2024-06-21
La Chiesa francese contro i fedeli: «Razzisti»
Il Rassemblement national è il partito più votato nelle parrocchie, eppure il quotidiano «La Croix» lancia un appello antifascista che punta su solidarietà ai migranti e ideologia green. Aderiscono anche 70 sacerdoti. In campo pure gli scout, prudenti i vescovi.Oltre seimila cristiani francesi, cattolici, protestanti, ortodossi, hanno firmato un appello pubblicato dal quotidiano cattolico La Croix, per invitare i loro «fratelli e sorelle a votare in modo massiccio contro il Rassemblement national» (Rn). L’iniziativa è partita dal collettivo Justice & espérance che il 23 giugno scenderà in piazza per gridare la propria opposizione al partito di Jordan Bardella e Marine Le Pen. In poche frasi, i cristiani «buoni» mettono alla gogna altri cristiani e invitano le gerarchie ecclesiali a impedire che questi ultimi possano diffondere «delle idee di estrema destra» nel Paese e «nelle nostre comunità» parrocchiali o cristiane.La tribuna si apre con una citazione del Vangelo di Marco: «Ama il tuo prossimo come te stesso» (Mc 12, 31). Poi il testo dei cristiani anti Rn menziona la parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37).Secondo i firmatari «di fronte alle difficoltà che incontriamo nella nostra vita e alle crisi che attraversa la nostra società, si può essere tentati di cercare un capro espiatorio». Per gli autori della tribuna la colpa è dell’«estrema destra (che) alimenta la paura dello straniero che rappresenterebbe un pericolo». I seimila cristiani «buoni» pensano che l’estrema destra «alimenti il rancore e strumentalizzi il sentimento di declassamento (avvertito) da una parte della popolazione» e che le risposte alle crisi proposte da questa area politica non sono altro che «manipolazione e illusione».I firmatari dell’appello contro l’Rn rivendicano un «posizionamento chiaro» in ambito ecologico. «Come cristiani dobbiamo avere cura della Creazione» e ribadiscono che per loro «il programma dell’estrema destra è all’esatto opposto di ciò che dobbiamo compiere insieme» perché «è in gioco la nostra sopravvivenza collettiva». Secondo gli autori della tribuna, l’Rn «preferisce la negazione al consenso scientifico su queste questioni» pertanto «sarebbe un suicidio lasciarli fare».Scorrendo l’appello dei seimila non si trova la minima traccia di soggetti vulnerabili, che non siano stranieri, gli scoiattoli e le margheritine. Ad esempio, non una parola è stata scritta per ricordare i concepiti soppressi nel ventre materno, fino alla quattordicesima settimana di gravidanza, grazie a una modifica normativa voluta un paio di anni fa da Emmanuel Macron. Lo stesso Macron che ha anche ottenuto l’inserimento nella costituzione francese della morte, sotto la forma di «libertà garantita» di abortire. Silenzio anche sui malati terminali e altre persone fragili che, se fosse stato approvato un altro cavallo di battaglia di Macron, avrebbero forse subito, loro malgrado, l’eutanasia o sarebbero stati indirizzati verso il suicidio assistito. Tra i deboli dimenticati dagli autori dell’appello anti Rn, figurano anche le vittime di abusi sessuali, fisici o psicologici perpetrati da membri corrotti delle varie Chiese, a cominciare da quella cattolica. Che dire poi dei disoccupati, delle vittime di aggressioni da parte di clandestini come il sedicenne Thomas Perotto, accoltellato da un’orda di giovani di banlieue ad un ballo di provincia nel novembre 2023, oppure la dodicenne Lola Daviet, seviziata e ammazzata da Dahbia Benkired, una clandestina algerina.La lista dei firmatari è consultabile on line ed è interessante scoprire chi ha sottoscritto l’appello contro l’Rn. In modo molto approssimativo si può dire che cattolici e protestanti sono rappresentati piuttosto equamente. Tra i «vip» cattolici che hanno firmato l’appello anti estrema destra figurano François Euvé e Nathalie Sarthou-Lajus, rispettivamente prete gesuita e caporedattore della rivista Etudes e vice caporedattore della stessa pubblicazione fondata alla congregazione di papa Francesco. Anche Stéphanie Gallet, giornalista di Rcf - Radio chrétienne francophone ha sottoscritto l’appello. Tra gli «anonimi» ci sono, tra gli altri, 70 sacerdoti, compresi vari parroci, alcuni domenicani e francescani o, ancora, delle religiose saveriane. Molti firmatari sono aderenti a movimenti cristiani ecologisti o pro migranti. È il caso di: Lutte et Contemplation, Cvx - Communauté de Vie Chrétienne di ispirazione gesuita, Chrétiens Unis pour la Terre, Ccfd-Terre solidaire, oppure del Jesuit Refugees Service. Contro l’Rn si è schierato anche il vescovo emerito di Troyes, monsignor Marc Stenger, che è anche co-presidente di Pax Christi international. Anche la Federazione francese dello scoutismo e la Conferenza episcopale francese (Cef) hanno pubblicato dei comunicati sulle legislative. I primi hanno constatato il successo dell’estrema destra alle europee e invitato i loro aderenti maggiorenni a mobilitarsi per il voto. I vescovi invece hanno usato toni più pacati forse perché preoccupati del fatto che l’appello dei seimila potrebbe indurre qualche fedele a non fare più offerte alla Chiesa. Secondo la Cef, nel biennio 2021-22, il numero dei donatori è calato di poco meno del 14% mentre le offerte sono diminuite di 11 milioni di euro. Un sondaggio Ifop per La Croix mostra che, alle Europee, il 32% dei cattolici ha votato Rn, il 14% Les Républicains (Ppe) e il 10% Reconquête (sovranisti). L’appello dei seimila potrebbe quindi non essere ascoltato da tanti fedeli di Gesù Cristo, mentre i suoi firmatari rischiano di diventare gli idioti utili di sinistre e macroniani. Chissà se, dopo le legislative francesi, i cattolici pro Rn saranno ancora ammessi in quella Chiesa aperta a «tutti, tutti, tutti» tanto cara a papa Francesco o se invece saranno spinti ad unirsi a quel 72% di fedeli che, secondo la Cef, non sono praticanti.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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