2020-09-23
La destra ha il fiatone ma non perde. Ora giochi bene la partita del Colle
Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Ansa)
Malgrado la narrazione dei media, la coalizione di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi ottiene importanti successi. Adesso, più che battaglie velleitarie per le elezioni, va pensata la strategia per la scelta del capo dello Stato.Com'è strana, l'Italia. A leggere i giornaloni, dall'ultima tornata elettorale il centrodestra avrebbe preso una sonora tranvata. In qualsiasi altro Paese, banalmente, si sarebbe guardato ai risultati concreti. E si sarebbero dette cose molto diverse: le Marche, una Regione da 25 anni governata dal centrosinistra, passa nelle mani del centrodestra e avrà un governatore di Fratelli d'Italia, Francesco Acquaroli. La maggioranza delle Regioni controllate da Lega, Forza Italia e Fdi ormai è schiacciante: sono 15 contro 5. Inoltre, come ha fatto notare, numeri alla mano, il deputato della Lega Claudio Borghi, guardando ai seggi conquistati e a quelli persi in tutte le Regioni, la Lega ne ha guadagnati 24, il Pd ne ha persi 13 e il M5s ne ha smarriti per strada altri 16. Nelle due Regioni che lunedì sono state confermate al centrodestra, e cioè Veneto e Liguria, i consensi per i governatori uscenti Luca Zaia e Giovanni Toti sono aumentati del 20-25%. Anche nei Comuni principali il centrodestra è in testa: a Lecco il suo candidato sindaco, Giuseppe Ciresa, va al ballottaggio forte di un 49%, e lo stesso accade ad Arezzo, con Alessandro Ghinelli oltre il 47%, mentre a Venezia Luigi Brugnaro ha superato d'impeto il 54% ed è stato confermato senza neppure bisogno del ballottaggio. È passata poi sotto silenzio la cruciale elezione suppletiva per il Senato a Sassari e a Villafranca Veronese, dove si votava per sostituire Vittoria Bogo Deledda del Movimento 5 stelle e Stefano Bertacco della Lega, morti nei mesi scorsi. Nessuno pare essersene accorto, ma qui il centrodestra ha fatto l'en plein: sono stati eletti Carlo Doria del Partito sardo d'azione e Luca De Carlo di Fdi, rispettivamente con il 49 e il 72% dei voti. In Senato, insomma, il centrodestra ora ha un senatore in più rispetto a prima. Ora la maggioranza giallorossa può contare su 95 senatori grillini, 35 del Pd, 17 di Italia Viva, 6 del Partito delle autonomie, 5 di Liberi e uguali e 2 del Movimento italiani all'estero. Quindi ha 160 senatori in tutto, mentre per la maggioranza tecnica ne servono 161. Ed è vero che il governo di Giuseppe Conte nei momenti cruciali può quasi sempre contare sui senatori a vita (quando votano, di solito Mario Monti, Liliana Segre, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Giorgio Napolitano si schierano con il centrosinistra), ma il seggio in più appena conquistato dal centrodestra apre scenari inesplorati. Anche perché da tempo si parla di altri cinque senatori grillini pronti a lasciare il gruppo. Insomma, invece di chiedere a Sergio Mattarella di sciogliere le Camere perché sarebbero «delegittimate» dal Sì al referendum, come da ieri suggeriscono certi confusi editoriali (ma il Colle non lo farà mai, visto che il taglio dei parlamentari entrerà correttamente in funzione a partire dalle prossime elezioni), il centrodestra dovrebbe mettersi a sperimentare proprio quella che potrebbe diventare la sua «arma letale»: il Senato dove Conte non ha più una maggioranza. Quanto alle sconfitte del centrodestra, poi, anche queste vanno lette bene. È vero infatti che la coalizione non ha sfondato là dove (con qualche eccesso di ottimismo) più sperava di farlo, e cioè nella rossa Toscana, dove la candidata leghista Susanna Ceccardi è comunque arrivata al 40,5%: ma basta questo per decretarne una sconfitta personale di Matteo Salvini, che comunque incassa sette consiglieri? Alla coalizione fa decisamente più male quel che è accaduto in Puglia, dove il centrodestra storicamente aveva molte possibilità in più, mentre Raffaele Fitto, il candidato di FdI scelto da Giorgia Meloni, s'è fermato al 38,9%: ecco, qui i malumori per un presunto tiepido appoggio da parte dei leghisti rischiano di lasciare il segno. Un errore da evitare, se si vuole governare assieme.Per tornare infine ai grillini, malgrado i bellicosi proclami di Luigi Di Maio e Vito Crimi sull'inoppugnabile vittoria referendaria, sono loro i veri sconfitti. In teoria possono attribuirsi la maggior parte di quel 69,6% di Sì al taglio dei parlamentari, ma nella realtà dei fatti i loro consensi arretrano ovunque. In tutte le Regioni dove s'è votato i 5 Stelle sono crollati, a volte rovinosamente. In Liguria oggi valgono il 7,8%, mentre alle elezioni più vicine, le europee del 2019, erano forti del 16,5%. In Veneto sono scesi al 3,2% e non eleggono nemmeno un consigliere regionale, mentre nel 2019 sfioravano l'8,9 (e alle regionali del 2015 erano arrivati all'11,9). Per i 5 stelle il voto nel Sud è stato peggio di un disastro. In Puglia oggi sono al 9,8%, mentre nel 2019 avevano il 26,3. In Campania si sono fermati al 9,9%, mentre un anno fa, grazie anche al regalo del reddito di cittadinanza, erano addirittura il primo partito, con il 33,8 (!).Per tutto questo, è proprio sulla tremebonda pattuglia elettorale grillina che da domattina dovrebbe puntare gli occhi il centrodestra. In vista delle elezioni per il nuovo presidente della Repubblica, che si svolgeranno nel 2022, Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia dovrebbero avviare la classica «manovra a tenaglia». Tra i deputati e senatori stellati che nel 2018 giuravano di voler aprire il Parlamento come una lattina di tonno, e che fino a qualche mese fa accarezzavano la concreta speranza di una lunga carriera politica, oggi in molti annusano il vento che cambia e d'improvviso capiscono che la rielezione rischia di essere un bel sogno da riporre accanto all'apriscatole arrugginito che non hanno saputo usare. A parti inverse, è certo che tra questi 5 stelle senza futuro il centrosinistra avrebbe già avviato una sapiente campagna di corteggiamento. Perché lasciarsi scappare l'occasione?