
Un'intervista al Corriere e un libro a quattro mani con il Papa raccontano il lavoro segreto di Benedetto XVI per la coesione dei cattolici.I rapporti tra papa Francesco e «il nonno saggio in casa», secondo una definizione coniata dallo stesso papa Bergoglio per Benedetto XVI, sono buoni. È il senso dell'incontro tra il giornalista Massimo Franco raccontato nel nuovo numero di Sette, il magazine settimanale del Corriere della Sera, in edicola da ieri. E lo stesso significato deve essere dato al libro edito da Cantagalli Non fate male a uno solo di questi piccoli. La voce di Pietro contro la pedofilia, dove si raccolgono gli «appunti» di Benedetto XVI e testi del magistero di Francesco sul tema. La prefazione è di padre Federico Lombardi.Dopo la pubblicazione dei famosi «appunti» di Benedetto XVI sulle cause dell'emergenza pedofilia nel clero, non è stato difficile interpretare quel testo come controcanto ai lavori del summit vaticano del febbraio scorso. I riferimenti dottrinali nel testo di Ratzinger, in particolare l'enciclica di Giovanni Paolo II Veritatis splendor, hanno il chiaro sapore di una risposta a certe aperture che nell'ambito della dottrina morale vengono spinte durante il pontificato di Francesco. Di qui, probabilmente, l'idea di questo incontro e del libro in cui ribadire che i rapporti tra i due papi «sono ottimi», sebbene, aggiunge Franco, «“il nonno saggio in casa" almeno una volta abbia sentito il bisogno di esprimere pubblicamente le sue idee, increspando la superficie del conformismo vaticano e quasi spiazzando la cerchia stretta di alcuni consiglieri di Bergoglio».Stando al nervosismo di certi commenti che hanno seguito la pubblicazione degli «appunti», anche da parte di autorevoli prelati, par di capire che la superficie non si è solo increspata, ma è stata tempesta. C'è stato chi è arrivato a mettere in dubbio che Benedetto XVI fosse sufficientemente lucido per scrivere, che fosse manipolato. Qualcuno auspica perfino un motu proprio ad hoc per relegarlo nel ruolo di «muto eremita».Sette manda a dire innanzitutto che il Papa emerito è «infragilito nel fisico», ma di una «lucidità sorprendente». Perciò quegli «appunti» sono totalmente suoi: Benedetto ha redatto «faticosamente tre, quattro pagine in una decina di giorni», poi, dopo alcune settimane, ne ha aggiunte «altrettante fino a completare il suo scritto nel febbraio del 2019». La sua segretaria, suor Birgit Wansing, le ha quindi battute al computer e, infine, il testo è stato revisionato ancora da Ratzinger che peraltro ha chiesto il permesso di pubblicarlo al Segretario di Stato Pietro Parolin e al Papa stesso. Capitolo chiuso.La coesistenza tra Francesco e Benedetto XVI è il messaggio chiave che deve risaltare. Non si può nascondere che «troppi tra gli scontenti del pontificato di Francesco guardano a Benedetto come a una sorta di leader spirituale e morale alternativo; e come a una certezza in termini dottrinali», ma - ed è su questo passaggio che si vuole insistere - «il Papa emerito ha sempre respinto questi tentativi. E ha riaffermato i rapporti leali e affettuosi con Francesco, nonostante le vistose differenze di personalità, di approccio alla dottrina e alla liturgia».La preoccupazione è perfino ovvia ed è quella che agita il Papa emerito: l'unità della Chiesa cattolica. Benedetto XVI sa che oggi la Chiesa è frammentata, con spinte forti alla frattura, specialmente nella sua Germania. I temi sono i soliti, quelli che lo stesso Ratzinger ha combattuto da cardinale e da Papa: il celibato sacerdotale, l'ordinazione delle donne, la relativizzazione dell'omosessualità, la contraccezione, il «divorzio cattolico». Non si può dire che papa Francesco sia pronto a un'apertura indiscriminata su questi punti, ma è chiaro che il suo approccio potrebbe non escludere alcune rivoluzioni.È di questi giorni la polemica attizzata dall'instrumentum laboris per il Sinodo sull'Amazzonia che si terrà in Vaticano il prossimo ottobre. Il testo ha creato malumori tra studiosi e prelati, fino alla presa di posizione dell'anziano porporato tedesco Walter Brandmüller, uno dei quattro cardinali che presentarono i famosi dubia sulla comunione ai divorziati risposati. Il testo preparatorio per il Sinodo, sostiene Brandmüller, «contraddice l'insegnamento vincolante della Chiesa in punti decisivi e quindi deve essere qualificato come eretico» e, dato che il documento mette in discussione il fatto stesso della divina rivelazione, «si deve anche parlare, in aggiunta, di apostasia». Secondo i critici il Sinodo amazzonico sarebbe solo un cavallo di Troia per sdoganare qua e là nell'orbe cattolico, ad esempio nella Chiesa tedesca, alcune «innovazioni» come l'ordinazione di uomini sposati di provata fede e il diaconato femminile.Il Papa emerito non si spingerebbe mai fino alle posizioni del confratello e amico Brandmüller, ma Franco ricorda come «è stato Benedetto a incoraggiare e consolare anche il cardinale Gerhard Müller, il custode dell'ortodossia “licenziato" due anni fa da Francesco». E aggiunge che «quando si scriverà la storia di questi anni» si dovrà tener conto delle «visite riservatissime di cardinali e vescovi che hanno bussato» alla porta di Ratzinger «cercando rassicurazioni ed esprimendo le loro critiche e perplessità verso il pontificato attuale. E si scoprirà quanto è stato fatto per evitare lacerazioni». Per il Papa emerito c'è una vera e propria «ossessione per l'unità della Chiesa», ma ciò non significa - e questo lo sanno tutti - che non nutra forti perplessità su alcune aperture di carattere dottrinale e pastorale che sembrano essere benedette dal successore.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.