2022-01-27
La Fenice faceva affari coi migranti
La coop ora accusata di irregolarità nel mercato della salute era già stata al centro di numerosi scandali nella gestione dei profughi. Ma si è fatto finta di non sapere.Molte delle coop che si stanno espandendo nel mercato della salute, piazzando negli ospedali in sofferenza anestesisti e rianimatori, hanno un passato nel business dell’accoglienza. E mentre, come ha svelato ieri la Verità, fioccano le segnalazioni sulla scarsa qualità delle prestazioni professionali offerte, dal passato di queste coop tornano a galla le ombre lasciate nella gestione dei profughi e dei richiedenti asilo. Una di queste coop, per esempio, La Fenice di Sassuolo, è finita, in sequenza, nel mirino dell’Ordine dei medici di Campobasso per l’affidamento di turni da parte dell’Asl «pur in assenza dei titoli e delle specializzazioni necessari per svolgere il lavoro», dell’Ulss Scaligera di Verona, che sottolineava «un intreccio parentale tra gli organi rappresentativi», dell’Ulss 8 Berica di Vicenza, per «gravi inadempienze segnalate nella banca dati tenuta dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac)» e inviate dalle Marche, dal Trevigiano e da Melzo (Milano), e dall’Asl 1 Liguria per il «mancato avvio del servizio e la conseguente mancata copertura dei turni» dei medici. Prima di dare un’occhiata alle segnalazioni dell’Anac, bastava controllare qualche referenza. O, almeno, dare un’occhiata alle attività di Artemio Serafini, che della Fenice era presidente del Cda, prima di lasciare alla sorella Simonetta il timone. Artemio, nella banca dati delle Camere di commercio, compare, nel tempo, nelle compagini di altre sette società (alcune poi abbandonate): la Fak società cooperativa, una sorta di service per altre aziende avviata nel 2008 e chiusa nel 2010; la Aquila assistenza, che a leggere lo statuto appare come un incrocio tra una cooperativa sociale e una società alberghiera; la Optima, a Carpi, in liquidazione coatta; la Altavista di Sassuolo per l’assistenza domiciliare; la Poli auto center (cancellata); la Cometa, che tra le finalità ha anche quella di occuparsi dei servizi infermieristici negli istituti di reclusione; e la Solaris, che in Veneto si è trovata in più di un pasticcio. Proprio nella gestione dei migranti. Nel 2015 scoppia il caso degli alloggi fantasma per rifugiati. L’hotel che era stato indicato al momento di partecipazione della gara indetta dalla Prefettura, ricostruirono i giornali locali, era sotto sequestro e la società che gestiva il campeggio che avrebbe dovuto ospitare i profughi smentì l’esistenza di rapporti con la Solaris. A Eraclea, invece, dopo una serie di proteste degli ospiti sulla gestione del centro, la Prefettura decise di far subentrare un’altra coop. Quello stesso anno la Solaris viene accusata di non pagare gli operatori e la vertenza finisce in Prefettura. Il copione si ripete l’anno successivo a Poggio Rusco, nel mantovano, con 12 dipendenti di un centro diurno. Facendo una piccola ricerca su Google si scopre che i dipendenti della galassia Serafini hanno creato addirittura un blog nel quale si confrontano sulle loro esperienze, descritte come pessime, e si scambiano consigli su come effettuare i pignoramenti. Un anonimo è arrivato a commentare, sotto la foto di Artemio Serafini, che «approfitta degli altri, non paga nessuno, chiama inferiori gli extra e poi li usa per i suoi comodi». Accuse pesantissime, che sembrano comuni alle tante intercettazioni svelate da inchieste su centri d’accoglienza. Al di là delle beghe sindacali e delle segnalazioni Anac, però, sul web non c’è traccia di inchieste giudiziarie sulla gestione delle coop orbitanti attorno ai Serafini. Di interventi delle Prefetture, invece, ce ne sono stati diversi. Come a Brindisi, nel 2012, dove Serafini fu escluso dal bando di gara per l’affidamento del servizio di gestione del centro accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Restinco. La motivazione fu questa: «La documentazione agli atti non permette di conoscere l’attuale rappresentante legale della cooperativa Solaris, né di converso la legittimità di tutta la documentazione sottoscritta e presentata dal signor Artemio Serafini». Ma la pesca a strascico tra i bandi delle varie Prefetture e Asl d’Italia, come dimostra la storia delle coop che amministra, non si è fermata lì.