2018-11-25
La Lega vola, ma i giornali negano l’evidenza
Secondo alcuni giornali, il ceto produttivo che alle ultime elezioni ha votato Lega sarebbe in rivolta, pronto a tradire Matteo Salvini e i suoi per non si sa chi. Ogni tanto qualche imprenditore, di solito organico al sistema di Confindustria, ossia a un sindacato che è sempre stato pappa e ciccia con i governi del passato nella speranza di riceverne in cambio favori, lancia l'allarme, quando non minaccia di scendere in piazza al grido (...)(...) di «compagni avanti, il gran partito noi siamo degli imprenditori». Tuttavia, quando si misurano gli indici di gradimento degli italiani nei confronti della politica, si scopre che giorno dopo giorno il consenso nei confronti del capo della Lega cresce e insieme cresce il giudizio positivo sul suo operato anche da parte di chi dichiara di non votarlo.L'ultimo sondaggio che segnala il curioso fenomeno è di ieri, a firma di Nando Pagnoncelli, ossia di uno che pur venendo da Bergamo non può essere certo sospettato di simpatie leghiste. L'esperto di tendenze, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, spiega che l'ex Carroccio nelle ultime settimane è cresciuto ancora. Oggi la percentuale stimata dall'istituto Ipsos è superiore al 36 per cento, una cifra che non solo la Lega non ha mai neppure sfiorato da quando è stata fondata, ma che è doppia rispetto a quella già alta che il partito di Salvini conquistò il 4 marzo. In pratica, in meno di dieci mesi il ministro dell'Interno ha raggiunto le vette della politica, scalzando tutti gli avversari e imponendo sé stesso come unico leader. Tutto ciò è stato fatto a scapito degli avversari di centrodestra, prova ne sia che, secondo le stime degli esperti, dal 4 di marzo a oggi Forza Italia si è dimezzata e anche Fratelli d'Italia è stata prosciugata. Non solo. Nei sondaggi calano sia il Partito democratico che Leu, ma soprattutto il Movimento 5 stelle, che scende al 27 per cento, quasi 6 punti in meno rispetto a dieci mesi fa.Ma per i giornali, la Lega sta deludendo il proprio elettorato, quello cioè fatto di piccoli imprenditori e di partite Iva e a riprova di ciò si dà conto di un malcontento diffuso in zone come la Lombardia e il Veneto, ossia nel cuore di quella che un tempo era considerata Padania e dove il Carroccio ha cominciato la sua corsa. Ma è davvero così? Anche qui le cose stanno in maniera diversa da come le raccontano. Basta prendere un sondaggio sul Veneto appena sfornato da Ilvo Diamanti, collaboratore di Repubblica e alla guida del centro studi Demos, non certo tenero con i leghisti. Secondo lo studioso, Luca Zaia gode di un consenso bulgaro, che arriva al 76 per cento. Ovviamente chi plaude al governatore non è necessariamente leghista, anzi. Dalla ricerca pubblicata dal Gazzettino risulta che Zaia goda del consenso di poco meno del 60 per cento di quelli che votano Pd e pure di gran parte dei pentastellati. Si dirà che il governatore è un conto e il vicepremier del governo un altro. Certo, ma il problema è che, seppure scavalcato da Zaia, anche Salvini presso i veneti continua a godere di un gradimento super, che va oltre il 70 per cento. Insomma, a guardare i numeri non c'è traccia del fenomeno di cui ogni giorno parlano i giornaloni. Lo scollamento della Lega dal suo elettorato pare semmai un'invenzione, perché l'operato del ministro dell'Interno al momento continua a essere giudicato positivamente, al punto che l'elettorato sarebbe pronto a tributare al suo partito un consenso mai visto. Certo, avere oggi molti voti non significa che li si avrà anche in futuro. E la parabola di Matteo Renzi dimostra quanto le intenzioni di voto siano ballerine. Tuttavia, al momento, non c'è traccia di battute d'arresto e cadute libere nell'ascesa del capo leghista. Semmai si segnalano cadute rovinose nelle vendite dei quotidiani che da tempo l'hanno preso di mira. A riprova che l'unico scollamento rilevabile - ma non dai sondaggi - è quello tra la stampa e gli italiani.