2020-02-11
La Cina può prenderci in giro, tanto il governo le fa l’inchino
Risultato, a oltre un mese dal giorno in cui ci si è resi conto dell'esistenza di un virus che stava mietendo decine di vittime, non abbiamo alcuna certezza, né sul numero degli infettati e dei morti, né su come e dove si sviluppi il contagio. Che i numeri siano ballerini lo dimostrano una serie di fattori, e tra questi in cima alla lista vanno messe le dichiarazioni dell'Oms. L'Organizzazione mondiale della sanità in principio ha tentennato, forse a causa delle pressioni di Pechino, ma ieri ha dovuto ammettere che i casi di coronavirus finora registrati fuori dai confini cinesi sono probabilmente «la punta dell'iceberg». Tradotto: non abbiamo ancora visto il peggio. Secondo l'Oms, i 350 contagiati di cui abbiamo notizia dimostrano che l'epidemia non riguarda solo il Paese asiatico, ma anche chi non ha fatto alcun viaggio a Pechino. Inoltre, il fatto che ci siano malati che non sono mai stati in Cina prova che il coronavirus ormai è stato esportato, e in giro per il mondo ci sono persone che senza magari averne neppure notizia stanno infettandone altre. Di tutto ciò è evidenza il cosiddetto caso anglofrancese. Dall'Alta Savoia si è diffuso il contagio con un amico di famiglia inglese, il quale, dopo aver infettato gli inquilini di uno chalet, ha fatto ritorno a Brighton spargendo il virus e facendo ammalare anche un medico della cittadina di là dalla Manica, con il risultato che il poliambulatorio - dove ci si immagina saranno passate centinaia di persone - è stato chiuso.Insomma, la situazione è, per dirla in poche parole, fuori controllo, al punto che ormai vengono sparati numeri a casaccio. C'è chi parla di molti più morti di quelli comunicati dalla Cina, arrivando a ipotizzare che le vittime siano addirittura 50.000 e non le mille ammesse da Pechino. Sta di fatto che le percentuali ufficiali fanno venire molti dubbi, e certo non contribuisce a diradarli la decisione delle autorità di non comunicare più il numero dei portatori sani, ma solo di quelli ufficialmente degenti. Un modo come un altro del regime per nascondere le cifre e contenere la paura che si va diffondendo nel mondo.A sconfiggere le preoccupazioni certo non contribuiscono gli esperti, che ogni giorno dimostrano di non avere alcuna certezza, pur avendone dimostrate di granitiche nei primi giorni. Tanto per cominciare, la diffusione del virus. Se prima il contagio poteva avvenire solo da uomo a uomo e a distanza abbastanza ravvicinata (un metro), ora si scopre che l'infezione si potrebbe contrarre anche toccando cose infette, perché non è vero che il coronavirus fuori dall'organismo non può sopravvivere. In base alle più recenti ammissioni, il batterio resisterebbe in certe condizioni anche per giorni, il che fa crollare tutte le frasi tranquillizzanti che abbiamo sentito fino a ieri. A finire in polvere pare sia destinata anche la convinzione che l'incubazione del virus non superi le due settimane, perché a quanto pare in almeno un caso la malattia si sarebbe manifestata dopo una ventina di giorni, e dunque anche le norme sulla quarantena dovrebbero forse essere riviste.Tutto ciò significa che in materia la confusione è totale. Tuttavia a ciò si aggiungono anche le incertezze di chi ci governa, che prima chiude ogni volo diretto con Pechino, ma poi - per non irritare i cinesi che sono un partner economico importante - fa mille inchini, quasi che il problema sia diplomatico e non invece sanitario. Sergio Mattarella si preoccupa degli umori cinesi e non degli untori, come, forse, sarebbe più appropriato. Il ministro dell'Istruzione, mentre si discute se imporre la quarantena obbligatoria a chi è stato in Cina, non dà segni di vita e così pure quello della Salute. Risultato: la decisione di che fare è lasciata all'iniziativa e alla sensibilità dei presidi. E, come dicevamo ieri, a fronte di un rischio crollo del turismo, al ministero dell'Economia valutano se alzare le tasse su ristoranti e hotel. La nostra industria delle vacanze è già malata a causa della carenza di infrastrutture, che per tirarla su un'aliquota fiscale più pesante è giusto quel che ci vuole. E dopo parlano di misure per l'economia per combattere la depressione che potrebbe colpirci a seguito della diffusione del virus. Qui la vera depressione è quella che viene agli italiani nel sentire i discorsi della maggioranza giallorossa. Altro che prescrizione: qui c'è da prescrivere al governo le più rapide dimissioni.