2022-03-10
La Camera ha fretta di far approvare la morte su richiesta
Sì all’articolo 2 del ddl sul suicidio assistito. Centrodestra unito nel votare contro. I pro life: «Drammatica strada ideologica».La legalizzazione del suicidio assistito è più vicina. Se martedì, con 389 no e solo 52 sì, la Camera aveva respinto un emendamento alla legge sul suicidio assistito che prevedeva apertis verbis l’eutanasia, le votazioni di ieri in Parlamento sono invece state chiarissime e di tenore opposto. L’approvazione più significativa è stata quella, con i 223 sì, 168 no e un’astensione - quindi con una maggioranza blindata -, di un passaggio chiave del ddl unificato in materia di disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita, vale a dire l’articolo 2. L’importanza di tale norma è cruciale dato che offre la definizione di morte medicalmente assistita, inquadrata come «decesso cagionato da un atto autonomo con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale». Per essere davvero «autonomo» questo atto, precisa sempre l’articolo 2, «deve essere il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere». La norma prevede altresì che «le strutture del Servizio sanitario nazionale operino nel rispetto» della «tutela della dignità e dell’autonomia del malato» della «della qualità della vita fino al suo termine» e di un «adeguato sostegno sanitario, psicologico e socio-assistenziale alla persona malata e alla famiglia». L’assistenza sanitaria di livello «adeguato» richiamata come ultima delle coordinate del Servizio sanitario nazionale, quasi en passant, pare già poco rassicurante. Non è tutto. Nella giornata di ieri, che ha visto anche l’approvazione dell’articolo articolo 3 con 221 voti a favore, 143 contrari e due astenuti, sono stati aperti ulteriori varchi alla morte su richiesta. In primo luogo, con un emendamento di Andrea Cecconi, del Movimento associativo italiani all’estero, e del radicale Riccardo Magi che, approvato agevolmente (227 sì, 171 no e tre astensioni), andrà a facilitare non poco la strada alla morte su richiesta. Sì, perché stabilisce che la «condizione clinica irreversibile» che cagioni quelle «sofferenze» che giustificano il ricorso alla morte su richiesta possa essere verificata tramite il certificato dal medico curante o da uno specialista; ma originariamente la norma richiedeva ambedue le certificazioni.A spianare la strada al diritto, per i pazienti, di essere uccisi, ci ha poi pensato l’approvazione netta (244 sì, 168 no e due astensioni) di un emendamento di Italia viva, identico a quello di Cecconi al terzo articolo, che stabilisce che potrà accedere alla morte medicalmente assistiti anche chi abbia «volontariamente interrotto» un percorso di cure palliative. In questo modo, sarà lo stesso paziente aspirante suicida, in ogni momento, a poter decretare l’inutilità di quelle cure che spesso, come insegna l’esperienza, fungono da argine all’eutanasia portando a dei ripensamenti. Tutte queste facilitazioni al suicidio assistito, assenti nel testo di base, stanno generando non poche preoccupazioni all’interno del centrodestra, che ieri ha visto compatti Lega e Fratelli d’Italia e Forza Italia. Una posizione non scontata, quella del partito di Berlusconi, che sempre nella giornata di ieri, in commissione Affari costituzionali della Camera, si è discostato da Fdi e Lega votando con la sinistra a favore dello ius scholae, testo che dà la cittadinanza italiana ai minori di origine straniera che abbiano frequentato un ciclo scolastico per almeno 5 anni.Tornando al dibattito sul suicidio assistito, c’è aggiungere che il centrodestra ha fatto il possibile per limitare i danni, ad esempio con emendamenti che prevedevano l’obbligo di offrire un supporto psicologico ai malati intenzionati a farsi eliminare: tutti bocciati. Anche per questo il mondo pro life, alla luce dei voti di ieri, è in allarme.«Il Parlamento italiano sta prendendo una drammatica strada ideologica, che rischia per questo di spaccare la politica e di conseguenza il Paese su un tema così delicato come quello dell’eutanasia», ha per esempio dichiarato Jacopo Coghe, portavoce di Pro vita & famiglia, il quale ieri ha rivolto pure un appello «a tutte le forze politiche, perché si è ancora in tempo per scongiurare questa deriva mortifera, fermando la legge e potenziando la legge sulle cure palliative, assistenza ai malati e alle loro famiglie e incentivando gli hospice». Note di forte preoccupazione sono arrivate anche dal Movimento per la vita. «Siamo a favore dei più fragili o meno?», si è chiesto parlando con La Verità il magistrato Pino Morandini, che ne è vicepresidente e che ha aggiunto «come le votazioni di ieri vadano in una direzione purtroppo chiara». «Un giorno tutti ci troveremo in una condizione di totale o parziale dipendenza», ha aggiunto Morandini, «ma oggi è facile, mossi magari da una falsa pietas, votare certe norme, pensando pure di essere umanitari, senza vedere a quali derive ciò possa condurre». I lavori alla Camera riprendono questa mattina.