2018-11-18
La lotta dei gilet gialli cinge d’assedio un Macron alla frutta
Proteste per il caro benzina, tentato anche l'assalto all'Eliseo. Migliaia di blocchi, il bilancio è di un morto e 100 feriti (5 gravi). Intanto cresce la grande insoddisfazione delle élite che, appena un anno e mezzo fa, avevano «fecondato in vitro» la discesa in campo di Emmanuel.C'era una volta Emmanuel Macron, da ieri sempre più Micron. La sua Francia è nel caos: tutti contro tutti, anzi tutti contro uno, cioè lui. Già il contesto era quello che era per l'inquilino dell'Eliseo: crollo nei sondaggi, fuggi fuggi dal governo, perfino qualche accenno di distinzione politica nei suoi confronti da parte del primo ministro Edouard Philippe. Intanto cresce - palpabile - la grande insoddisfazione delle élite che, appena un anno e mezzo fa, avevano «fecondato in vitro» la sua discesa in campo: i bene informati dicono che lo stesso protagonismo del commissario Ue Pierre Moscovici va letto proprio come una potenziale candidatura alternativa a Macron, benedetta dall'establishment. Aggiungete, in ordine sparso: il discredito generato dall'affaire Benalla (il bodyguard personale divenuto un intimo della coppia presidenziale); le voci sulle urla sempre più frequenti della prèmiere dame Brigitte; e soprattutto la bomba del presunto esaurimento nervoso del presidente (La Verità, come ricorderete, aveva dato la notizia un paio di settimane fa, unica tra i giornali italiani). A questo quadro catastrofico vanno aggiunti tre elementi sociali. Primo, la massiccia opposizione di 5 milioni di dipendenti pubblici: un esercito pletorico ma elettoralmente poderoso, inferocito verso Macron. Secondo, l'irritazione nelle forze armate per il progetto di difesa comune Ue: la grandeur francese mal si concilia con una specie di «fusione a freddo» con l'esercito tedesco (così la cosa è percepita in Francia). E soprattutto, terzo, la protesta furiosa di automobilisti e autotrasportatori per l'aumento della tassazione del carburante, con la nascita del movimento apartitico dei «gilet gialli». Dall'inizio del 2019, la tassazione sulla benzina aumenterà infatti di 2,9 centesimi al litro, e quella sul gasolio addirittura di 6,5 centesimi. La rivolta si è materializzata ieri con un superblocco del traffico in tutta la Francia, con numeri impressionanti. Secondo il ministero dell'Interno, 2318 blocchi stradali, almeno 1000 punti definiti «critici», e complessivamente più di 120.000 gilet gialli mobilitati, in un clima tesissimo, tra lanci di lacrimogeni e perfino il tentativo di un manipolo di raggiungere fisicamente l'Eliseo.Ma questi numeri, già enormi, implicherebbero appena una sessantina di manifestanti per ciascun blocco: invece, video e foto mostrano vere maree di «giallo». Dunque, la sensazione è che le cifre della partecipazione vadano assolutamente moltiplicate. Lo stesso ministro dell'Interno, Christophe Castaner, in serata, ha dovuto raddoppiare le stime dei partecipanti. Il ministro, dopo la rituale dichiarazione sul diritto a manifestare, ha inoltre aggiunto: «Il nostro livello di inquietudine è massimo». Caos totale, insomma. In questa giornata da incubo, era fatale che ci scappasse la tragedia, che si è materializzata in Savoia, a Pont-de-Beauvoisin. Anche lì c'era un blocco, e una donna alla guida di un'auto, presa dal panico (stava accompagnando la figlia piccola dal medico), si è ritrovata con l'auto circondata e colpita dai manifestanti. La donna ha perso il controllo, ha accelerato, e ha travolto una manifestante, rimasta senza vita. La guidatrice, a sua volta sotto choc, è stata fermata dalle forze dell'ordine. Ma attenzione: se questa è una tragedia, non va sottovalutato il bilancio complessivo degli scontri in tutta la Francia, con 100 feriti, di cui 5 gravi, circa 20 arrestati, altrettanti denunciati. E non si contano gli incidenti legati al cedimento nervoso degli altri automobilisti, quelli che non volevano lo stop al traffico. Naturalmente, l'iniziativa degli automobilisti ha ricevuto un supporto politico enorme dagli oppositori di Macron, che – va loro riconosciuto – avevano tenuto un comportamento assolutamente «repubblicano», astenendosi da commenti sul vero o presunto stato di salute nervosa del presidente. Ma contro la tassazione del carburante e a favore dei guidatori si sono (giustamente) scatenati tutti: Marine Le Pen a destra, Jean-Luc Melenchon a sinistra, e non pochi tra i Republicains (cioè il centrodestra tradizionale). Ma, al di là del tema di per sé rovente (benzina e tasse), del caos e degli incidenti, la manifestazione sembra politicamente letale per Macron perché mette il dito nella piaga: la rivolta del popolo contro le élite, e della Francia diffusa e rurale contro l'establishment di Parigi. Inutile dire che lo slogan della giornata, corteo per corteo, blocco per blocco, è stato: «Macron démission». Da segnalare infine lo sforzo di molti media italiani di «tenere bassa» la manifestazione. Ma i lettori della Verità possono agevolmente immaginare cosa sarebbe successo se una simile ondata di proteste fosse stata organizzata contro Donald Trump, per fare un esempio a caso.