2018-07-07
La Cdp del cambiamento passa da Guzzetti
Lunedì sarà presentata la lista per il nuovo cda e per la successione a Claudio Costamagna. Il nome di Massimo Tononi, voluto dalla Fondazioni, è certo. Su Palermo come dg non c'è alcun veto. Da definire il nome dell'amministratore delegato: in pole Domenico Arcuri di Invitalia.Come ha tenuto a precisare ieri sera, Giancarlo Giorgetti, i tempi sono maturi per le nomine in Cassa depositi e prestiti. Lo dice perché sua è la delega, e sa bene che il vice premier Matteo Salvini non si occupa di tali tematiche. Lunedì verrà presentata la lista per il nuovo consiglio di Cdp in vista dell'appuntamento assembleare del 13 luglio. Il tema è caldo perché i veti incrociati sono molti e a oggi gli unici tre nomi definitivi sono quelli espressi dalle fondazioni bancarie guidate da Giuseppe Guzzetti. Ha detto chiaramente che a fare il presidente sarà Massimo Tononi (ex Goldman ed erede della scuola di Romano Prodi e di Beniamino Andreatta) e Matteo Melley (presidente di Fondazione Carispezia e vice dello stesso Guzzetti) come consigliere insieme alla confermata Alessandra Ruzzu.Il resto ruota attorno al punto fermo di Guzzetti e la trattativa è serrata. Fabrizio Palermo , attuale direttore finanziario, ha quasi in tasca la nomina a direttore generale, anche se la componente grillina del governo lo vedrebbe bene come amministratore delegato. Sicuramente sul suo incarico di dg nessuno metterebbe il veto. Salire un gradino più in alto è più difficile. Ieri tra i rumor è comparso il nome di Flavio Cattaneo, ex Tim e ora con un ruolo di spicco in Italo, ma non sembra riscuotere grandi chance tra i vertici della Lega. Questi ultimi stanno invece vagliando positivamente, per l'incarico di prestigio in Cdp, il nome di Domenico Arcuri, attuale ad di Invitalia. Non è certo considerato leghista, ma negli ultimi mesi si è mosso trasversalmente su temi caldi come la banda larga e pure il Sud, tanto caro ai 5 stelle. Arcuri inizia la sua carriera all'Iri e sbarca, dopo un periodo da consulente, all'Agenzia nazionale per lo sviluppo e l'attrazione nel 2007. Qui, su mandato del governo, porta avanti la ristrutturazione dell'ente e più recentemente (lo scorso agosto) finalizza l'acquisizione del Medio credito centrale o banca del Mezzogiorno, acquisendone il 100% dalle Poste. Pochi giorni dopo Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica, lascia l'incarico di capo della finanza di Invitalia e viene promosso amministratore delegato di Mcc. Chi conosce il giovane banchiere spiega che l'incarico è più che meritato. Ovviamente il rapporto tra Mattarella junior e Arcuri è più saldo che mai. Il presidente della Repubblica sarebbe intenzionato a sorvegliare da lontano il colosso Cdp, che ora muove una bella fetta dell'economia nostrana. Mattarella senior però non ha moltissimi contatti nel mondo della finanza e apprezza il punto di vista dei più giovani. Completando il puzzle, non è difficile immaginare che il nome di Arcuri finisca in cima alla classifica.D'altronde sul fronte politico né Lega né 5 stelle si metterebbero di traverso di fronte a un incaricato che proviene da Invitalia e con tale background. L'ultima parola spetta però a Giorgetti. L'impressione è che nel weekend si metterà a tirare le fila con qualche mediazione. Ad esempio, quella che potrebbe portare Roberto Sambuco, già capo delegazione per le tlc, al ministero dello Sviluppo Economico. Sul manager che piace sia a Silvio Berlusconi sia a Carlo Calenda, Guzzetti avrebbe espresso un parere molto democristiano: va bene, ma in seconda fila. Il che significherebbe un posto in consiglio di amministrazione. Sarà invece più difficile per i partiti allinearsi ai desiderata di Giovanni Tria, ministro dell'Economia. Lui vorrebbe affidare ai cacciatori di teste il compito di scovare i vertici di Cdp, anche se alcuni analisti osservano che sul nome di Arcuri non obietterebbe. Al contrario si sarebbe già messo di traverso alla nomina di Antonio Guglielmi, ora in Mediobanca, all'incarico di direttore generale del tesoro. Tria vedrebbe meglio Alessandro Rivera, attuale numero 4 del Mef, tant'è che in queste settimane sta già ricoprendo il ruolo in modo informale. Le deleghe di Vincenzo La Via sono scadute definitivamente lo scorso 30 giugno. Al momento il Mef non ha un numero due e se la prossima settimana si nominassero i vertici di Cdp, per la prima volta nella storia delle partecipate di Stato gli incarichi non vedrebbero in calce la firma di un direttore generale del Tesoro.
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