2018-09-19
Resa dei pm, non possono chiudere la Lega
L'accordo con la Procura di Genova sancisce un principio: un partito non può essere chiuso per via giudiziaria. Il Carroccio ridarà i 49 milioni contestati con prelievi da 100.000 euro ogni due mesi. Per trovare le risorse, la sede di via Bellerio verrà messa in affitto.«Prassi consolidata». Bastano queste due parole per spiegare l'accoglimento dell'istanza da parte della Procura di Genova della cosiddetta rateizzazione a 600.000 euro all'anno (prelievi da 100.000 a bimestre su un conto dedicato) del sequestro preventivo di 49 milioni chiesti alla Lega di Matteo Salvini. Nonostante le proteste da parte del Pd - l'ex ministro Maria Elena Boschi, che è anche avvocato, parla a sproposito di «Lega ladrona» e «comode rate» -, l'accordo trovato tra i procuratori genovesi e il Carroccio è una prassi consolidata in giurisprudenza. La si può leggere nella stessa istanza firmata dal tesoriere Giulio Centemero, dove la Lega ricorda appunto che «è notorio che questa Procura ha già ritenuto possibile in altri procedimenti una esecuzione dilazionata di provvedimenti di sequestro e confisca nei confronti di società al fine di consentire la prosecuzione della loro attività». E lo conferma anche il procuratore capo Francesco Cozzi: «Abbiamo fatto quello che viene fatto in altre procedure analoghe, laddove agiamo in esecuzione. È un meccanismo che la Procura ha già seguito per i crediti erariali, per cui una società può subire sequestro preventivo». Allo stesso tempo il Carroccio ha presentato ricorso in Cassazione contro il provvedimento di sequestro di beni futuri dopo la sentenza del Riesame: in via Bellerio continuano a sostenere che la sentenza sia sbagliata ma per senso di responsabilità hanno deciso di depositare i soldi come garanzia. Ora si aspetterà l'esito del ricorso alla Suprema corte, come chiusura dei processi d'appello a Genova e Milano. In ogni caso il fine settimana di incontri tra gli avvocati della Lega Roberto Zingari e Giovanni Ponti con il capo dellaProcura Cozzi e il sostituto Francesco Pinto ha dato i suoi frutti. A quanto pare entrambe le parti avrebbero convenuto di trovare una tregua anche per sedare lo scontro istituzionale in corso, tra il partito di governo del ministro dell'Interno e la magistratura, per di più a pochi giorni dall'elezione del vicepresidente del Csm. La Lega quindi non muore come si era ipotizzato nelle scorse settimane. Può continuare a esistere e fare attività politica in vista delle prossime elezioni, regionali e europee. Mantiene la sua autonomia economica e viene riconosciuta da parte dei magistrati l'impossibilità di chiudere un partito politico, in particolare dopo una condanna in primo grado a carico dell'ex fondatore Umberto Bossi e dell'ex tesoriere Francesco Belsito, per fatti risalenti a 10 anni fa. Di fondo c'era da aspettarselo. Sui social network c'è chi ironizza sul fatto che si tratterebbe di un mutuo camuffato della durata di 76 anni, in realtà è la semplice constatazione da parte della Procura di non poter eseguire integralmente il sequestro. Del resto nell'ultimo esercizio del 2017 la Lega Nord ha avuto proventi pari a 2,9 milioni di euro, con un disavanzo pari a 1.151.960,06. Nello specifico, insomma, ricercare i famosi 49 milioni di euro comporterebbe una attività di polizia giudiziaria molto dispendiosa, se non inutile e soprattutto comprometterebbe l'esistenza stessa della Lega, così da far venir meno la possibilità di nuovi proventi come la possibilità di risanare il debito. Quindi il Carroccio mette a disposizione la sede di via Bellerio, gestita dalla Pontida Fin, un immobile «idoneo a garantire redditi tali da far fronte all'impegno» con la Procura. La storica sede, comprata da Bossi durante Tangentopoli dopo i primi successi elettorali, sarà data in affitto per altre attività politiche. In questo modo il tesoriere si impegna a versare 100.000 euro a bimestre, pari a 600.000 all'anno, ovvero un quinto dei proventi avuti nel corso dell'ultimo esercizio. Sono tutti soldi che arriveranno dai proventi, ovvero l'obolo versato dagli eletti e le donazioni, come dalla messa a reddito dell'immobile di 7.600 metri quadri. La tregua tra Procura di Genova e il partito di Salvini era nell'aria. Da quasi un anno gli stessi procuratori genovesi avevano chiesto pareri al tribunale del Riesame sull'opportunità o meno di chiudere il movimento. È sempre Cozzi a spiegarlo nel dettaglio: «Credo che abbiamo raggiunto un punto di equilibrio e perseguito gli interessi dello Stato. Per evitare di soffocare aziende operative, la Procura vanta il suo titolo su profitti percepiendi per una parte dei proventi futuri, consentendo di incassare una parte delle somme nel tempo fino al raggiungimento del credito complessivo dovuto allo Stato e consentendo alle aziende di operare». Allo stesso tempo, mentre la Lega presenta ricorso in Cassazione proseguono le indagini sui 10 milioni di euro che sarebbero scomparsi in Lussemburgo. La scorsa settimana i magistrati sono stati nel Granducato a raccogliere testimonianze e documenti. In sostanza lo scontro tra toghe e Carroccio è solo rimandato. C'è tensione in vista del 27 settembre quando a Palazzo dei Marescialli si eleggerà il nuovo vicepresidente del Csm. A quanto pare il premier Giuseppe Conte, su consiglio del maestro Guido Alpa, continua a insistere sul «renziano» Filippo Donati, eletto grazie ai 5 Stelle. Si tratta di una scelta che non è gradita al Carroccio né dall'alleato a livello locale, il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.