mutti der Nation, la mamma dei tedeschi, è la gestione schizoide dell'immigrazione. Nel 2016, passò in un semestre dallo spalancamento delle porte, per cui sembrava che tutta la Siria potesse traslocare il Germania, alla brutale chiusura delle medesime. Per di più, affidando il compito di accollarseli a quel satrapo astuto di Recep Erdogan, in cambio di miliardi pagati da tutta l'Ue. Così, i siriani che partivano per Berlino, attratti dalle sirene della Mutti luterana, si sono ritrovati nel fango delle tendopoli turche dove tuttora incespicano. Per Merkel, la mazzata finale arrivò col carnevale di Colonia nel 2017. Assatanati di musulmani giunti di fresco, profittando delle mascherature e della confusione, si gettarono sulle bionde coloniesi. Successe di tutto, stupri compresi. Pochi mesi dopo, la Cdu di Merkel perse 9 punti nelle elezioni federali e i sovranisti, di Afd, entrarono in Parlamento con 94 deputati. Il foglio di via per Angela cominciava a sventolare. Capace come leader nazionale, Angela è stata invece un danno per l'Unione. Per pudore di tedesca, ha rifiutato il ruolo di capo dell'Unione, che la posizione del suo Paese le attribuiva. Consapevole che la Germania, col proprio passato spadroneggiatore, aveva già comandato troppo e male in Europa, non se l'è sentita di riprovarci. Tuttavia, facendo egoisticamente gli interessi di Berlino ha contribuito ad affossare lo «spirito europeo», già debole per congenita malformazione dell'Ue. Nelle ultime ore, alla Grecia umiliata e al disordine immigratorio, si è aggiunto il pasticcio del trattato di Aquisgrana con Emmanuel Macron. Un duumvirato pretenzioso, che fa a pugni con l'eguaglianza tra i 27, stipulato da due perdenti: il francese mai decollato e la tedesca al lumicino. Ha davvero bisogno di riposo la nostra Angela. Merkel è pure all'origine del sovranismo degli italiani. Per decenni, euroentusiasti della domenica, oggi tra gli unionisti più disamorati.Nulla fotografa meglio il fastidioso rapporto tra Italia e Germania della scenetta di Cannes nell'ottobre 2011. Ai microfoni erano fianco a fianco, Merkel e Nicolas Sarkozy, al termine di un vertice sulla crisi italiana dello spread. Una giornalista chiese: «Pensate che il presidente, Silvio Berlusconi, manterrà gli impegni?». I due si scambiarono un'occhiata ironica e un sorriso irridente. Con questo, Berlusconi fu liquidato e gli italiani condannati a sette anni di governi coatti. Un atto di alto tradimento europeista, più grave da parte di lei che aveva maggiore autorità. Il Cav le disse: «Mi hai danneggiato». Lei accettò il rimprovero, replicando: «Mi merito che tu non mi rivolga più la parola». Non che avessero fin lì avuto gran rapporti. Ci fu l'affettuoso «cuccù, sono qui» fatto dal Berlusca a Trieste sbucando da un portone e l'omaggio di un salame avvolto in una bandierina tricolore che Merkel ricambiò con un bacio. Comunque, l'affronto di Cannes è da annali. A lungo, non si parlarono più. Hanno ripreso a frequentarsi da poco in chiave antipopulista. A fare da paciere, Antonio Tajani, l'imbronciato megaeuropeista. Così, da qualche tempo, Angela ha ripreso a sbaciucchiare il Berlusca incoraggiandolo a fare da diga al duo Salvini-Di Maio. Comunque, da quando timonano i gialloblù, la cancelliera non villeggia più in Italia com'era abituata da un decennio. Né Ischia per i fanghi né Solda per lo sci. Solo Spagna d'estate e Svizzera nelle mezze stagioni. Angela Dorothea è nata ad Amburgo nel luglio 1954, prima di tre figli del pastore evangelico, Horst Kasner, e di Herling, docente di latino e inglese. Appena 15 giorni dopo il viaggio per venire al mondo, Angela traslocò di nuovo con i genitori nella Germania dell'Est. Qui, il babbo prese possesso di una parrocchia e nacquero gli altri due figli, Marcus e Irene. Angela crebbe pia e obbediente, frequentando equamente gli ambienti luterani e la gioventù comunista. Imparò il russo e fu premiata come la studentessa della Ddr che lo parlava meglio. Ebbe prima un'ottima abitur (licenza liceale), poi una laurea eccellente in fisica. Prese invece solo un «sufficiente» in marxismo leninismo come sottolineano con orgoglio le sue biografie, post caduta del Muro. A 23 anni, la graziosa Kasner, occhi cerulei e caschetto alla Debora Serracchiani, era già sposata con un compagno di studi, Ulrich Merkel. Dopo 5 anni, il giovanotto se ne andò di casa lasciandole il cognome, a cui Angela, per ragioni misteriose, ha tenuto più che al coniuge. Iniziò poi una relazione con un uomo sposato, padre di due figli, chimico già affermato, Jaoachim Sauer. È l'attuale, discretissimo consorte, con cui iniziò subito a coabitare in attesa che divorziasse. Lo impalmò dieci anni dopo, nel 1998, già politica lanciata della Germania riunita.Nella Ddr, sei mesi prima della sua fine, Angela si era iscritta a un partito evangelico che poi confluì nella Cdu. Qui, divenne la pupilla del gran capo, Helmut Kohl. Quando il mentore però inciampò in un finanziamento non dichiarato al partito, Merkel lo ripudiò, lasciandolo al suo destino. Kohl ricambiò negli anni, sfrugugliandola sia per avere disunito l'Ue che per il marasma immigrazionista e le contrappose come esempio positivo, la politica contraria dell'ungherese, Viktor Orbán. Ma di questo, vi ho già fatto una testa così.
Antonio Tajani (Ansa)
Il ministro degli Esteri annuncia il dodicesimo pacchetto: «Comitato parlamentare informato». Poco dopo l’organo smentisce: «Nessuna comunicazione». Salvini insiste: «Sconcerto per la destinazione delle nostre risorse, la priorità è fermare il conflitto».
Non c’è intesa all’interno della maggioranza sulla fornitura di armi a Kiev. Un tema sul quale i tre partiti di centrodestra non si sono ancora mai spaccati nelle circostanze che contano (quindi al momento del voto), trovando sempre una sintesi. Ma se fin qui la convergenza è sempre finita su un sì agli aiuti militari, da qualche settimana la questione sembrerebbe aver preso un’altra piega. Il vicepremier Matteo Salvini riflette a fondo sull’opportunità di inviare nuove forniture: «Mandare aiuti umanitari, militari ed economici per difendere i civili e per aiutare i bambini e sapere che una parte di questi aiuti finisce in ville all’estero, in conti in Svizzera e in gabinetti d’oro, è preoccupante e sconcertate».
La caserma Tenente Francesco Lillo della Guardia di Finanza di Pavia (Ansa)
La confessione di un ex imprenditore getta altre ombre sul «Sistema Pavia»: «Il business serviva agli operatori per coprire attività illecite come il traffico di droga e armi. Mi hanno fatto fuori usando la magistratura. Il mio avversario? Forse un parente di Sempio».
Nel cuore della Lomellina, dove sono maturate le indagini sull’omicidio di Garlasco e dove sono ora concentrate quelle sul «Sistema Pavia», si sarebbe consumata anche una guerra del riso. Uno scontro tra titani europei della produzione, che da sempre viaggia sotto traccia ma che, ora che i riflettori sull’omicidio di Chiara Poggi si sono riaccesi, viene riportata alla luce. A stanare uno dei protagonisti della contesa è stato Andrea Tosatto, scrittore con due lauree (una in Psicologia e una in Filosofia) e una lunghissima serie di ironiche produzioni musicali (e non solo) sul caso Garlasco. Venerdì ha incontrato Fabio Aschei, che definisce «uno con tante cose da raccontare su ciò che succedeva nella Garlasco di Chiara Poggi».
Outlook IEA aumenta la domanda di petrolio. Dominio green cinese con il carbone. CATL porta in Spagna 2.000 lavoratori cinesi. Sanzioni USA sui chip, Pechino in difficoltà. Nord stream, scontro Polonia-Germania.
Non solo i water d’oro: dettagli choc nell’inchiesta che scuote i vertici del Paese. I media locali: la gente è senza luce e quelli se la spassano. La Corte dei Conti Ue già nel 2021 parlava di corruzione insanabile.
Con lo scandalo nel settore energetico è iniziato il momento più buio per il presidente Zelensky. I vertici di Kiev tentano di prendere le distanze dai protagonisti dell’inchiesta sulla corruzione. Ma con scarsi risultati. Il popolo è ben consapevole che chi conduceva una vita agiata faceva parte della cerchia ristretta del leader.





