2025-05-23
La Consulta si sdoppia per far fuori il papà
Glenda Giovannardi e Isabella Passaglia (Ansa)
La Corte impone di registrare i nati da procreazione assistita fatta all’estero come figli delle compagne lesbiche delle loro mamme naturali. Però poi approva il divieto di Pma per le donne single, perché per «precauzione» è meglio non escludere a priori il babbo.«Cancellare il papà non è un progresso». Il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, ha colto il punto dolente della sentenza di ieri. La Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita (Pma), nella parte in cui essa non prevede che si possa registrare come figlio della «madre intenzionale», cioè la compagna lesbica della mamma biologica, il bimbo concepito all’estero attraverso questa tecnica e poi nato in Italia. La norma del 2004, infatti, vi riserva l’accesso alle coppie di sesso diverso.A sollevare le questioni di legittimità costituzionale era stato il tribunale di Lucca, cui si erano rivolte le signore Glenda Giovannardi e Isabella Passaglia, dopo che la Procura aveva impugnato il certificato del loro bimbo; per la prima, partorita grazie alla fecondazione assistita praticata a Barcellona, le cose erano filate lisce.Nella stessa giornata di ieri, però, i giudici hanno emesso un altro pronunciamento, in palese contraddizione con il precedente: a loro avviso, il divieto di consentire alle madri singole il ricorso alla Pma, dettato sempre dalla legge 40, non è «manifestamente irragionevole e sproporzionato». E dunque, è costituzionalmente legittimo. Tutto ciò, precisano, non pregiudica la possibilità di modificare la normativa, permettendo l’utilizzo della procedura alla «famiglia monoparentale». In ogni caso, governo e Parlamento hanno facoltà di lasciare impregiudicato lo status quo. Entrambe le sentenze, ça va sans dire, sono state emesse in nome del «miglior interesse» del minore. Con un esito schizoide.La Consulta ha ribadito che «la Costituzione non abbraccia solo modelli di famiglie composte da una coppia di genitori di diverso sesso uniti da vincoli affettivi». E ha citato una sua decisione, risalente al 2010, nella quale argomentava che la nozione di famiglia «non si può ritenere “cristallizzata” con riferimento all’epoca in cui la Costituzione entrò in vigore», bensì «va interpretata tenendo conto non soltanto delle trasformazioni dell’ordinamento, ma anche dell’evoluzione della società e dei costumi». Perciò, «il carattere omosessuale della coppia non può costituire impedimento allo stato di figlio riconosciuto per il nato». Dopodiché, lo stesso collegio ha concluso che «la scelta del legislatore di non avallare un progetto genitoriale che conduce al concepimento di un figlio in un contesto che, almeno a priori, implica l’esclusione della figura del padre è tuttora riconducibile al principio di precauzione nell’interesse dei futuri nati».Insomma, non paga di aver snobbato il principio di realtà, imponendo per via giuridica il concetto di «madri intenzionali» e «famiglie monoparentali», la Consulta ha violato anche il principio di non contraddizione. In un verdetto, infatti, ha sostenuto: è nell’interesse dei bimbi che, dal progetto familiare, non venga escluso il papà. In un altro verdetto, invece, ha proclamato: entrambe le coniugi lesbiche - le quali, proprio perché tali, escludono a priori la figura del padre - hanno diritto di essere considerate madri del bimbo nato grazie alla Pma praticata all’estero, dove il procedimento è legale per le coppie gay. Delle due l’una: il babbo conta o non conta? Si può cassare a prescindere oppure no?Il cortocircuito è talmente palese da essere stato notato da Gianni Baldini, professore di biodiritto all’Università di Siena e legale della ricorrente lucchese. Anziché festeggiare, l’avvocato ha espresso «un parere fortemente critico. A tutela degli interessi del minore si affermano diritti fondamentali in capo ai genitori, mentre quando a essere tutelato è il diritto alla genitorialità in una formazione sociale pienamente legittima e meritevole (la famiglia monoparentale) questo viene negato». Se l’obiettivo che si è data la Corte è quello di assicurare il progressivo dispiegamento dei presunti diritti individuali, alla luce di una lettura in costante movimento della Carta fondamentale, l’obiezione del giurista è sensata. Per quale motivo sarebbe lecito fissare dei paletti nei confronti dei single anziché delle coppie? Se la nozione di famiglia va sempre riconsiderata in ragione dei cambiamenti sociali, perché si può accettare che costituisca una famiglia un’unione tra due omosessuali e non l’unione con sé stessi? In fondo, la tesi di Evita, la quarantenne torinese che aveva promosso il ricorso sulla Pma per le donne sole, appare in linea con la filosofia della Consulta: «Il desiderio di genitorialità non può essere filtrato da pregiudizi», ha replicato lei, «né condizionato da schemi ormai superati».L’inghippo sta proprio da qui: nel mandato - che si è attribuita da sé - in virtù del quale la Corte ridefinisce i concetti giuridici, credendo di inverare lo spirito che informa il documento fondativo della nostra Repubblica. Una funzione problematica, in verità. Primo, perché le toghe danno per scontato ciò che meriterebbe di essere discusso: l’idea che la Costituzione debba essere aggiornata. Secondo, perché è altrettanto opinabile, ammesso che la Carta richieda questo lavoro di interpretazione evolutiva, che esso debba essere svolto al di fuori del controllo democratico.La Consulta, da contrappeso, è diventata un peso; da contropotere, un potere. È un dettaglio trascurabile, ad esempio, il fatto che la legge 40, nella versione bocciata ieri, fosse sopravvissuta a un referendum abrogativo? Certo, il popolo non ha sempre ragione. I giudici sì?
Una foto di scena del fantasy «Snowpiercer» con Chris Evans e Tilda Swinton firmato dal coreano Bong Joon. Nel riquadro una tavola del fumetto
Ecco #DimmiLaVerità del 6 ottobre 2025. Il deputato del M5s Marco Pellegrini commenta il piano di pace di Donald Trump per Gaza e le manifestazioni di questi giorni.
Getty Images
Il progetto russo di espandere l’influenza nel continente vacilla: dopo la fine di Wagner, l’Africa Corps non riesce a garantirne il ruolo, mentre jihadisti avanzano e Usa ed Europa provano a riconquistare spazio.