2018-08-02
La pacchia delle coop rosse e bianche dietro il Pd mobilitato contro Salvini
Un affare che arriva a valere per una singola azienda anche 405.000 euro di utile. È la realtà dell'accoglienza che emerge da alcune carte inedite del Viminale. E che spiega tanto livore verso chi vuole ridurre gli sbarchi.Mazzette in cambio di cittadinanza alla svelta a Reggio Emilia. Funzionaria della Prefettura ai domiciliari. L'accusa: soldi per agevolare le pratiche.Lo speciale contiene due articoli«Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico. Non abbiamo il dovere di accoglierli, abbiamo il dovere morale di aiutarli a casa loro». Firmato… Matteo Salvini? Era il 7 luglio di un anno fa e su Facebook c'era questo post autentico di Matteo, sì, ma Renzi, allora segretario del Pd. Fu rimosso ma sul sito del Pd c'è ancora. Quattro giorni prima, l'attuale segretario Maurizio Martina sempre sull'immigrazione aveva twittato: «La solidarietà europea nelle parole adesso deve tradursi in fatti. Europa casa comune, ora o mai più».Proprio Renzi - come confermato da Fabrice Leggeri , direttore di Frontex, la guardia costiera europea - nel frattempo aveva barattato lo sbarco di tutti i migranti in Italia con la flessibilità sui conti per allargare la platea degli 80 euro. Uno schema peraltro già noto al Pd. Era lo schema Buzzi, Salvatore Buzzi, il gran capo della coop 29 giugno finito in galera col neofascista Massimo Carminati nell'inchiesta Mafia capitale che in una famosa intercettazione disse: «Tu c'hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno». Buzzi ha raccontato di aver comprato in nero, nel 2013, 220 tessere del Pd romano, di aver versato 10.000 euro alla fondazione di Renzi, di aver dato 100.000 euro al Pd, di aver finanziato la campagna elettorale di quasi tutto il gruppo Pd al Comune di Roma. Per un totale di 195.000 euro, come scrisse Giorgio Gandola sulla Verità. E allora? E allora vien da dire che l'aggressione a Daisy Osakue, la campionessa d'atletica italiana di origine nigeriana, è stata per i piddini come l'uovo sulla carbonara: un corposo piatto di razzismo e fascismo dato in pasto alle masse per nascondere contraddizioni e responsabilità proprie. Solo che la carbonara a volte può diventare indigesta. Oggi sul sito del Pd si trova l'annuncio di una mobilitazione per l'atleta azzurra proditoriamente colpita a Moncalieri, ma anche uno stralcio di Avanti, il libro manifesto di Renzi edito da Feltrinelli, in cui ribadisce: «Dobbiamo avere uno sguardo d'insieme uscendo dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi. Se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che noi abbiamo il dovere di salvarlo. Cominciando, nel contempo, a bloccare lo squallido business delle partenze e il racket che gestisce il flusso dei disperati che si accalcano su un gommone nelle notti libiche alla volta dell'Europa. Ma non possiamo accoglierli tutti noi. Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico. Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo».Ma Renzi è lo stesso che due giorni fa, saputo dell'aggressione alla Osakue, si è lanciato come tutta la dirigenza del Pd in dichiarazioni sull'allarme razzismo. Generato da chi? Il 24 maggio di quest'anno il presidente del Pd, Matteo Orfini, se la pigliava con l'allora ministro dell'Interno Marco Minniti affermando: «Se andiamo in tv a dire che l'immigrazione mette a rischio la sicurezza di questo Paese, che è una sciocchezza, poi la gente alla fine crede a Salvini. Mi riferisco a Minniti, la lettura sull'immigrazione data dal nostro governo ha sdoganato una lettura di destra del fenomeno». Lorenzo Guerini gli rispondeva: «La gestione politica dell'immigrazione ha dato risultati importanti perché sono diminuiti gli sbarchi. La politica di Minniti al governo è stata sostenuta dal Pd». Sia detto per inciso, Orfini e Guerini sono ancora lì: ora uniti a protestare contro i razzisti! Perché? C'è una ragione profonda, e forse indicibile, che sta nei conti, nei trattati e nelle carte che sono rimasti al ministero dell'Interno e ora sono a disposizione di Salvini. Qualcosa da sapere c'è già, in attesa che escano i rendiconti del fiume di quattrini che il Pd ha buttato nell'accoglienza ai migranti. Per il 2018 il governo Gentiloni aveva messo a bilancio una spesa di 5 miliardi di euro, con aumento del 10% rispetto al 2017. Di questi, nonostante la vulgata del Pd, dall'Europa ne arrivano solo 80 milioni, addirittura 17 meno di un anno fa. Non basta. Il Pd, dopo aver regalato a inizio d'anno 50 milioni a fondo perduto alle coop e aver loro dato totale sgravio fiscale in caso di assunzione di un immigrato, ha deciso di alzare le stime di spesa: 45 euro per i minori, 35 per i richiedenti asilo, 32,5 euro a testa al giorno per i rifugiati economici, per un totale di 4,7-5 miliardi di euro e una previsione di 174.000 migranti, in calo rispetto all'ano prima. Dunque meno assistiti ma più quattrini, e c'è scritto chiaro nei conti che dall'Europa non arriva un soldo, perché Renzi ha accettato che la spesa per mantenerli fosse rubricata nel capitolo «eventi eccezionali», cioè fuori dal computo dei parametri di bilancio per poter avere flessibilità sugli 80 euro. Tanto per avere un'idea, è lo stesso capitolo della spesa per i terremotati. Sono le cifre a essere diverse: per i migranti 5 miliardi, per i 130.000 sfollati meno di un miliardo.C'è anche una relazione dettagliata dalla Corte dei conti in cui si afferma che la spesa per i migranti è totalmente fuori controllo. I magistrati contabili hanno usato delle aree test per capire come sono gestiti i fondi. Ebbene, da queste carte emergono indizi - li approfondiremo prossimamente - che potrebbero spiegare perché su Salvini si concentri il fuoco incrociato di Famiglia Cristiana e direzione Pd. Solo due esempi. Nella Provincia di Prato l'Arci, a fronte di una spesa di 22,86 euro per ogni migrante, ne riceve 30; la Coop 22, per 20,32 euro spesi ne riceve 32,30 (margine ante imposte: 28%!). A Treviso la diocesi, a fronte di 26,58 euro tutto compreso, ne riceve netti 34,40 per ogni migrante al giorno: se ne ricava che ha un utile dai migranti di 1.110,44 euro al giorno, 405.000 euro e spiccioli all'anno. Questo stando dalle verifiche della Corte dei conti relative all'anno 2016. Ma tra le carte del Viminale c'è anche un altro dato interessante. Se fosse possibile rimpatriare tutti i migranti non regolari (solo il 13% delle richieste d'asilo viene accettato), secondo Frontex il costo sarebbe di 5.800 euro per ognuno, che moltiplicato per il mezzo milione migranti presenti in Italia fa 3 miliardi. Meno di quanto il Pd ha scritto nel bilancio dello Stato di quest'anno. Forse il pericolo non è il razzismo, ma il lassismo. Carlo Cambi<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-pacchia-delle-coop-rosse-e-bianche-dietro-il-pd-mobilitato-contro-salvini-2591854812.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="mazzette-in-cambio-di-cittadinanza-alla-svelta" data-post-id="2591854812" data-published-at="1757837666" data-use-pagination="False"> Mazzette in cambio di cittadinanza alla svelta Le telecamere degli investigatori hanno catturato la stessa sequenza più volte: mentre la funzionaria si mostrava impegnata a curiosare sulla scrivania o a guardare lo schermo del computer, il facilitatore infilava le banconote in una cartellina e consegnava la pratica agevolata. Non c'era bisogno di parole. Gli investigatori hanno spiegato che era diventata «una prassi». Grazie alla quale alcune richieste di cittadinanza italiana, presentate alla Prefettura di Reggio Emilia dagli extracomunitari entrati nel giro, saltavano la fila al costo di almeno 500 euro. Una tassa che si divideva soprattutto tra i titolari di un'agenzia d'intermediazione per stranieri con sede a Guastalla e la responsabile dell'Ufficio cittadinanza della Prefettura. La funzionaria finita ai domiciliari con l'accusa di essere una corrotta è Sonia Bedogni, 60 anni, un passato tra Pdl e Forza Italia, poi iscritta alla Cgil (è stata subito sospesa sia dal servizio che dal sindacato). È stata anche la passione per lo Chanel n° 5, che si faceva regalare, a metterla nei guai. Era dalle sue mani che passavano le pratiche degli stranieri che chiedevano di poter diventare italiani. Ai domiciliari sono finiti anche i facilitatori, due fratelli pakistani, Irlsan Parvez, 29 anni, e Umar Parvez, 23 anni, attualmente irreperibile. È stata sottoposta all'obbligo di firma in Questura, invece, la donna accusata di aver velocizzato, previo pagamento, tre permessi di soggiorno: Amina Doulali, marocchina, 48 anni, moglie dell'avvocato Vainer Burani, noto per il suo passato rivoluzionario e per essere il famigerato difensore dei brigatisti, nonché amico di Prospero Gallinari (ex militante delle Br che fu tra i carcerieri di Aldo Moro nella primavera 1978) e di buona parte della compagine estremista di colore rosso in quegli anni. Ora Burani difende sua moglie e rimanda le accuse al mittente: «Negli ultimi tre anni ha curato una ventina di richieste di cittadinanza, ma non ha mai dato soldi alla funzionaria». Sostiene che per i tre casi che riguardano la moglie non si è mai neppure raggiunto il risultato. «Quindi niente corruzione». Secondo gli investigatori l'attività della moglie avveniva nel suo studio. E anche su questo punto l'avvocato è caustico: «Mia moglie fa soprattutto la moglie. Poi ogni tanto usa una stanza sopra al mio studio dove si è talvolta occupata di queste pratiche». Al momento gli investigatori della squadra mobile hanno monitorato 35 fascicoli. Di questi, 15 pratiche si sono trasformate in accuse di corruzione. In un paio di richieste, addirittura, secondo l'accusa, gli stranieri non avevano alcun requisito per ottenere la cittadinanza, e ora rischiano la revoca. A incastrare la funzionaria è stato uno stagista (sul quotidiano Gazzetta di Reggio è ricostruita la sua testimonianza), che ha svelato agli investigatori l'anomalia legata a una richiesta avanzata da un cittadino cinese e ferma da sette anni. È bastato fare arrivare alla funzionaria una bottiglietta di Chanel n° 5 per far scavalcare a quella pratica stantia oltre 400 fascicoli. Fabio Amendolara
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)