2018-06-20
La Camera approva il Def dei desideri. Ci vuole un’acrobazia per le coperture
Scongiurare l'aumento dell'Iva, tagliare le tasse alle aziende e fare il reddito di cittadinanza. La via è stretta per l'esecutivo.Tre sole pagine. Così la Camera con 330 voti a favore invia al governo la propria risoluzione per gli addendum al Def, il documento di finanza pubblica. A chiudere la breve missiva poche frasi che contengono il senso dell'operazione che appare sempre più irta di difficoltà. Il Parlamento impegna il governo a presentare a Bruxelles nuove linee guida che si differenzino da quelle spedite lo scorso 10 aprile dall'allora ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. La maggioranza chiede che vengano azzerate le clausole di salvaguardia senza che l'Iva aumenti. E senza che vengano rialzati i valori delle accise su benzina e gasolio. Il tutto deve avvenire in accordo con l'Europa per quanto riguarda il 2019-2021 e nel rispetto dei parametri già concordati relativi al 2018. Al tempo stesso il governo dovrà rispettare le promesse fatte durante il discorso d'insediamento con il quale ha ottenuto la fiducia. In pratica Giuseppe Conte e Giovanni Tria dovranno tagliare le tasse almeno sulle imprese e dare il via al reddito di cittadinanza. Come, è quasi un mistero, perché trovare le coperture non è compito del Parlamento ma del governo. Solo che la strada è veramente stretta. E se i saldi devono essere invariati bisognerà mettere assieme tagli alla spesa, fondi extra Ue e un pizzico di flessibilità. Così da un lato ci sono i limiti imposti dall'Ue, dall'altro scelte onerose come il superamento della legge Fornero sulle pensioni, il taglio delle tasse o il reddito di cittadinanza. Per attuare tutte queste scelte e rimanere nei limiti imposti da Bruxelles, l'Europa dovrebbe essere molto probabilmente costretta a concedere qualche deroga. «Non parleremo di flessibilità ora, non c'è ancora un progetto di bilancio», e comunque le regole per avere margini di spesa «sono le stesse e valgono per tutti». A dirlo sono fonti Ue in vista dell'Eurogruppo di giovedì in Lussemburgo. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ieri è stato molto chiaro: non vuole pesare sui conti dello Stato ma vuole portare avanti alcuni dei punti cardine della maggioranza. Occorre «prevenire ogni aggravio per la finanza pubblica» e mantenere «l'impegno per la riduzione del debito» anche alla luce di prospettive di crescita «meno favorevoli», ha sottolineato nel corso del suo intervento alla Camera sul Def. Ieri il ministro ha osservato che «un programma di finanza pubblica che ponga il debito su un percorso discendente farebbe ridurre i rendimenti che il Tesoro paga sui titoli sovrani, una differenza che può essere molto rilevante alla luce della prospettata normalizzazione della politica monetaria». Tria ha quindi confermato alcune delle misure al centro del programma di governo: in particolare, il reddito di cittadinanza avrà «un ruolo centrale per contrastare le sacche di povertà con interventi non assistenziali, ma indirizzati all'integrazione nel mercato del lavoro». In più, «la semplificazione fiscale e la progressiva riduzione della pressione fiscale in linea con un andamento coerente della spesa pubblica sono da tempo considerate parte essenziale della condizione di un ambiente pro-crescita». Il ministro ha poi parlato della necessità di «un intervento immediato e deciso per la rimozione degli ostacoli che hanno impedito finora di tradurre in azione effettiva i programmi di rilancio degli investimenti pubblici». Con questo obiettivo, dice, «sarà istituita una task force nell'ambito del governo per affrontare questi temi in maniera rapida e organica». Consapevole dei timori che alcuni esponenti dell'Ue hanno espresso, Tria ha voluto tranquillizzare gli animi. Gli interventi su cui il governo è impegnato, ha assicurato, saranno «adeguatamente coperti» e «sarà compito del quadro programmatico di finanza pubblica che presenterò a settembre individuare le opportune coperture», ha ribadito. «Lo scenario tendenziale di indebitamento netto sarà oggetto di seria riflessione in sede di predisposizione del quadro programmatico», ha aggiunto. «In stretta collaborazione con la Commissione europea e nel rispetto degli impegni europei si individuerà il percorso più adeguato all'attuale contesto economico e al perseguimento dell'obiettivo di riduzione del rapporto tra debito e Pil». Per conto della Lega è intervenuto il deputato Giulio Centemero che ha sottolineato quanto le risorse da investire sulle attività ad alto valore tecnologico restino le più scarse d'Europa e al tempo stesso i governi precedenti non siano riusciti a far decollare il comparto del venture capital. «In Germania», ha spiegato, «vengono investiti più di 2 miliardi di euro all'anno, in Francia idem, in Spagna 600 milioni e da noi solo 200». Se mancano risorse pubbliche bisognerebbe almeno usare quelle private. In ogni caso il governo adesso dovrà passare dalle parole ai fatti. La risoluzione di quest'anno si può considerare quindi come il primo banco di prova in attesa della prossima nota di aggiornamento di settembre. Basti pensare che, solo per scongiurare le clausole di salvaguardia bisognerà trovare 12 miliardi quest'anno e 19 per il prossimo a cui si aggiungerà la lotta per la flessibilità. Altrimenti il rischio è che resti solo un Def dei desideri.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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