2021-01-31
La Cartabia straripa sulla stampa e lancia il suo programma politico
L'agenda della giurista su giornali e siti. E Repubblica ospita la «rivale» Paola Severino.Mentre le consultazioni di Roberto Fico rimettono in pista l'ipotesi Conte ter, Marta Cartabia, possibile premier di un governo istituzionale (o Guardasigilli di un Conte ter), affolla la carta stampata. Ampi stralci del messaggio che l'ex numero uno della Consulta ha fatto pervenire alla fondazione Compagnia di San Paolo, in occasione della presentazione del suo Piano strategico 2021-2024, sono stati infatti pubblicati ieri da La Stampa, Corriere della Sera Torino, Tpi.it e ilSussidiario.net. Lo storico quotidiano sabaudo, in particolare, ieri dedicava pure altri due articoli alla giurista: un intervento di Marcello Sorgi, il quale rimarcava che la Cartabia sarebbe il second best per Sergio Mattarella; e un affrescone sulle riserve della Repubblica, che potrebbero entrare ufficialmente in partita, qualora Fico non riuscisse a rimettere insieme i cocci dell'armata Brancaleone giallorossa.Da notare che, tra i nomi dei potenziali presidenti del Consiglio, compariva anche quello di Paola Severino, già Guardasigilli con Mario Monti e oggi vicepresidente della Luiss Guido Carli di Roma. Un'altra figura femminile, dotata però di più esperienza politica, che proprio per questo potrebbe insidiare, sia come premier, sia come ministro della Giustizia, le ambizioni della Cartabia, (non sarà un caso se La Stampa, al piede dello specchietto dedicato all'ex presidente della Corte costituzionale, specificava che «è stata la prima donna a occupare questa carica»). Curiosa coincidenza: ieri, la Severino ha firmato un pezzo sul quotidiano romano La Repubblica. Le due papabili inquiline di Palazzo Chigi, insomma, paiono aver affidato a queste sortite mediatiche un abbozzo di programma politico. La Severino si è concentrata su un evergreen: la lotta all'evasione fiscale. La Cartabia, al solito, ha scelto un tono più pop. Ha elencato le «tre priorità» per rimettere in moto il Paese, attingendo al repertorio di quel cattolicesimo democratico cui dice di ispirarsi Giuseppe Conte: la «persona», i «corpi intermedi», con un occhio ai giovani, una prudente sviolinata europeista sul Recovery fund e i giovani, un richiamo alla «responsabilità di tutti». Un'omelia condita dal tentativo di infilare qualche dotta citazione, a discapito, onestamente, della chiarezza. A un certo punto, infatti, il discorso della Cartabia per la fondazione Compagnia di San Paolo si è incartato sulla questione della «risposta a quattro mani» alla crisi. Due, sono quelle identificate dalla giurista nella «mano visibile delle istituzioni» e nella «mano invisibile del mercato, per parafrasare una celebre espressione di Adam Smith». Quali siano le rimanenti, non è esattamente cristallino: non Comuni, Regioni, Stato e Ue, che l'ex capo della Consulta cita, ma che vanno evidentemente sussunti nella categoria della «mano visibile»; forse, la «cittadinanza attiva», il «terzo settore» e le «imprese responsabili», ma così le mani diventano cinque, a meno che non si considerino le aziende etiche come espressione della mano invisibile, e la coppia terzo settore-cittadinanza attiva come le due realtà da affiancare alle istituzioni e al mercato. Se l'intenzione è davvero proporsi come guida della nazione, i garbugli concettuali andrebbero evitati. Gli italiani fanno già fatica a interpretare i dpcm, i divieti e le prescrizioni anti Covid, figuriamoci se possono mettersi ad azzardare esegesi delle agende politiche. A star dietro ai media, dunque, si direbbe che tra i «competenti» - e le loro quote rosa - sia scattata una sorta di rincorsa per Palazzo Chigi, nonostante il binario privilegiato per risolvere la crisi rimanga quello di preservare il perimetro dell'attuale maggioranza. Ma se è vero che, in queste circostanze, si deve giocare d'anticipo, è significativo che l'assistente della Cartabia, un paio di giorni fa, abbia postato sui social una foto in treno, con l'eloquente didascalia: «Si torna a casa». A Milano, dove la prof insegna, o a Roma, dov'era già di casa ai tempi della Corte costituzionale e dove potremmo rivederle presto?
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)