2025-09-12
A Charlie la medaglia per la libertà. Pene per chi festeggia la sua morte
Trump, anche lui vittima di un attentato, sottolinea la matrice politica dell’attacco che ha ucciso l’attivista. «La violenza arriva da chi ogni giorno demonizza e ostracizza coloro che la pensano diversamente».L’omicidio di Charlie Kirk rappresenterà probabilmente una cesura nella recente storia americana. Anche perché, come ha subito specificato Spencer Cox, il governatore dello Utah, si è trattato di un «assassinio politico». Se prima delle elezioni erano falliti ben due attentati contro Donald Trump, questa volta il colpo è andato a segno. E il bersaglio non era uno qualunque. Benché non molto conosciuto Oltreoceano, negli Stati Uniti Kirk era una vera star, un attivista di grande carisma, un influencer seguito da milioni di follower e un autorevole consigliere di tanti politici repubblicani.Per commemorarlo, Trump ha ordinato che per tre giorni le bandiere siano abbassate a mezz’asta in tutti gli Stati Uniti. In un video molto commosso, pubblicato sul suo social Truth, il tycoon ha affermato che «Charlie ha ispirato milioni di persone. E tutti coloro che lo conoscevano e lo amavano sono uniti nello choc e nell’orrore». Per Trump, il giovane Kirk era «un patriota che ha dedicato la sua vita alla causa del libero dibattito e al Paese che amava così tanto: gli Stati Uniti d’America». E ancora: «È un martire della verità e della libertà, e non c’è mai stato nessuno tanto rispettato dai giovani».Al di là del cordoglio per l’attivista, che a 31 anni ha lasciato moglie e due figli, Trump ha sottolineato la matrice politica dell’attentato: «È da troppo tempo», ha sottolineato, «che tutti gli americani e i media dovrebbero affrontare il fatto che la violenza e l’omicidio sono la tragica conseguenza del demonizzare, giorno dopo giorno, anno dopo anno, in modo odioso e spregevole, coloro con cui non si è d’accordo». Il presidente, in particolare, ha puntato il dito contro la «sinistra radicale», accusandola di «paragonare americani meravigliosi come Charlie ai nazisti e ai peggiori assassini e criminali della storia».Per Trump, in ogni caso, Kirk è già diventato un simbolo e un esempio: «Un assassino ha cercato di ridurlo al silenzio con un proiettile, ma ha fallito, perché insieme ci assicureremo che la sua voce, il suo messaggio e la sua eredità vivano per innumerevoli generazioni a venire». Pertanto, ha proseguito Trump, «oggi, a causa di questo atto odioso, la voce di Charlie è diventata più grande e più potente che mai».Ancora più commosso è stato il lungo post di addio che a Kirk ha dedicato il suo caro amico JD Vance, che ieri ha disertato le commemorazioni dell’11 settembre per portare conforto alla famiglia del defunto. Ripercorrendo le tappe della loro amicizia, il vicepresidente americano ha ricordato che «Charlie era affascinato dalle idee e sempre disposto a imparare e a cambiare opinione. Come me, era scettico su Donald Trump nel 2016. Come me, arrivò a riconoscere in lui l’unico leader capace di liberare la politica americana dal globalismo che aveva dominato per tutta la nostra vita». Ma Kirk, per Vance, «non era solo un pensatore: era un uomo d’azione, capace di trasformare grandi idee in eventi ancora più grandi, con migliaia di attivisti».Oltreché come un amico fedele, Vance lo ha ricordato anche come un fervente cristiano e un «grande padre di famiglia». Da buon cattolico, il vicepresidente ha confessato di aver pregato tanto per lui prima che spirasse: «Dio non ha esaudito quelle preghiere, e va bene così. Aveva altri piani. Ora che Charlie è in cielo, gli chiederò di rivolgersi direttamente al Signore per la sua famiglia, i suoi amici e il Paese che ha tanto amato». Particolarmente sentito, vista la sua storia familiare, è stato poi il ricordo di Robert Kennedy: «Ancora una volta», ha dichiarato il segretario alla Salute, «un proiettile ha messo a tacere il più eloquente portavoce della verità di un’epoca. Il mio caro amico Charlie Kirk è stato l’instancabile e coraggioso paladino della libertà di parola del nostro Paese».Anche tra le file dei democratici, la morte di Kirk ha suscitato indignazione e amarezza. Bill Clinton, per esempio, si è detto «rattristato e arrabbiato» per l’omicidio del giovane attivista conservatore. «Serve da parte di tutti una seria introspezione, raddoppiando i nostri sforzi per affrontare il dibattito con passione, ma in modo pacifico», ha aggiunto l’ex presidente dem. Joe Biden, dal canto suo, è stato più telegrafico ma comunque perentorio: «Non c’è posto nel nostro Paese per questo tipo di violenza». Concetto poi ribadito da Kamala Harris: «La violenza politica», ha scritto l’ex vicepresidente, «non ha posto in America. Condanno questo atto e dobbiamo collaborare tutti per garantire che non porti ad altra violenza». A esprimere il suo sconcerto per l’accaduto è stato pure Barack Obama: «Non sappiamo ancora che cosa abbia spinto a sparare la persona che ha ucciso Charlie Kirk, ma questo tipo di violenza spregevole non deve esistere nella nostra democrazia».Ieri, inoltre, il Dipartimento di Stato americano ha annunciato che «intraprenderà azioni appropriate» contro tutti gli stranieri che glorificano, giustificano o sminuiscono la morte di Kirk sui social. «Non sono i benvenuti nel nostro Paese», ha specificato Christopher Landau, il vicesegretario di Stato.
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