2019-05-15
La candidata del Pd si fa propaganda utilizzando le email dell’università
Docente all'Unibo, Elisabetta Gualmini con il suo account ufficiale ha chiesto il voto a tutti i dipendenti. L'ateneo: «Mai autorizzata».Elisabetta Gualmini, classe 1968, docente ordinario all'Università di Bologna, da sempre democratica di ferro e da quattro anni vicepresidente della Regione Emilia Romagna. È una delle lady più in vista del Pd emiliano romagnolo, una di quelle su cui puntare per tentare di reggere l'urto il prossimo 26 maggio alle europee e, infatti, è stata scelta come capolista donna Pd della circoscrizione Nordest per il Parlamento europe, in ticket con l'ex ministro Carlo Calenda. Ebbene proprio lei, professoressa di scienze politiche, scrittrice e politologa faccia nota dei talk show d'attualità, forse presa dalla frenesia elettorale, a quanto pare l'ha fatta grossa. Per farsi campagna, infatti, ha pensato bene di utilizzare l'account dell'ateneo bolognese nel quale ha insegnato, comparendo in veste di docente, nella questua dei voti e usufruendo dell'indirizzario interno dell'ente (sia di docenti che personale) riservato, ovviamente, ad altri scopi. Lo scorso 13 maggio, infatti, forse spinta dal desiderio di raggiungere in un sol colpo quanti più potenziali elettori possibili, ha aspettato che facesse buio e poi, appena passata la mezzanotte, ha preparato una bella letterina di presentazione e l'ha inviata ad amici e colleghi dell'università dall'indirizzo elisabetta.gualmini@unibo.it. «Caro collega spero che questo mio messaggio ti trovi bene e non ti rechi troppo disturbo» c'era scritto nella mail. «Sono stata candidata al parlamento europeo (…) ma non è una sfida facile e l'esito non è scontato (…) per essere eletti bisogna raccogliere un numero importante di preferenze. Il 26 maggio spero di poter contare sul tuo sostegno» e che «inviterai altri a sostenermi. Cordiali saluti». Firmato Elisabetta, con tanto di foto allegata. L'erroraccio da principiante, se dovesse confermarsi per quello che appare, ricorda, in sedicesimi, quello in cui incappò Hillary Clinton, durante il suo mandato da segretario di Stato. Avvezza ad utilizzare le mail ufficiali a scopi personali, secondo gli esperti Hillary, per gli scandali legati alla sua posta elettronica, finì per giocarsi importanti punti percentuali quando era candidata alla presidenza degli Usa. A scoperchiare il pentolone in salsa bolognese, invece, sono stati i consiglieri regionali del M5s, Andrea Bertani e Silvia Piccinini, a cui nel giro di poche ore sarebbero arrivate decine di segnalazioni da parte di colleghi della professoressa-candidata a cui il messaggio non era evidentemente risultato gradito. «È' clamoroso: la candidata del Pd ha utilizzato i servizi ufficiali e istituzionali dell'Università per fare propaganda elettorale. Per lei e per il suo partito», hanno sottolineato i due consiglieri. «Evidentemente il Pd è talmente alla frutta che non disdegna di utilizzare mezzi di bassa leva per raggranellare qualche voto in più. A quanto ci risulta, nessuno dei destinatari ha dato il consenso all'invio di questo tipo di propaganda e ci chiediamo come l'assessore Gualmini sia entrata in possesso degli indirizzi mail del personale universitario, visto che alcuni di loro prima di oggi non sapevano nemmeno chi fosse», hanno aggiunto «mentre la Carta del Servizio dell'Università garantisce che le liste sono protette e per potere inviare un messaggio occorre farne richiesta. Siamo curiosi di sapere cosa ne pensa il rettore dell'Università di Bologna, Francesco Ubertini visto che tra l'altro l'indirizzo mail utilizzato è quello dell'Unibo».E a stretto giro di posta, non senza imbarazzo, Unibo ha risposto: «L'azione non è passata attraverso una richiesta di autorizzazione per l'invio multiplo di mail all'indirizzario dell'ateneo» ha precisato l'Università con una nota, lasciando intendere che, potrebbe aprirsi una procedura interna sul comportamento di Gualmini, per verificare se sia stato rispettato oppure no il regolamento d'ateneo e per valutare la gravità dell'eventuale violazione. Dalla diretta interessata, fino al tardo pomeriggio di ieri, nessuna reazione. Nemmeno alle centinaia di messaggi che hanno inondato la sua pagina Facebook, con la richiesta di chiarimenti. Allo sdegno per l'azione della vicepresidente si è unito anche il gruppo consiliare della Lega Nord: «La politica delle scorciatoie e delle furberie sono lo specchio di questo Pd autoreferenziale. Gli italiani non sono stupidi e chi li reputa tali verrà giustamente e definitivamente messo all'angolo dall'esito della prossima tornata elettorale del 26 maggio», ha commentato con una nota il consigliere regionale Daniele Marchetti.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)
Il valico di Rafah (Getty Images)