2020-06-06
La Gdf visitò la ditta di babbo Renzi ma dire «perquisizione» è un reato
Condanna in primo grado per La Verità: decisivo il termine improprio. Ora il ricorso.I Renzi nel Tribunale civile di Firenze stanno facendo filotto. Dopo i soldi guadagnati nelle cause contro Il Fatto quotidiano, hanno vinto, in primo grado, anche contro La Verità, che è stata condannata a pagare 25.000 euro per una diffamazione «di media gravità». Questa volta il giudice Maria Filomena De Cecco ha deciso di condannare il nostro giornale per un articolo firmato da Giacomo Amadori intitolato «Perquisite le aziende dei Renzi». Il riferimento era alla visita della Guardia di finanza presso le sedi della cooperativa Marmodiv di Firenze e della Eventi 6 Srl di Rignano sull'Arno.In realtà le Fiamme gialle il 5 ottobre 2017 si presentarono con un decreto di perquisizione e sequestro alla Marmodiv (dichiarata fallita nel marzo 2019) e alla Eventi 6 con due decreti di richiesta di consegna di materiale cartaceo e informatico collegati a due diverse inchieste: la prima riguardante la bancarotta della cooperativa Delivery service, la seconda inerente due fatture false. Per il primo procedimento hanno chiesto la consegna di tutto il materiale relativo ai rapporti con la coop e la posta elettronica della società. Per il secondo la documentazione inerente una precisa fattura. Il 7 ottobre scorso Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli sono stati condannati in primo grado a un anno e 9 mesi proprio per le due presunte fatture false, compresa quella per cui c'era stata la visita delle Fiamme gialle. I due genitori sono stati iscritti sul registro degli indagati il 19 ottobre 2017, due settimane dopo l'acquisizione della documentazione. In realtà quando la Guardia di finanza si presentò a Rignano i due genitori erano già sotto inchiesta da cinque mesi nell'ambito del secondo procedimento, quello sulla coop Delivery service, fornitrice della Eventi 6, indagine che, successivamente, avrebbe portato ad altre contestazioni di reato, compresi i fallimenti di altre due cooperative, la Europe service e la Marmodiv. Nei loro atti i magistrati hanno scritto che le tre coop «sono state costituite essenzialmente per consentire alla Srl “Chil post/Eventi 6" di avere a disposizione mano d'opera senza essere gravata di oneri previdenziali ed erariali, tutti spostati in capo alle cooperative stesse». Inoltre per i pm la Marmodiv, la ditta perquisita il 5 ottobre 2017, avrebbe emesso fatture per operazioni in parte inesistenti «per consentire alla Eventi 6 l'evasione sulle imposte dei redditi e sul valore aggiunto». Anche per questo procedimento gli inquirenti hanno chiesto il rinvio a giudizio di Tiziano e Laura, i quali, per due di questi crac, il 18 febbraio 2019, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, misura che è poi stata annullata dal Tribunale del Riesame, che l'ha ritenuta non necessaria, pur vietando ai due indagati l'esercizio dell'attività imprenditoriale per diversi mesi.In questo complesso quadro la Eventi 6 ha chiesto un risarcimento per la diffamazione del suo buon nome, sottolineando come il 5 ottobre 2017, prima dell'arresto e della condanna di primo grado, i genitori di Renzi avessero ricevuto solo una richiesta di consegna di documenti. Per questo la descrizione della perquisizione della Marmodiv, per come ci era stata raccontata da un testimone oculare e per come risulta dai verbali, non poteva essere estesa alla Eventi 6. Anzi per il giudice De Cecco abbiamo diffamato la società «visto che l'accesso ai locali è avvenuto con modalità del tutto diverse da quelle rappresentate nell'articolo» e «per il comune sentire» parlare di perquisizione dà l'idea di «mancanza di collaborazione del soggetto» e di «un coinvolgimento degli stessi con i fatti oggetto dell'indagine». Aggiunge la toga che è «lecito presumere che la pubblicazione della notizia in questione abbia fortemente leso la considerazione della società attrice (la Eventi 6, ndr), creandole un forte imbarazzo nelle relazioni con i suoi collaboratori e clienti». Come se a minare la credibilità della ditta fosse stato il nostro articolo e non la slavina di provvedimenti giudiziari, da noi anticipata, che ha coinvolto nel tempo i vertici della società. La Verità farà appello.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.