2021-08-21
La Corte Suprema targata Trump è così libera che spiazza la sinistra
(Samuel Corum/Getty Images)
A dispetto degli allarmi per il rischio di ultraconservatorismo, molte sentenze hanno zittito gli scettici. Per esempio: pasticceri e fiorai che rifiutavano di lavorare per sposi gay sono stati puniti all'unanimità.In una recente sentenza (Torres v. Madrid) la Corte suprema degli Stati Uniti d'America ha deciso richiamandosi ad un lontano precedente inglese. Il caso in questione riguardava una signora del New Mexico che aveva fatto causa al governo dopo che la polizia le aveva sparato 13 colpi mentre, avendo scambiato i poliziotti per ladri, fuggiva via in auto. «Uso eccessivo della forza» in violazione del Quarto Emendamento della costituzione, secondo la signora Torres, che era stata raggiunta da due pallottole. Le corti inferiori le avevano dato torto: i poliziotti, infatti, non l'avevano «arrestata» (seized) e quindi non si poteva fare appello a quell'emendamento. La Corte suprema, in maggioranza conservatrice, ha dato ragione non ai poliziotti, come qualcuno potrebbe pensare, ma alla signora Torres, richiamandosi ad un precedente del diritto inglese del 1605, un caso riguardante una certa contessa di Rutland, che aveva rubato dei gioielli ad un'altra contessa (donde l'appellativo «caso delle contesse»).Il Quarto emendamento, secondo i giudici inferiori, avrebbe potuto essere invocato solo se la signora fosse stata effettivamente arrestata, cosa che non era accaduta. I giudici della Corte suprema hanno ribaltato il verdetto sostenendo che l'arresto poteva invece configurarsi come effettuato anche in mancanza di una presa materiale della persona: sicché la Torres era stata effettivamente «seized». Di conseguenza, i poliziotti avevano abusato del loro potere, violando il Quarto emendamento. Alla sentenza i giudici sono arrivati applicando il metodo originalista del conservatore Antonin Scalia e rifacendosi al precedente inglese: la contessa, infatti, era stata arrestata («seized») col semplice tocco della mazza del sergente che l'aveva dichiarata in arresto pur senza «prenderla». La Torres poteva dunque legittimamente fare causa ai poliziotti.Ciò che ci interessa non è però tanto il contenuto della decisione, che può apparire bizzarro dato il richiamo a una sentenza della Chamber Star londinese di quattro secoli fa, quanto il fatto che essa è stata presa all'unanimità, così come un consenso bipartisan ha prevalso nella maggioranza dei casi sottoposti alla corte, con i giudici liberali in maggioranza in più della metà dei casi insieme con i sei giudici conservatori. La nomina di Amy Barrett Coney (il terzo giudice nominato da Trump) aveva più che allarmato la sinistra americana, che paventava una corte tutta spostata a destra, mentre prima della Barrett, con il voto determinante (swing) del suo presidente, John Roberts, essa si era pronunciata in più occasioni contro decisioni conservatrici di vari Stati e della stessa presidenza Trump (confermando per esempio la protezione di lavoratori Lgbt, i minori immigrati privi di documenti ecc.).Ciò che oggi colpisce, tuttavia, è il fatto che la Corte nell'ultimo term (da ottobre 2020) ha spesso deciso all'unanimità, sulla base del criterio del «minimalismo», ovvero delle motivazioni più limitate possibili al caso delibato. In altri termini, la Corte Roberts, almeno in questa sessione, ha cercato di decidere evitando le conseguenze legislative più generali che spesso le decisioni dei giudici costituzionali implicano: legislatore sì, ma limitatamente al caso in esame, in modo che anche in un sistema dei precedenti la decisione non possa fungere da norma generale. Questo ha consentito che le posizioni politiche dei giudici siano rimaste, nell'ultima sessione che ha visto la schiacciante maggioranza conservatrice, in secondo piano: anche i liberal, per esempio, hanno deciso coi conservatori a favore dei Servizi sociali cattolici di Filadelfia che volevano avere la possibilità di esentare dalla concessione dei servizi le coppie dello stesso sesso (Fulton v. City of Philadelphia), senza però possibilità di una ricaduta normativa generale della sentenza.Analogamente, i giudici conservatori sembrano aver «ammiccato» (l'espressione è di David Cole nel suo articolo Surprising Consensus at the Supreme Court, in The New York Review of Books del 19 agosto 2021) ai loro colleghi liberal nei casi più noti del pasticciere e della fioraia che si erano rifiutati di fare torte e bouquets per degli «sposi» omosessuali appellandosi alle proprie convinzioni religiose, caso deciso contro sia il pasticciere sia la fioraia. Ugualmente in un importante caso sulla libertà di espressione (Mahanoy Area School District v. B.L.) la Corte ha deciso in maniera «liberal» ma molto restrittiva, respingendo la tesi che una frase offensiva in un social (un post che si sarebbe cancellato entro 24 ore) da parte di una mancata majorette, potesse avere effetti offensivi contro il college, cosa che era stata all'origine della sospensione della ragazza per un anno. La Corte è stata molto analitica nella sentenza a favore della libertà di espressione fuori del campus e indubbiamente proprio per quelle argomentazioni rigorosamente limitate al caso non avrà probabilmente effetti di «regola generale».In sostanza la «Corte Trump», se vogliamo chiamarla così, sembra rivelarsi assai più «liberal» di quanto la sinistra americana paventasse. In altri casi ancora, infatti, conservatori e liberali sono stati unanimi (per es. Lombardo v. City of St. Louis, una causa simile alla vicenda Floyd). Che conclusioni trarre da questa vicenda che in realtà può essere istruttiva anche oltre le frontiere degli Stati Uniti d'America?Premesso che questa unanimità non ha riguardato tutte le decisioni (per esempio in materia di diritto elettorale) e che la maggioranza conservatrice si è ricompattata quando si è trattato di abrogare leggi della iperliberale California, sono due le considerazioni che possono essere fatte: volendo partire da una posizione critica del potere del giudice, sempre più potente quanto più imbelle e incapace è il potere legislativo, questa unanimità potrebbe dimostrare che il giudice è un potere a sé, indipendentemente dal colore politico. Le toghe possono essere rosse, bianche o nere, ma restano un contro-potere rispetto agli altri organi dello Stato. In questo caso, tuttavia, il fatto nuovo - a parte la «meraviglia» dei liberal americani, di cui si è fatta portatrice la loro bibbia letteraria, la New York Review of Books - è il «minimalismo» della Corte Roberts. Non è soltanto la questione del «self restraint», per cui i giudici, pur potendo, si astengono volontariamente dall'entrare in questioni con ricadute politiche generali, ma la metodologia, che segnala come la Corte suprema, proprio perché e solo perché conservatrice, può mettere in atto una prassi giudiziaria che le consente di decidere come veramente dovrebbe decidere un giudice, cioè sul caso concreto sulla base delle norme vigenti, che non necessariamente devono portare leggi nuove, caso mai sulla base di princìpi (per esempio i diritti umani universali) continuamente reinterpretati dai giudici, che in questo modo diventano legislatori e politici.Sarà interessante vedere come deciderà questa Corte l'anno prossimo su casi come l'aborto, il diritto di portare armi, gli aiuti pubblici alle scuole religiose. Resta il fatto che il minimalismo di John Roberts e l'originalismo di Antonin Scalia, praticato anche dai giudici liberal, si sono rivelati una alternativa all'attivismo giudiziario. Non è un caso che commentatori di sinistra, invece di elogiare questa pratica diciamo così «neutrale», si siano affrettati a fare l'elenco di ciò che essi avrebbero comunque «perso» pur nella «corretta» pratica della Corte. A dimostrare, ancora una volta, che per la sinistra il diritto vale più della politica, ma solo se corrisponde, in tutto e per tutto, alla politica che piace a loro.
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