2020-10-23
La lite è nel governo ma l’Azzolina s’infuria con i governatori
Le Regioni si adeguano alle esortazioni del titolare della Salute e la grillina protesta. Attilio Fontana: «Impugni la mia ordinanza...».Bisogna «restare a casa il più possibile», esorta il ministro della Salute, Roberto Speranza. I presidenti di Regione si adeguano e stanno adottando misure restrittive per frenare i contagi. Lo fa anche l'ordinanza del governatore della Lombardia, firmata d'intesa con i sindaci delle città capoluogo e che impone da lunedì prossimo, fino al 13 novembre, la didattica da remoto per le superiori e gli istituti professionali. Non c'è altra soluzione per il leghista Attilio Fontana, dopo aver considerato che «la mobilità degli studenti over 14 (pari a circa 950.000 spostamenti in sola andata) rappresenta circa il 10% degli spostamenti nei giorni feriali». Pronta è scattata la protesta del sindaco di Milano, il dem Giuseppe Sala, che si è dichiarato «totalmente contrario. Non ha senso in questo momento, bisogna alternare didattica a distanza e presenza nelle scuole». Ieri si è trovato a discuterne con il governatore e con gli altri sindaci che avevano sì sottoscritto l'ordinanza, però sarebbero stati un po' distratti: «L'abbiamo vista ma eravamo concentrati sul tema del coprifuoco», ha provato a giustificare la svista il primo cittadino. Nel video incontro di ieri pomeriggio sono volati parecchi stracci e nessun accordo è stato trovato. In mattinata era arrivata a Fontana una lettera di Lucia Azzolina. «Pervengono al ministero dell'Istruzione, dai rappresentanti degli enti locali, dalle autonomie scolastiche, dalle famiglie, dagli studenti, segnalazioni di profonda criticità attinenti la congruità e l'applicabilità delle misure contenute» nell'ordinanza, scriveva la responsabile del Miur. Inviperita perché il governatore aveva disatteso le sue raccomandazioni nella questione Dad, la ministra lo invitava «a lavorare insieme a tutte le istituzioni coinvolte, per trovare soluzioni differenti da quella adottata, nel rispetto del diritto alla salute dei cittadini e del diritto allo studio dei nostri studenti». Nel pomeriggio, il governatore replicava di aver preso una decisione «sofferta» ma necessaria «visti e considerati i dati relativi alla curva epidemiologica della Lombardia, correlati alla situazione del sistema del trasporto pubblico locale». Ben consapevole che il governo non è affatto unito nell'idea di tenere aperte le scuole, Fontana concludeva: «Se il ministro reputa eccessivi e non idonei i nostri provvedimenti, può impugnarli». Da Roma, nessuno si sognerà di farlo. Solo su un punto l'Azzolina ha ragione, ed è quando cita nella lettera gli «enormi sforzi compiuti da tutta la comunità scolastica […] per garantire il corretto avvio» delle lezioni. Un lavoro mastodontico, quello compiuto dai presidi. Partito in luglio tra questionari, ordinanze che si contraddicevano, rallentato dalla mancanza di insegnanti e di arredi scolastici che dovevano garantire la didattica in presenza. I banchi non sono ancora arrivati in moltissime scuole e certo si potevano risparmiare 325 milioni di euro per nuove sedute, comprese quelle ridicole a rotelle, se poi le misure per contrastare il virus sono state ben poca cosa e si deve tornare a studiare da remoto. Per non parlare dei 32.000 docenti che non si è voluto stabilizzare, costringendo alla mobilità 64.563 candidati che partecipano al folle concorso deciso dall'Azzolina. Le Regioni chiudono, ma da ieri fino al 16 novembre migliaia di professori si muovono. Stiamo parlando di 12.584 arrivi solo in Lombardia, di 5.478 in Campania e di 5.807 in Lazio, per citare le prime Regioni dove si è deciso il coprifuoco. «Appena finito il concorso, saranno nuovamente docenti supplenti nelle loro classi», non ha dubbi Pino Turi, segretario Uil scuola. Aggiunge: «Resta senza risposta la condizione di quanti non potranno partecipare perché malati o in quarantena. Per loro nessuna prova d'appello. Sarà inevitabile la previsione di una lunga coda di contenziosi giurisdizionali che chiederanno conto di interessi legittimi negati». Duro anche il commento del leader della Lega, Matteo Salvini: «Anziché attaccare la Lombardia e straparlare ancora di banchi con le rotelle, il ministro Azzolina si preoccupi di cancellare il folle concorso nazionale». Il ministro non ha cancellato un bel niente ma è proseguita nella sua attività epistolare. Dopo Fontana è stato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, a ricevere le sue noti dolenti: «Auspico che si riesca a consentire sollecitamente la ripresa dello svolgimento in presenza delle lezioni», riguardo alla scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, scriveva ieri l'Azzolina, ricordando che per le superiori l'ultimo Dpcm prevede «forme di flessibilità organizzativa». Il ministro vorrebbe tutto riaperto nei plessi scolastici campani, ma il presidente della Regione non ci pensa proprio. Si è mosso ignorando l'Azzolina anche l'altro governatore dem del Sud Italia, Michele Emiliano, sospendendo in Puglia da lunedì prossimo e fino al 13 novembre le attività didattiche in presenza nelle scuole secondarie di secondo grado dell'ultimo triennio.
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Charlie Kirk (Getty Images)