2020-08-13
La Camera convoca il capo dell’Inps. Domani farà i nomi dei disonorevoli
Il numero uno dell'ente passerà la vigilia di Ferragosto in commissione Lavoro. A spiegare come è nato lo scandalo. Ma la Lega non aspetta: sospesi i deputati Andrea Dara e Elena Murelli. Linea dura anche a livello locale.Dal contributo per i monopattini a quello per le babysitter, al governo non importa nulla del reddito del richiedente. Unica eccezione il sussidio per le vacanze estive.Lo speciale contiene due articoli.Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, domani, vigilia di Ferragosto, sarà «audito» in commissione Lavoro alla Camera sugli «onorevoli furbetti del bonus», che hanno incassato i 600 euro destinati a lavoratori autonomi e partite Iva per affrontare l'emergenza coronavirus. La notizia arriva direttamente da Montecitorio, con la precisazione che «soltanto in quella sede i deputati potranno fare domande “sull'erogazione del bonus e anche eventualmente sui nomi dei parlamentari beneficiari"». La convocazione del numero uno dell'Istituto di previdenza arriva all'indomani delle sue dichiarazioni, lasciate soltanto trapelare sui giornali, ma condite dalle minacce di querela nei confronti di chi ha sottolineato il tempismo della fuga di notizie, ovvero la vicinanza al referendum sul taglio dei parlamentari: «Che cosa? Un caso montato ad arte per lanciare il referendum? Non solo non è vero, ma chiunque lo dice e lo scrive ne risponderà in tribunale. Ne vale della mia dignità». La convocazione a Montecitorio di Tridico arriva anche dopo il via libera del Garante della privacy, che aveva sostanzialmente autorizzato la pubblicazione della lista dei nomi e dopo che l'Inps stessa aveva espresso la disponibilità a fornire i dati su richiesta della Camera.Nel frattempo, però, il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un'istruttoria in ordine alla metodologia seguita dall'Istituto rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari del sussidio e alle notizie diffuse al riguardo. Il Garante chiede infatti all'Inps di conoscere, in particolare: quale sia la «base giuridica» del trattamento effettuato sui dati personali dei soggetti interessati; l'origine e tipi di dati personali trattati, riferiti alla carica di parlamentare e amministratore locale e regionale; le modalità con cui è stato effettuato il trattamento, con specifico riguardo all'operazione di «raffronto» dei dati personali dei soggetti richiedenti o beneficiari del bonus, con quelli riferiti alla carica di parlamentare e amministratore locale e regionale; l'ambito del trattamento ed eventuali comunicazioni a terzi di dei dati. E sulle risposte dettagliate a tutte queste richieste c'è molta attesa.Sul fronte politico, ieri il leader della Lega, Matteo Salvini, ha scelto la linea durissima con chi internamente ha sgarrato: «Tridico si deve dimettere? Io non faccio processi a nessuno e guardo a casa mia, dove sono inflessibile. Domanderemo però al presidente dell'Inps come abbia fatto a non pagare il bonus a chi ne aveva bisogno per darlo invece ai parlamentari». Nessuno sconto però agli onorevoli e agli amministratori leghisti che hanno beneficiato del bonus: «Io ho dato indicazione che chiunque abbia preso o fatto richiesta del bonus venga sospeso e in caso di elezioni non ricandidato». E in serata è arrivata la conferma sui due deputati leghisti da giorni nella lista nera dei sospettati. «Dopo aver ascoltato le rispettive posizioni, si conferma il provvedimento di sospensione per Elena Murelli e Andrea Dara», ha reso noto il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari. Non ci sarà quindi bisogno di aspettare la conferma di Tridico, per Salvini bastano le conferme interne e il giudizio su un comportamento considerato completamente «inopportuno». Sempre in ambito leghista, il presidente del Veneto, Luca Zaia, ieri è stato più chiaro a proposito dei suoi tre amministratori che hanno preso il sussidio, seppur per sbaglio: «Incontrerò il vicepresidente, Gianluca Forcolin, e i consiglieri Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli. Dopo di che renderò note le decisioni». E poi ha insistito: «Ricordo che sono stato io, per primo, a porre la questione a livello nazionale, perché penso che sia fondamentale la chiarezza; bisogna avere sempre la schiena diritta. Dopo di che stiamo parlando di un provvedimento che non è affatto illegale, bensì di un tema di opportunità. Abbiamo tre casi tra loro differenti: due consiglieri che hanno chiesto il bonus, lo hanno ottenuto e poi hanno documentato di aver fatto beneficenza elargendola a terzi; dall'altro abbiamo un vicepresidente che è socio di minoranza di uno studio associato che ha presentato domande per i soci e i clienti».Non solo, ieri è stato sospeso, come annunciato da Mirko Bisesti, segretario provinciale della Lega Trentino, Ivano Job, consigliere regionale. Job, titolare di un albergo in val di Sole, ha ammesso di aver ricevuto il contributo - su iniziativa della sua segretaria - e anche di averlo restituito. È molisano invece il primo sindaco beneficiario: si tratta del primo cittadino di Campobasso, ossia il M5s Roberto Gravina, che ha dichiarato di averlo preso e devoluto al fondo del Comune. Anche un altro sindaco, il leghista Juri Imeri, primo cittadino di Treviglio (Bergamo) risulta percettore del bonus. A Firenze, invece, Ubaldo Bocci, coordinatore del centrodestra che un anno fa sfidò il sindaco Nardella, si è dimesso dopo aver denunciato di aver preso e restituito in beneficenza il bonus, incassato ad aprile e maggio.Sul fronte M5s, la proposta del reggente, Vito Crimi, sulla rinuncia alla privacy è stata raccolta dai grillini. Sarebbero oltre 240 le dichiarazioni dei parlamentari M5s pervenute al Movimento per rinunciare alla privacy e consentire all'Inps di fare i nomi dei percettori e richiedenti il bonus. Altre ne arriveranno, assicurano i vertici pentastellati. Resta il fatto che al momento mancano all'appello di questa «operazione trasparenza» una quarantina di parlamentari grillini.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-camera-convoca-il-capo-dellinps-domani-fara-i-nomi-dei-disonorevoli-2646962918.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="a-tutti-i-bonus-di-conte-manca-il-tetto" data-post-id="2646962918" data-published-at="1597264123" data-use-pagination="False"> A tutti i bonus di Conte manca il tetto I bonus fiscali non vanno d'accordo con l'Isee. Da quando il governo Conte ha dato il via alle agevolazioni, non ha pensato a un tetto massimo a livello di reddito, sopra il quale queste non potessero essere rilasciate. Nella maggior parte dei casi si è trattato quindi di bonus a pioggia che tutti potevano richiedere, indipendentemente dal bisogno reale. Si è dunque lasciato al buon cuore della gente la decisione di sfruttare o meno un'opportunità messa in campo dall'esecutivo. Di conseguenza, politici e non, hanno il più delle volte sfruttato questi vantaggi fiscali concessi, anche se potevano farne a meno. Un comportamento moralmente inaccettabile, ma che non deve sorprendere. L'unica differenza rispetto al passato è che questa volta si è deciso di far scoppiare il caso, portandolo alla luce. Il governo Conte con il bonus da 600 euro non ha fatto altro che proseguire su una strada già tracciata da illustri predecessori, non mettendo paletti alle varie agevolazioni elargite durante la pandemia. L'unica eccezione è stata fatta per il bonus vacanze, che invece ha dei limiti ben precisi per poterlo richiedere e usare. Al pacchetto delle agevolazioni a pioggia si aggiungono poi anche una serie di misure fiscali decisamente discutibili e che forse potevano anche non nascere. Come ad esempio il bonus monopattini e biciclette. Sembra incredibile, ma anche questo è aperto a tutte le fasce di reddito. La misura tanto acclamata dal governo era così urgente e impellente per spingere l'economia green che, operativamente, non ha ancora visto la luce. L'app per ottenere il rimborso sull'acquisto infatti non è ancora arrivata. Eppure la data di applicazione del decreto era il 19 luglio. Insomma, per il momento ancora niente rimborsi. Forse verso fine agosto sarà rilasciata l'applicazione e inizierà ufficialmente la corsa all'incentivo. Ovviamente l'acquisto delle bici e dei monopattini è già possibile, e chissà quanti parlamentari, o figli di questi ne hanno comprato uno. Anche in questo caso l'azione richiedere il contributo in sé non è contro la legge. È solo di cattivo gusto, tenuto conto dello stipendio che porta a casa ogni mese un deputato o un senatore. Ma il problema sta tutto nel come il governo studia e decide di mettere in pratica un bonus. Se infatti per ogni agevolazione si imponesse un tetto Isee, sopra il quale non è possibile fare richiesta, i comportamenti disdicevoli non esisterebbero più. Eppure questa strada non viene quasi mai scelta. E la riprova sta proprio nella lista di bonus che non richiedono un massimale per essere elargiti. Un riepilogo potrebbe essere molto utile: il bonus asilo nido, per chi ha un figlio di tre anni che frequenta il nido; il bonus bebè, che può essere richiesto quando nasce un bambino. È stato deciso che chi ha un Isee superiore ai 40.000 euro l'anno possa richiederlo e ottenere 80 euro. È abbastanza ovvio che chi ha un indicatore della situazione economica ben superiore ai 40.000 euro l'anno non ha bisogno di aiuti per il suo bambino, eppure lo Stato lo concede. Non solo, lo stesso vale anche per il bonus «mamma domani». E anche qui: si possono richiedere 800 euro dal settimo mese di gravidanza in avanti senza dover presentare Isee (lo stesso vale per chi adotta). O ancora, il bonus babysitter, che concede un voucher da 600 euro alle famiglie che hanno figli con meno di 12 anni e sono costretti a stare a casa a causa della pandemia. Anche in questo caso non è stato posto nessun vincolo. Ed è abbastanza ovvio che la famiglia di un parlamentare o di un imprenditore con un Isee abbastanza elevato non abbia problemi a pagarsi una babysitter. Eppure, chissà quanti di questi lo avranno chiesto. C'è bisogno di stupirsi? Forse no. Indignarsi però è legittimo.