2019-11-05
La lotta su plastica e microimposte fa ballare 2 miliardi di coperture
Per la lotteria degli scontrini servirà un codice generato online e non quello fiscale.La manovra arriva in Parlamento nel caos: nel ping pong tra Camera e Senato, il primo round tocca a Palazzo Madama. L'incognita maggiore è rappresentata dai renziani, che continuano a partecipare alle riunioni di elaborazione delle misure, salvo mettersi subito dopo a sparare contro a palle incatenate. I renziani, in particolare, disconoscono la paternità di sugar tax, plastic tax, auto aziendali, come detto da Teresa Bellanova. Se non che, al di là di una evidente questione di lealtà interna alla maggioranza, l'atteggiamento di Italia viva pone due problemi non piccoli. Primo: i renziani non forniscono molte alternative, se non due mosse abbastanza improbabili per reperire le risorse. O aggredire quota 100: e sarebbe uno sfregio a chi ha costruito un progetto di uscita dal lavoro, cosa insostenibile per i grillini che un anno fa diedero semaforo verde a quel provvedimento. Oppure - come esplicitato da Luigi Marattin - rinviare la mini operazione di taglio del cuneo fiscale, risparmiando le relative risorse. Ma anche qui la praticabilità politica della cosa è minima: un po' perché si tratta di una bandierina del Pd, un po' perché già la misura è striminzita, e se poi viene addirittura differita nel tempo fino a ottobre 2020, rischia di trasformarsi in una clamorosa presa in giro. Il secondo problema riguarda i numeri: specie al Senato, gli emendamenti renziani, se dovessero ricevere l'ok del centrodestra, potrebbero passare, determinando un'automatica crisi di governo. È esattamente l'«incidente» che è temutissimo al Nazareno. La sensazione è che siano tutti davvero nei guai: i grillini perché prigionieri dei loro errori (aggravati ieri dal disastro Ilva), il Pd perché incastrato in un governo indifendibile, e gli stessi renziani perché non sembrano disporre di proposte in grado di parlare a pezzi consistenti di società.Quanto alle specifiche misure, è più facile che una qualche modifica, almeno per circoscrivere il danno, intervenga sulla sugar tax (si parla di una sforbiciata) e sulle auto aziendali (è stato ventilato sia un ridimensionamento sia un eventuale rinvio), mentre il vero macigno è la plastic tax. Non solo perché Luigi Di Maio si è intestardito a difenderla («I politici guardando alle prossime elezioni, gli statisti guardano alle future generazioni»), ma soprattutto perché è il provvedimento più consistente in termini di gettito: 1,1 miliardi quest'anno, e 2,2 nel 2020. Una stangata, con i riflessi negativi emiliani (dove si trovano molte imprese produttrici) che lo stesso presidente regionale uscente Stefano Bonaccini non ha mancato di sottolineare (Confindustria Emilia ha parlato di danni a un settore da 17.000 occupati). Per ora, Roberto Gualtieri se l'è cavata (si fa per dire) calciando la palla in tribuna: in un caso (auto aziendali) prospettando un tavolo con le case produttrici, e nell'altro (a partire dalla plastic tax) affermando che le modifiche dovranno essere «a saldi invariati». Il che vuol dire che il Mef intende ricavare il medesimo gettito. In sintesi, la riduzione di questa microtasse finirà per ridurre le annunciate coperture di 2 miliardi, e quindi in caso di tagli sarà necessario inventarsi nuove imposte. Sono inoltre state rese pubbliche le regole per la lotteria degli scontrini, che partirà dal 1° gennaio: non servirà il codice fiscale ma un codice lotteria da richiedere sull'apposito portale, non ancora disponibile. Non sarà necessario conservare il singolo scontrino. Saranno estratti tre codici al mese. Il primo premio sarà di 50.000 euro, il secondo di 30.000 e il terzo di 10.000. L'estrazione finale rimetterà in gioco tutti i biglietti, con un premio da 1 milione di euro. Silenzio - invece - sui due capitoli forse più gravi della manovra: l'eliminazione del taglio dell'Ires (4 miliardi di tasse in più sulle imprese da qui al 2025), e la reintroduzione delle cause ostative che renderanno difficile per le partite Iva accedere al regime del 15%. E non è ancora stato calato sul tavolo l'asso di bastoni che rischia di far saltare tutti i calcoli. Che accadrà se l'Ue contesterà la cifra (impossibile) dei 3,5 miliardi che il governo ha indicato come obiettivo di recupero dell'evasione fiscale?
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità