2021-09-19
La Germania vuol spremere le nostre case
Il parlamento ha votato per non toccare le tasse sugli immobili, eppure sulla riforma fiscale incombe la revisione del catasto chiesta dall'Europa (cioè da Berlino). Una mazzata che il governo deve impedire.Sulla riforma fiscale proprio non si siamo. Eravamo partiti bene, con le parole di Mario Draghi che aveva affermato due cose: doveva essere una riforma globale del sistema fiscale (non fatta a pezzi come è avvenuto negli ultimi anni) e doveva essere una riforma che favorisse la ripresa economica. Ci ritroviamo che su più di 20 miliardi di manovra alla riforma ne saranno destinati, se va bene, 3 o 4. Ci ritroviamo che vogliono ritoccare il catasto, cioè aumentare le tasse sulle case, che per la maggior parte sono possedute da famiglie certamente non ricche. Tra l'altro va ricordato che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza votato da tutto il Parlamento c'era scritto che il catasto non sarebbe stato toccato ma, evidentemente, si continua sulla strada tracciata da Giuseppe Conte per la quale del Parlamento si ha la stessa considerazione che i piccioni hanno delle statue. Ci ritroviamo, cioè, a nulla nel campo dove la riforma sarebbe più urgente, forse più di quella della burocrazia che pure è necessaria. Come tutti sanno, una riforma fiscale si fa per due motivi: o perché si vuol favorire una categoria perché chi è al governo ha a cuore i voti di quella categoria, o perché si vuol trasformare il sistema fiscale in modo tale che sia più efficiente, cioè non opprima le famiglie e le imprese, e più equo, cioè tale per cui chi ha di più dia di più e chi ha di meno dia di meno: si chiama capacità contributiva. Le idee che circolano da qualche settimana non vanno né in una direzione né in un'altra. Non c'è un partito - uno - che abbia formulato a oggi una proposta organica. Cioè: quanti soldi costa, chi paga, chi ci guadagna e quanto, chi deve pagare e quanto, che tipo si semplificazione del sistema si vuole attuare. Nebbia. Idee presenti come l'albumina nella analisi delle urine: tracce. Ci rendiamo conto che scriviamo di queste cose da tempo, e anche che possiamo risultare ripetitivi. Ma, purtroppo non siamo noi ripetitivi: ci limitiamo a riportare e denunciare il fatto che in Italia politica e governi non fanno un passo nella direzione giusta da anni, e che per trovare qualcosa di buono dobbiamo andare molto indietro nel tempo e cioè agli anni immediatamente successivi al dopoguerra. Si parla cioè di 70 anni fa. Basta un dato per capire da dove partire. In Italia coloro che guadagnano da 15.000 euro a 50.000 euro lordi l'anno cioè da 2.000 euro lordi in giù, pagano il 67% dell'Irpef, i soldi che vengono trattenuti dalla busta paga, la fonte dalla quale vengono i soldi che fanno funzionare tutta l'economia. Meno soldi vanno dalla busta paga nelle tasche e meno l'economia funziona. Per quel lavoratore che guadagna 2.000 euro lordi al mese significano 400 euro di Irpef cui se ne vanno ad aggiungere circa 200 di tasse tra Iva, bollo auto, accise sulla benzina, tasse sulle bollette ecc.. totale 600 euro su 2.000 lordi. Ci chiediamo cosa ci sia da pensare. Ci chiediamo: c'è da interrogarsi su da dove partire? Non è sufficiente questo scandalo anticostituzionale per indicare il punto di partenza? Non ragionino troppo, al governo e nei partiti: magari finiamo peggio di come siamo. Prendano in mano questi dati e trovino il modo di rimediare a questa violenta, palese, catastrofica e incredibile ingiustizia. Intanto facciano questo, poi penseranno al resto. E quei 22 o 23 miliardi non li spendano in tante cose inutili. Non si preoccupino di cambiare la tavoletta del cesso quando dal tetto piove in casa. E se la Germania vuole far tassare gli immobili italiani perché oltre l'80% è posseduto dalle famiglie che ci abitano, qualcuno spieghi ai tedeschi che sui soldi per comprare quelle case gli italiani le tasse le hanno già pagate. Perché per comprarsi una casa da 150.000 euro in Italia ne devi guadagnare 300.000 lordi e metterli piano piano da parte. Case, tra l'altro ricostruite dopo una guerra, la Seconda mondiale, della quale loro dovrebbero avere una certa memoria. Quindi, prima di rompere le palle agli italiani, anche sulle tasse, guardino agli affari loro: noi ci pensiamo autonomamente a cosa dovere o non dovere fare. Ci mancano solo i maestrini tedeschi, poi il circo è al completo. Si può cominciare col numero dei pappagalli parlanti.
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La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)