2023-01-01
La Meloni è forte nel paese, e allora Mattarella gioca per lo zero a zero
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Sergio Mattarella (Imagoeconomica
Le insidie stanno nel perimetro politico-culturale disegnato dal Presidente: ecologismo gretino spinto, elogio del digitale trascurando il rischio del controllo di massa, attesa salvifica del Pnrr. E quelleomissioni astute sul Covid…
Le insidie stanno nel perimetro politico-culturale disegnato dal Presidente: ecologismo gretino spinto, elogio del digitale trascurando il rischio del controllo di massa, attesa salvifica del Pnrr. E quelleomissioni astute sul Covid…Diranno i laudatores che quello di stavolta è stato il più equilibrato degli ormai numerosi discorsi di fine anno pronunciati da Sergio Mattarella. Ma – non senza argomenti – gli scettici e i maliziosi potrebbero obiettare che, con antica prudenza democristiana e con astuto calcolo dei rapporti di forza, il Quirinale ha dovuto prendere atto di una novità assoluta: per la prima volta dal 2011 (cioè dalla caduta del governo Berlusconi), e in ogni caso come non era mai accaduto negli otto anni di presidenza Mattarella, a Palazzo Chigi c’è oggi un leader indicato con nettezza indiscutibile dagli elettori e dotato adesso di un consenso personale addirittura superiore a quello registrato il 25 settembre scorso. E allora, stando così le cose, il Capo dello Stato, questa volta, ha calcisticamente scelto di giocare per lo zero a zero. Nessuna polemica né indiretta né (meno che mai) diretta con l’esecutivo, nessuna asprezza, nessun gioco di sponda rispetto agli argomenti usati in queste settimane dalle opposizioni: anzi, perfino una visibile captatiobenevolentiae nel sottolineare la novità della prima donna alla guida di un governo italiano. La stessa parte di politica internazionale, nel discorso di Mattarella, è sembrata concepita per assecondare il profilo politico del governo Meloni: un riferimento all’Europa assai meno retorico e ampio rispetto al solito, e comunque subito temperato da due temi cari alla leader di Fratelli d’Italia, e cioè la nostra appartenenza atlantica e il ruolo italiano nel Mediterraneo. Anche la chiarissima difesa delle ragioni dell’Ucraina nel conflitto scatenato dalla Russia il 24 febbraio scorso è totalmente sintonica con ciò che la Meloni pensa e dice. Dunque, le insidie vanno cercate altrove: non nei passaggi più esplicitamente e direttamente politici del discorso del presidente Mattarella, ma nel perimetro culturale tracciato dal Capo dello Stato, che non ha risparmiato agli ascoltatori nulla rispetto al più aggiornato catalogo del conformismo progressista. Impressionanti, in questo senso, i due lunghi passaggi pro green e pro digitale. Nel primo caso, sposando (quasi letteralmente alla gretina) l’ideologia della transizione ecologica: e trascurando di menzionare sia i costi che il mondo produttivo e i ceti medi occidentali inevitabilmente pagheranno sia il rischio di una nuova dipendenza di lungo periodo rispetto alla Cina. Nel secondo caso, scegliendo di mettere totalmente tra parentesi i rischi di controllo di massa, di sorveglianza sistemica, di compressione (anziché di esaltazione) delle libertà personali che la rivoluzione digitale potrebbe portare con sé. Chiude il cerchio il riferimento al Pnrr (a sua volta largamente centrato proprio su green e digitale) quasi in termini di attesa salvifica: come se solo dal Recovery Plan derivassero le speranze di crescita e ammodernamento del paese, e non da un vigoroso taglio di tasse e regolazione. E proprio qui, a ben vedere, sta il meno gradevole avvertimento – sia pur implicito – al governo: l’indicazione di un binario irrinunciabile. Un’ulteriore insidia nasce dalle omissioni in materia di Covid. Mattarella si è limitato a parlare di un Coronavirus “purtroppo non ancora sconfitto”: apparentemente, una considerazione neutra. Ma – retrospettivamente – tutti sanno quanto proprio il Quirinale abbia voluto per due volte Roberto Speranza alla guida del dicastero della Salute, e quanto abbia fatto sponda a una linea ultrachiusurista, anche pronunciando di tanto in tanto parole non solo discutibili ma anche prive di base scientifica. Resta purtroppo indimenticabile l’infelice speechpresidenziale del 5 settembre 2021 all’Università di Pavia: “Non si invochi la libertà per sottrarsi alla vaccinazione, perché quell’invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui”. Oggi sappiamo che frasi come quelle hanno oggettivamente contribuito, nella discussione pubblica, alla demonizzazione e all’isolamento di cittadini che erano e sono come gli altri, che pagavano e pagano le tasse come gli altri, e che però furono quasi additati come untori. Non solo: in prospettiva, tornando all’oggi, l’evocazione di una pandemia non ancora superata allunga l’ombra del possibile ritorno di misure restrittive, ipotesi a cui finora la Meloni ha meritoriamente fatto argine. Complessivamente, resta la sensazione di un Mattarella guardingo – per ora – davanti al consenso popolare della Presidente del Consiglio. Ma è fin troppo facile immaginare che, in presenza di un eventuale momento di difficoltà del governo, le tentazioni commissariali tornerebbero a manifestarsi. E non serve una sfera di cristallo per intuire che, tra gli obiettivi del governo e della sua maggioranza, quello che più inquieta il Quirinale è la riforma presidenzialista, non a caso oggetto da giorni di strali da parte di commentatori ed editorialisti da sempre simpatetici verso il Colle. Una ragione di più – dal punto di vista del centrodestra – per accelerare anche su quel dossier.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.