2022-08-30
La crisi dei microchip mette a rischio pure i bancomat e le carte di identità
Dopo le tessere sanitarie, rinnovate senza il «cuore» elettronico che consente l’accesso alle attività Pa, in arrivo la mazzata per i sistemi di pagamento digitale. Colpa della pandemia e della guerra in Ucraina.Le nuove tessere sanitarie non avranno più il microchip. Almeno per il momento. Almeno fino a quando non cesserà la carenza di materie prime che ne consente la produzione. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, ha già avviato la distribuzione del documento che continuerà a essere valido come codice fiscale e tessera europea per l’assistenza alle malattie, ma perderà la funzionalità della Carta nazionale dei servizi, e quindi di tutti quei servizi online, dalla gestione delle pratiche di identificazione e autenticazione raggiungibili attraverso i portali istituzionali, fino alla firma elettronica e alla consultazione dei documenti che vengono caricati sui canali della Pubblica amministrazione. Questa decisione, autorizzata ufficialmente dallo scorso primo giugno attraverso un decreto del Mef, sta creando già diversi disagi ai cittadini. Ogni anno sono circa 10 milioni gli italiani che devono richiedere o rinnovare la tessera sanitaria. Tra questi, chi l’ha ottenuta nel mese di luglio racconta di averla ricevuta ancora dotata del chip. Chi, invece, se la sta vedendo recapitare in questi giorni, conferma non solo di averla sprovvista del «cuore elettronico», ma denuncia anche una grave mancanza di istruzioni da parte del Ministero su come accedere ai servizi online con la nuova tessera. Sulla lettera dell’Agenzia delle entrate contenente il nuovo documento si legge solo «invio della nuova tessera sanitaria che sostituisce quella scaduta», senza alcun riferimento all’assenza del microchip, ma soprattutto senza raccomandare ai cittadini di non buttare via la tessera scaduta. Un dettaglio molto importante, perché per continuare a usufruire dei servizi disponibili sui portali della Pa, è necessario conservare la vecchia tessera e i relativi codici pin e puk, per estendere la durata fino al 31 dicembre 2023, grazie a un software pubblicato sul sito del Sistema tessera sanitario gestito dal Mef. Un processo per niente semplice e scontato. Per far sì che funzioni, è necessario effettuare questa operazione prima che la vecchia tessera scada. Motivo per cui è del tutto consigliato non buttarla via, né tagliarla. Inoltre, per aggiornare la tessera prossima alla scadenza, serve recarsi in una Asl, dal proprio medico di base o in farmacia, dove il lettore della smart card rende possibile l’operazione. Le Usl di alcune regioni, in merito alle numerose telefonate di utenti disorientati, consigliano di attivare il Sistema pubblico di identità digitale, il cosiddetto Spid. Un modo per bypassare il problema, perlomeno per quel che riguarda l’accesso al fascicolo sanitario elettronico dove è possibile consultare i referti degli esami sostenuti. Ma non è tutto. I problemi per i cittadini potrebbero non finire qui perché la crisi che ha coinvolto la produzione dei microchip, innescata dalla pandemia e acuita dal conflitto in Ucraina, terra ricca di neon e C4F6, i gas che vengono impiegati per l’incisione laser dei wafer di silicio con cui si producono i semiconduttori, e dalle tensioni tra Cina e Taiwan, interessa tanti altri aspetti della nostra vita. Il prossimo shorthage potrebbe verificarsi infatti per bancomat, carte di credito e carte d’identità elettroniche. La corsa alla digitalizzazione nel 2020 ha provocato un’impennata inaspettata nella richiesta di chip fino ad arrivare all’interruzione della filiera produttiva, con l’offerta che non è più riuscita a tenere il passo della domanda. Prima ancora delle tessere sanitarie, era toccato al settore dell’automotive, della tecnologia e delle telefonia fare i conti con la carenza dei semiconduttori. A giugno Stellantis è stata costretta a sospendere gli stabilimenti di Saragozza in Spagna e Sochaux in Francia a causa della mancanza di forniture di microchip. Secondo l’ultima stima di AutoForecast Solutions, il principale fornitore di database globali di previsioni automobilistiche, solamente nel corso di quest’ultima settimana di agosto, 59.100 veicoli sono stati tagliati dai piani di produzione globale delle case automobilistiche, proprio a causa della mancanza di chip. La previsione entro la fine del 2022 è di circa 4 milioni in meno di auto. Il problema assume contorni preoccupanti se si guardano i numeri della produzione relativi ai tempi di consegna, raddoppiati dalle 27 settimane pre Covid alle 52 attuali. Secondo l’ad di Intel, Pat Gelsinger, «per arginare il problema della produzione di microchip e di approvvigionamento di materie prime necessarie per produrli dovremo aspettare il 2024 e non il 2023 come da previsioni». In tutto ciò l’Europa, come per il gas, sta cercando affannosamente e con scarsi risultati soluzioni alternative per affrancarsi dalla dipendenza dalla Cina. La capacità produttiva di semiconduttori nel Vecchio continente si è abbassata drammaticamente dal 24 all’8% in due anni. Lo stanziamento di fondi per raggiungere un’autonomia entro il 2030, come dichiarato da Bruxelles, non può bastare. Occorre una strategia e un progetto di trasformazione economica serio.
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