2020-12-24
La linea del talento che unisce Italia e Israele
Milstein e Heifetz (Getty images)
La tradizione ebraica del virtuosismo al violino, che affonda le radici nella Mitteleuropa, è un patrimonio culturale. Il cui valore si ritrova nei maestri come Milstein e Heifetz, eredi della scuola nostrana di Vivaldi, Tartini e Paganini. Un ponte tra i due Paesi.Quest'anno, per la prima volta dopo decenni, non ho in programma alcun concerto durante le feste di Natale. Non potermi esibire è per me una grande sofferenza, ecco perché sto pensando di organizzare un concerto in streaming nelle prossime settimane. Intanto, però, ripenso ai grandi concerti passati, a quelli che mi hanno lasciato grandi o comunque forti emozioni. E mi viene in mente un viaggio in Israele. Era il Natale del 2008, e quell'esperienza mi è rimasta nel cuore. Ho visitato varie volte Israele. Sono attratto dalla sua storia e dai suoi luoghi sacri, centri della più alta spiritualità che accomuna le diverse religioni. L'emozione che si prova all'apparire di Gerusalemme, la Città santa, è indescrivibile. Ancora oggi si accede alla città attraverso le antiche porte. Osservando le mura che la cingono, si avverte che lì è passata la storia spirituale del mondo. Atene fu la culla del pensiero filosofico della civiltà occidentale, Roma del diritto e Gerusalemme dello spirito. Unendo queste città emblematiche, ricomponiamo le nostre radici comuni, antiche. Purtroppo conosciamo con sgomento anche la cruda realtà: questo Paese, che dovrebbe effondere pace e armonia, non riesce a conoscere né l'una né l'altra.Chi si avventura in queste province incontra il pastore con il gregge di capre, i bambini che cavalcano gli asinelli, i cagnolini che corrono al loro fianco. Si pensa a scenari di serenità, ai pastori di casa nostra, ai pascoli erbosi del nostro Paese; ma in queste terre la vita è dura, le erbe sono rade, il suolo riarso. Ci si trova nel deserto. Eppure per il popolo d'Israele è questa la ≪Terra promessa≫. Qui, gli antichi padri piansero di gioia piantando le tende. Ed è anche la Palestina dei palestinesi.I due popoli, che sono fratelli, dovrebbero vivere in pace, sorretti dal potere e dalla forza della cultura e della memoria. Di questo potere e di questa forza la Bibbia, il libro dei libri, da molte dimostrazioni. Heinrich Heine esclamava: ≪«Che libro! Grande e ampio come il mondo»≫, riferendosi non solo agli stili letterari, tutti rappresentati, ma anche ai paesaggi, alle storie di personaggi e destini reali che vi sono narrate. Come non ammirare l'eroica coerenza e la fedeltà, per esempio, della madre dei Maccabei? Sprona i figli a non tradire la legge di Dio e a preferire la morte. Resiste al dolore straziante di assistere alla loro tortura, e li segue nella tomba.Purtroppo la ricerca della pace fra i due popoli fratelli è irta di ostacoli, e la violenza ha scavato un solco di odio profondo. Gli insediamenti israeliani sparsi nel territorio e il muro che divide le famiglie - e che costringe chi deve varcarlo per recarsi a lavorare a estenuanti controlli di sicurezza - sono segnali di quanto le persone si trovano a vivere: una situazione instabile e delicata come poche altre, sempre soggetta a cambiamenti. Benché la caratteristica di questo Paese sia la precarietà degli equilibri e delle soluzioni, non bisogna abbandonare la ricerca della pace, che passa anche attraverso le iniziative artistiche e culturali. In particolare, mi riferisco alla realtà messa in campo da Daniel Barenboim, direttore d'orchestra ebreo nato in Argentina, che nel 1999 ha fondato con Edward Said, scrittore palestinese nato a Gerusalemme, la West Eastern Divan Orchestra (il nome e un omaggio alla raccolta West-ostlicher Divan di Johann Wolfgang von Goethe). Lo scopo è favorire il dialogo tra musicisti provenienti da Paesi e culture storicamente nemici, consentendo il perfezionamento delle competenze musicali classiche a giovani strumentisti di Israele, Egitto, Giordania, Siria, Libano e Palestina.L'orchestra ha sede a Siviglia, in Spagna, e in tanti anni di attività ha portato un messaggio di pace in tutto il mondo. Qualche anno addietro, ho suonato con l'orchestra filarmonica di Israele, diretta da Zubin Mehta, al festival di Salerno. Più recentemente, in occasione della laurea honoris causa conferita dal presidente Shimon Peres all'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, venni invitato da questi a tenere un concerto con l'orchestra da camera di Gerusalemme. Il livello del gruppo cameristico era molto alto, si suonava senza direttore: gli strumentisti, dotati di spiccata personalità, partecipavano all'esecuzione con entusiasmo creativo. Avevo l'impressione di suonare in un ensemble di solisti: le idee interpretative erano sempre condivise e venivano apprezzate da un pubblico partecipe. In quell'occasione mi chiesi se la personalità e l'energia vitale che trovavo nelle orchestre israeliane non fossero dovute alle peculiarità degli artisti di stirpe ebraica provenienti dalla Mitteleuropa, dove l'educazione musicale, essenziale per la crescita e la formazione spirituale e culturale dei giovani, era un interesse centrale per le famiglie. In ogni caso, prima del concerto a Gerusalemme, dissi in pubblico che gli eredi della scuola italiana di Vivaldi, Tartini, Paganini e Viotti erano proprio i grandi violinisti ebrei come Ojstrach, Menuhin, Milstein, Heifetz. Sono certo che le tradizioni, i valori, la circolazione della cultura e dell'arte, e le iniziative musicali menzionate favoriranno l'avvento di un futuro di pace in queste terre martoriate dall'odio.Ma torniamo al concerto: erano presenti tutte le autorità israeliane più importanti da Peres, Napolitano, e alcuni tra gli scrittori italiani e israeliani più significativi: David Grossmann, Amos Oz, Abraham Yehoshua, Claudio Magris e Susanna Tamaro tra gli altri. Erano stati invitati per un congresso letterario italo-israeliano. Fu un bagno di cultura dello spirito indimenticabile.La sera si tenne il concerto alla presenza di tutte queste personalità. Fu un grande successo e l'orchestra subito mi chiese di fare una tournée. Mi chiesero anche di prestare uno dei miei preziosi violini «per i futuri concerti, perché non abbiamo i soldi per comprare uno Stradivari». La richiesta, confesso, mi sembrò un po' strana. Comunque sia, ho provato immediata empatia nei confronti di questi musicisti di altissimo livello, così come verso l'orchestra di Israele diretta da Zubin Mehta. In queste settimane, mentre la musica è costretta a tacere dalle restrizioni, posso riascoltare dentro di me la musica straordinaria che ho suonato con questi grandi musicisti.
Jose Mourinho (Getty Images)