2020-11-18
La colonna grillina al lavoro per Berlusconi
L'emendamento «salva Mediaset» ha le impronte digitali di svariati pentastellati: Stefano Buffagni in primis, che ha complicato le cose a Luigi Di Maio con i francesi. Anche Stefano Patuanelli ha un ruolo significativo e ci sono elementi di contatto fra l'Agcom e l'esecutivo Conte. C'è una fetta di Movimento 5 stelle, che da tempo ha iniziato un dialogo molto fitto con Forza Italia, dietro l'emendamento che garantisce nuovi poteri all'Agcom per difendere Mediaset da possibili scalate ostili. Di mezzo c'è la tenuta del governo di Giuseppe Conte, il fatto che diversi parlamentari grillini temono nuove elezioni anticipate (e l'impossibilità di candidarsi), ma forse anche un'idea che circola nelle mente di molti: la stagione del M5s si sta ormai esaurendo. I pentastellati prendono le distanze in pubblico, ma la realtà appare molto diversa. Sta di fatto che sull'emendamento «salva Mediaset», su cu i francesi di Vivendi hanno invitato una lettera al governo per avere chiarimenti, ci sono stampate diverse impronte grilline. A quanto risulta alla Verità, infatti, a confezionare l'emendamento al dl Covid per tutelare una delle più importanti aziende italiane, è intervenuta la mano di due esponenti di spicco del Movimento 5 stelle, il viceministro al Mise Stefano Buffagni e il ministro Stefano Patuanelli. Da tempo il primo, considerato una volta punto di riferimento sulle partecipate statali per i grillini, è ormai visto da molti come «un corpo estraneo nel movimento». Sarà perché lombardo, sarà perché sulle nomine è stato ormai scalzato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, negli ultimi mesi Buffagni avrebbe iniziato a parlare spesso con i parlamentari di Forza Italia. E anzi, c'è chi lo avrebbe visto anche con Gianni Letta, storico braccio destro di Silvio Berlusconi. Del resto fu proprio il Cavaliere a raccontare nel febbraio scorso un aneddoto durante una riunione di presidenza del partito. Informò i parlamentari azzurri del «malessere» interno ai grillini, di come il Movimento si stesse liquefacendo e che i portavoce del popolo del vaffa di Beppe Grillo avessero persino chiesto di incontrarlo. Del resto Buffagni durante questo nuovo governo giallorosso è quasi scomparso dai radar, mentre ai tempi della Lega aveva un ruolo di sicuro più centrale. Ora lo è diventato di nuovo in questa fase delicata per Mediaset, un trait d'union tra il Movimento 5 stelle e Cologno Monzese. Non senza polemiche. Perché il ministro degli Esteri Luigi Di Maio pare non abbia apprezzato il movimentismo dell'ex consigliere regionale lombardo, soprattutto perché essendo alla Farnesina si ritrova suo malgrado ad essere il terminale dell'irritazione diplomatica della Francia. Ma oltre a Buffagni i veri artefici dell'emendamento - presentato dalla renziana ancora nel Pd Valeria Valente - sono stati Patuanelli e Laura Aria, quest'ultima neo commissaria Agcom. Già a luglio, quando furono eletti i nuovi commissari dell'autorità garante per le comunicazioni, gli addetti ai lavori avevano notato che il board non sarebbe stato di sicuro ostile al centrodestra. Del resto Aria era sostenuta da Forza Italia, anche per il brillante curriculum nel mondo delle comunicazioni e per aver ricoperto durante l'ultimo governo la funzione di direttore della Direzione servizi media proprio in Agcom durante i governi di Berlusconi. I collegamenti tra l'autorità garante e il ministero non finiscono qui, anche perché Luigia Spadaro, capo segreteria del sottosegretario Mirella Liuzzi, è considerata molto vicina a uno degli assistenti della Aria, ovvero Giuseppe Bonadio. Del resto il quadro della battaglia Mediaset-Vivendi non è dei più sereni dopo la recente sentenza (era settembre) della Corte di giustizia dell'Ue che ha bocciato la legge Gasparri, che impediva ai francesi di acquisire il 28% del capitale di Mediaset. La situazione al momento è fluida. Ma ieri Vivendi ha ribadito quello che già era incominciato a circolare da giorni sui quotidiani. Il gruppo del finanziere bretone Vincent Bollorè vuole chiarimenti sull'emendamento al decreto sul coronavirus. E li vuole proprio dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a cui ha inviato una lettera il 13 novembre scorso, missiva che è stata recapitata anche al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e allo stesso Patuanelli. Il testo è stato anticipato dall'Huffington Post. Del resto l'emendamento non è ancora diventato legge, quindi in Francia confidano in una retromarcia da parte dell'esecutivo. La società diretta da Arnaud de Puyfontaine minaccia ricorsi alla Commisisone europea e ricorda proprio la sentenza di settembre della Corte, sottolineando che le barriere della legge Gasparri non sono valide. Ma oltre a questo c'è ancora da definire la strategia sulla rete unica, dove sono coinvolte Tim, Cdp e la stessa Mediaset, tavolo a cui Vivendi è stata invitata in agosto. Si tratta di una partita complessa, di cui è stata informata anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Sarebbe stato il governo di Emmanuel Macron a contattarla, mostrando tutta la propria irritazione per la scelta di politica industriale italiana.