2020-07-09
La chimica è in affanno ma galoppano i settori legati a idrogeno e cosmetici
Negli ultimi anni il comparto è finito in mano a pochi colossi. Scende la domanda dell'industria dell'auto, mentre sale quella per i veicoli verdi e per la cura del corpo, dove comandano svizzeri, americani e tedeschi.Era il 1967 quando, in una celebre scena del film Il laureato, al giovane Dustin Hoffman veniva impartito questo consiglio: «Il business del futuro è la plastica». In realtà il settore chimico è molto frastagliato e in questi anni si è assistito a una forte concentrazione a livello mondiale (l'Italia, che una volta con Montedison era considerata un campione, è quasi sparita dai radar) di pochi grandi produttori oggetto di forti ristrutturazioni.Il settore chimico si è poi specializzato in vari comparti come quello dei prodotti per l'agricoltura (fertilizzanti), petrolchimici e materie plastiche, prodotti chimici speciali e materiali da costruzione.Oggi il settore collegato a plastica e petrolchimica sta cercando di diventare più verde (e dunque sostenibilie), ma soffre un calo della domanda di alcune realtà come quella automobilistica che già pre Covid aveva imboccato una china discendente.In questo mondo esistono comunque comparti e tendenze interessanti. «Un settore considerato con grande interesse è quello legato allo sviluppo dell'idrogeno come tecnologia per il futuro», dice Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf, «I governi di tutto il mondo stanno investendo miliardi nella promozione di nuove tecnologie energetiche e l'idrogeno è considerato una sfida che si potrà vincere nei prossimi decenni per raggiungere la neutralità climatica nel 2050. Oggi questa tecnologia non è certo competitiva se si parla di idrogeno “verde" (ovvero non proveniente da fonti legate a idrocarburi, ndr), ma fra qualche anno se tutti questi investimenti andranno a buon fine è possibile che lo diventi e sui mercati finanziari le società che si stanno dedicando a questa tecnologia hanno già raggiunto valutazioni anche stellari non conseguendo utili (e talvolta nemmeno vendite). In confronto ancora abbordabili sono le società meno “pure" e più diversificate come Air liquide o Praxair linde», spiega Gaziano.In effetti, si tratta di due grandi specialisti di gas industriali che operano comunque anche in questo settore e controllano l'intera catena dell'idrogeno, dalla produzione alla liquefazione, dallo stoccaggio alla distribuzione e al rifornimento di carburante dei veicoli a idrogeno. Un altro comparto del settore chimico che si è rivelato interessante in questi anni è quello legato alla produzione di fragranze e aromi. Ci sono specialisti globali e fornitori indispensabili per l'industria cosmetica e per la cura della persona, nonché per gran parte del settore alimentare. Le società sono poco conosciute dal pubblico e, grazie agli elevati rendimenti e alle valutazioni del mercato azionario, i produttori sono attualmente le stelle dell'industria chimica.«I magnifici quattro del settore sono le svizzere Givaudan e Firmenich, il gruppo statunitense International flavours & fragrances (Iff) e il tedesco Symrise. Una solida crescita organica e una serie di acquisizioni hanno dato al gruppo una crescita media delle vendite di circa l'8% annuo e un aumento altrettanto forte del reddito operativo dal 2013 per questo campione di società».Del resto, il mondo della chimica va da sempre a braccetto con quello farmaceutico, un comparto che mai come ora ha messo il turbo a causa della pandemia mondiale che stiamo vivendo. Lo si capisce dai rendimenti di alcuni strumenti finanziari che investono nella chimica. C'è, ad esempio, l'etf di Lyxor, lo Stoxx Europe 600 chemicals, che in tre anni e con la crisi in corso ha reso il 14,13%. Per chi si vuole lanciare nell'investimento diretto in titoli azionari ci sono poi alcune «perle» che non hanno risentito affatto del lockdown. Il titolo Imcd è salito dell'83% in tre anni, quello della tedesca Symrise, specializzata nella cosmetica, è cresciuto del 72,8% negli ultimi 36 mesi. I rendimenti a doppia cifra, insomma, non mancano. Akzo nobel è cresciuta del 38,3% e Air liquide del 44,5%. Anche Covestro è salita del 32,3% in tre anni. Si capisce, quindi, che si tratta di un settore dai numero interessanti dove non è difficile trovare vere e proprie pepite da tenere il più a lungo possibile.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 10 settembre con Flaminia Camilletti
Margherita Agnelli (Ansa)
L’europarlamentare del Pd Irene Tinagli (Imagoeconomica)