
L’assessore Piefrancesco Maran fa prevalere l’ideologia sul buon senso e annuncia che i varchi resteranno attivi nonostante il caos. Protesta persino l’Aci e il sindaco fa dietrofront.Forse rendere più complicata la vita ai cittadini, per la giunta Sala, è un modo di rieducarli facendo emergere una coscienza verde. Dopo una notte di nubifragi, Milano si sveglia con decine di alberi abbattuti, strade bloccate, balconi devastati e automobili con il tettuccio sfondato. Sarebbe l’occasione giusta per sospendere per un po’ di giorni i rigori e i divieti di area B e area C, per consentire ai cittadini di riparare il riparabile, magari di andare a prendere un vetro o cambiare una tapparella. Eppure, l’assessore alla Casa e Piano quartieri, Pierfrancesco Maran, in mattinata dice no a ogni ipotesi di sospensione delle aree B e C a traffico limitato. L’Aci di Milano invece chiede che le due aree, che coprono quasi l’80% del territorio comunale, siano liberate fino al pieno ritorno alla normalità. Nel pomeriggio arriva il sindaco Beppe Sala e concede due giorni di sospensione solo dell’area C, quella del centro storico, ieri e domani. Morale della favola: se ti serve una scala te la devi andare a prendere entro stasera, oppure da domani, ci vai in bicicletta o chiami un artigiano dotato di Tesla. «Vedere sdraiati a terra alberi così meravigliosi tocca il cuore di tutti noi», twitta un commosso Maran a metà giornata. Poi una giovane cittadina gli chiede se le aree B e C sono state sospese e l’assessore del Pd non si commuove più: «Non sono sospese ed è auspicabile usare l’auto il meno possibile in questi giorni». Per i non milanesi, l’area C coincide con il centro storico, all’interno della cerchia dei bastioni, è a pagamento, a meno che si abbia un veicolo elettrico o ibrido (non tutti). L’area B, invece, è la zona a traffico limitato più vasta d’Italia, con una superficie di 128 chilometri quadrati, che rappresenta il 72% del territorio comunale. L’accesso è consentito solo ad autoveicoli per il trasporto delle persone e di cose Euro 5 e 6 a benzina, Gpl, metano, bifuel, ibridi ed elettrici. In pratica, chi ha una vecchia macchina diesel o benzina è spacciato. Maran aveva deciso che gran parte dei milanesi dovesse stare a casa ad aspettare che tutto torni prima, oppure che si arrangiasse a piedi e in bicicletta per fare le varie commissioni. Un’autentica follia, figlia però della filosofia di questa giunta che sogna una Milano green-chic per cittadini con conto in banca a sei zeri. Molti milanesi, a giudicare dai social, non erano affatto contenti del pugno di ferro di Maran. E a metà giornata si è fatta sentire anche l’Aci di Milano, con una nota firmata dal presidente Geronimo La Russa che chiedeva la sospensione delle aree B e C «per venire incontro alle esigenze dei pendolari e dei cittadini impossibilitati ad utilizzare il trasporto pubblico». «Auspichiamo che il Comune provveda a sospendere area B e area C fino al pieno ritorno alla normalità», chiede l’Aci. Nel pomeriggio si sveglia il sindaco e concede via Facebook il minimo indispensabile: «Abbiamo deciso di sospendere l’area C per le giornate di oggi e domani (ieri e oggi per chi legge, ndr), ma invitiamo a limitare gli spostamenti in città». Sembra Giuseppe Conte ai tempi del Covid: dal Palazzo ai sudditi, con pochi complimenti. In sostanza, la «concessione» più attesa e razionale, quella che riguardava l’area B, insomma, gran parte di Milano, resta nel taschino del manager prestato al Pd. Chi guida un’auto diesel o a benzina di sei o sette anni fa e deve andare a comprare un pezzo di ricambio per qualcosa che si è rotto a casa deve usare la bicicletta o i mezzi pubblici. Oppure, se osa prendere la macchina, rischia una multa tra i 163 e i 658 euro di multa. Insomma, conviene stare a casa e ordinare un paio di porte in legno: costa meno di una sanzione. C’è poco buon senso in tutta questa storia, ma succede quando ogni sciagura è l’occasione buona per rieducare il popolo inquinatore. Sala ha anche fatto un pubblico appello a portinaie e portinai di Milano perché puliscano bene i tratti di marciapiede di pertinenza «anche per evitare intasamenti nei tombini». E ha annunciato di volersi concentrare sulla conta dei danni per chiedere i fondi regionali e statali per le calamità. Attilio Fontana si è già mosso e per conto della Regione Lombardia ha chiesto al governo il riconoscimento dello stato d’emergenza di rilievo nazionale. Una prima stima della Regione parla di 41,4 milioni di danni, ma sono cifre che partono dal 3 luglio e sono ancora da aggiornare con i nubifragi delle ultime 48 ore.
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