2023-09-13
La Meloni punta la manovra sulla natalità
Il premier: scarse risorse per la legge di Bilancio grazie ai nostri predecessori che hanno gettato miliardi per comprare il consenso. Paolo Gentiloni invece parla di allarme mutui per spingere la «sua» riforma del Patto di stabilità che riduce l’autonomia degli esecutivi.«Abbiamo di fronte la legge di Bilancio, con poche risorse da spendere grazie ai nostri predecessori che hanno gettato dalla finestra miliardi per tentare di comprare il consenso dei cittadini. Concentreremo le risorse sulle nostre priorità, a partire dalla difesa del lavoro e dei salari, dalla sanità e dalla natalità». Dal palco dell’assemblea nazionale di FdI, che si è tenuta ieri mattina a Roma nel centro congressi reso famoso dalla forzatura di Matteo Renzi (allora segretario dem) che portò Sergio Mattarella al Quirinale all’inizio del 2015 mandando su tutte le furie Silvio Berlusconi e demolendo il Patto del Nazareno, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha replicato alle polemiche dell’opposizione, ma soprattutto ha lanciato un messaggio chiaro ai partiti di maggioranza, per ribadire che i margini di manovra sulla legge di Bilancio sono piuttosto ristretti e che non ci sarà quindi spazio per gli assalti alla diligenza e per le «marchette» elettorali che hanno contraddistinto in un passato anche recente il percorso parlamentare di questo provvedimento. Secondo il premier, la forza di questo esecutivo sta nel non dover pagare cambiali a nessun potere e quindi di non essere «permeabili a pressioni» quando si dovranno mettere nero su bianco i numeri e le relative priorità. Nella relazione, infatti, Meloni ha messo in guardia i suoi parlamentari (e di riflesso quelli degli altri partiti del centrodestra) dal non cedere alla pressioni delle lobby o di qualche interesse particolare al momento di stilare gli emendamenti. «La manovra con risorse limitate», ha aggiunto, «è la vera sfida, e oltre alla sfida della manovra economica, sarà l’anno delle grandi riforme e del piano Mattei».Dopo aver criticato la sinistra per gli sperperi degli ultimi anni, Meloni non ha mollato la presa su alcuni commenti degli ultimi giorni che accusano l’esecutivo per le stime al ribasso del Pil: «Mi fa abbastanza arrabbiare», ha detto, «vederli esultare a ogni minima difficoltà dell’Italia. Nell’ultimo trimestre il nostro Pil ha avuto una leggera contrazione e loro hanno esultato come per un gol alla finale dei Mondiali. Gente che tifa contro l’Italia», ha proseguito, «che stappa le bottiglie esultando dai balconi se c’è una flessione del Pil». Eppure, i dati macroeconomici danno ragione all’Italia. «Siamo in una congiuntura economica difficile, ma abbiamo raggiunto alcuni record, di occupati e di contratti stabili e le stime del Pil italiano», ha concluso, «con tutta la revisione, sono al di sopra della media europea». Parole che, naturalmente, hanno suscitato l’immediata reazione delle opposizioni, in primis quella del Pd che ha parlato attraverso la segretaria Elly Schlein, per la quale «Giorgia Meloni ha infarcito il suo intervento di attacchi all’opposizione per mascherare l’assenza di risultati e perché questa maggioranza ha portato l’opposizione sguaiata che faceva prima anche nelle stanze del governo». Anche se non direttamente nella relazione del premier, nell’assemblea di FdI è stata evocata, nelle dichiarazioni di autorevoli esponenti del partito la figura del Commissario Paolo Gentiloni, al centro di una serie di polemiche per un atteggiamento ambiguo - per non dire freddo - nei confronti del nostro Paese su dossier cruciali come la riforma del Patto di Stabilità. Ambiguità che non è venuta meno nemmeno ieri, nelle parole pronunciate dall’ex premier in un’intervista a un quotidiano francese e a uno tedesco, nella quale sembra voler spendersi a favore dell’Italia, per una riforma, però, che se venisse approvata ridurrebbe i margini di autonomia del governo nazionale e renderebbe più facile l’arrivo della troika, alla stessa stregua del Mes. Per Gentiloni «le vecchie regole del Patto di stabilità non hanno portato né crescita né abbattimento del debito. Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento dei livelli di debito e a bassi tassi di crescita. Questo è un dato di fatto, non un’opinione. Gli Stati membri e la commissione - ha proseguito - concordano sul fatto che un ritorno alle vecchie regole non sarebbe ottimale. Alcuni stati vogliono regole più severe sul debito, altri una maggiore flessibilità per sostenere l’economia in caso di crisi. Le differenze sono così grandi da non poter essere superate? Non credo», ha concluso. E dopo i dati diffusi da Bankitalia sul prosciugamento dei risparmi degli italiani determinato dal continuo rialzo dei tassi d’interesse da parte della Bce, Gentiloni ha dato un colpo al cerchio e una alla botte anche su questo fronte: «Non vedo una bolla speculativa», ha affermato, «ma temo un’emergenza sociale tra i milioni di europei che hanno contratto mutui a tasso variabile. In paesi come la Spagna, questa è la maggioranza dei debitori, fortunatamente l’inflazione spagnola è relativamente bassa ma l’impatto sarà significativo. C’è già un grande malcontento». Nel frattempo, alle perplessità sul suo operato manifestate dai delegati di FdI, si aggiungevano quelle del ministro degli Esteri e segretario di Fi Antonio Tajani, per il quale «criticare un commissario europeo non è delitto di lesa maestà. Il commissario europeo, «ha aggiunto», deve fare gli interessi dell’Unione, l’importante è che la sintesi sia equa, tuteli il Nord e il Sud dell'Europa».