2021-08-02
La Cgil non ha idee sulla carta verde e il «Corriere» la schiera dove vuole
Maurizio Landini, nell'intervista con il quotidiano di via Solferino, apre a un vincolo generico ma si dice contrario a penalizzare i lavoratori che non vogliono il siero. Alla fine invoca una scelta del governo per lavarsi le mani.Il segretario della Cgil, «in linea di principio, non è contrario a discutere del green pass nelle aziende». Notare il bizantinismo della frase che ha consentito al Corriere della Sera di titolare come se Landini aprisse al certificato vaccinale, cioè all'obbligo di immunizzazione per tutti i lavoratori. In realtà, il numero uno del più grande sindacato italiano non ha affatto schiuso la porta a misure che costringano i dipendenti a farsi iniettare dosi di Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson o Astrazeneca. Semplicemente, l'ex leader della Fiom, ovvero l'organizzazione dei duri e puri della sinistra, dice di non essere contrario in linea di principio al green pass, ma a patto che i non vaccinati, i quali come è ovvio non possono esibire un lasciapassare sui luoghi di lavoro, non vengano in alcun modo discriminati. In pratica, la Cgil dice no a qualsiasi obbligo, ma anche a qualsiasi misura che preveda non dico il licenziamento dei dipendenti che rifiutano di immunizzarsi, ma anche qualsiasi spostamento ad altre mansioni dei lavoratori sprovvisti dei requisiti. Dunque, Landini non apre affatto al certificato vaccinale, ma semmai chiude. Tuttavia, per salvarsi la coscienza, nell'intervista al quotidiano di via Solferino il capo del sindacato di sinistra getta lì una generica frase che scarica sul governo ogni responsabilità, dicendo che tocca a Mario Draghi, se lo ritiene necessario, fare la norma che renda obbligatorio il vaccino. A patto però che questo non significhi una sospensione dallo stipendio o, peggio, un licenziamento o un trasferimento. Cioè una norma priva di valore perché sprovvista di sanzioni. Insomma, Ponzio Pilato al confronto di Landini si rivela un dilettante, perché dietro le parole apparentemente concilianti si capisce che il segretario della confederazione post comunista se ne lava le mani. Se non ci fosse il Corriere della Sera a salvargli la faccia con un titolo che dice il contrario di quanto fa capire, Landini apparirebbe per quello che è, ossia un leader sindacale che flirta con i no vax, come viene dipinto chiunque si permetta di eccepire che l'obbligo vaccinale contrasta con alcune libertà costituzionali. Sostenere ciò non significa affatto essere contrari ai vaccini, ma semplicemente riconoscere che non solo alcuni diritti non possono essere spazzati via senza considerarne le conseguenze, ma che le applicazioni pratiche di un decreto che vincoli alcune libertà a un'iniezione possono essere rischiose. A cominciare dalla possibilità di usufruire dei mezzi pubblici, per finire a quella di poter lavorare.Tuttavia, se queste obiezioni le muovono Matteo Salvini o Giorgia Meloni, sono reputati politici che trescano con gruppi di scalmanati ignoranti, se invece le sostiene Landini si tratta di una posizione altamente responsabile. Peccato che il segretario cigiellino spieghi di essere favorevole al green pass nei ristoranti, ma non nelle mense aziendali. Introdurre l'obbligo vaccinale nei locali in cui i lavoratori consumano il pasto, secondo lui sarebbe sbagliato: «Sono contro le forzature», sostiene Landini, il quale poi argomenta in modo singolare: «Siamo di fronte a una situazione di una complessità mai vista e le complessità non si semplificano: si affrontano». Bene, quindi che si fa? «Si può fare solo con la pazienza di ricercare il consenso. Non è semplice, io la soluzione in tasca non ce l'ho». Ah, ora è tutto chiaro. Seguono una serie di dichiarazioni tipiche di qualcuno che non sa bene che cosa dire e dunque prende tempo: «Chi ha paura va aiutato a superarla. Se una persona che esita viene trattata in maniera sprezzante, la si consegna alla logica dei no vax». Dunque? «Non dimentichiamoci che anche da vaccinati nel nostro Paese si continua a morire sul lavoro». C'entra qualche cosa con il discorso per cui Landini figura nel titolo di apertura della prima pagina del più venduto quotidiano italiano? No, ma questo non impedisce al segretario della Cgil di dire che, come sindacato, stanno consigliando ai lavoratori di vaccinarsi. I problemi dei trasporti, i mancati interventi per mettere in sicurezza la scuola, l'assenza di concreti interventi a favore delle categorie più colpite dalla crisi in conseguenza del Covid? Niente: il leader confederale non spende una parola. Le uniche che vengono usate nel titolo del Corriere sono una balla colossale: «Landini apre al green pass». E come si sa, molti leggono solo i titoli per cui, dopo aver aperto la prima pagina la si può anche richiudere, perché non c'è nient'altro da scoprire.
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