2019-12-19
Ma quali scuse pretende la Boschi dopo i disastri del papà in Etruria?
Oggi dobbiamo chiedere scusa a Maria Elena Boschi. Lo ha chiesto lei, in una cinguettante intervista a Repubblica, a corredo delle notizie sul fallimento della Popolare di Bari. Alla giornalista che le domandava se, con il senno di poi, dovesse fare autocritica e avesse qualche conflitto d'interessi da rimproverarsi, l'ex ministro delle Riforme ha rovesciato la frittata, spiegando che semmai, a dover chiedere scusa sono altri. Sintetizziamo in breve il pensiero della deputata di Italia viva. «La mia famiglia ha pagato un prezzo altissimo e ingiusto. Mio padre è stato massacrato mediaticamente, anche se i procedimenti hanno sempre visto archiviate (...)(...) le accuse contro di lui. Altro che conflitto d'interessi, la mia famiglia è stata distrutta sui giornali e sui social, oggetto di una vergognosa campagna di sciacallaggio. E chi ha un minimo di onestà intellettuale non può negarlo».Dunque, eccoci qui a chiedere scusa di aver arrecato tante preoccupazioni al papà di Maria Elena, facendogli percorrere una Via Crucis che non è ancora finita (e già, nonostante le archiviazioni al pover'uomo restano ancora due filoni aperti per bancarotta). È colpa nostra se Banca Etruria è fallita. Non è colpa degli amministratori che non hanno vigilato e che se c'erano dormivano. Badate, non parliamo di responsabilità penali, ma di controllo. E noi, pur non facendo parte del consiglio di amministrazione, dovevamo controllare più del cda e dunque non abbiamo ben vigilato e facciamo ammenda. Avessimo fatto il nostro dovere di cronisti, cioè di cani da guardia del potere, avremmo scoperto in anticipo, meglio di un consigliere d'amministrazione e vicepresidente della banca, come venivano erogati certi prestiti, ossia i soldi dati a cantieri navali che costruivano yacht per nababbi pur senza avere alcuno sbocco al mare: come fare una nave da crociera nel deserto e poi pensare di metterla in acqua. Sì, è colpa nostra. Siamo andati noi da Flavio Carboni, il noto bancarottiere del Banco Ambrosiano a chiedergli aiuto. Non è stato babbo Boschi che, a conoscenza della situazione, diciamo critica, di Etruria, si è rivolto a un esperto del settore per il salvataggio. Siamo stati noi giornalisti a chiedere aiuto a un noto massone, facendoci accompagnare da una losca compagnia di giro: Boschi, il vicepresidente di Etruria, sonnecchiava nel tinello della sua villa di Laterina.Sempre noi, reprobi, mentre la Popolare affondava, abbiamo bussato invano a più porte, reclamando l'intervento di Unicredit, della Banca d'Italia e perfino della Consob. Non è stata Maria Elena Boschi che, approfittando del suo ruolo di ministro e, praticamente, di vice Renzi, ha sollecitato l'amministratore delegato del secondo più grande istituto di credito italiano, Federico Ghizzoni, a intervenire, caricandosi i debiti della banca di Arezzo. Sempre noi, canaglie, abbiamo organizzato una riunioncina in famiglia, nel tinello della villa di Laterina, con un altro esperto in salvataggi bancari, quel Vincenzo Consoli di Banca Veneto, altro istituto di credito poi fallito. Non era il ministro delle Riforme quella che il banchiere di Montebelluna vide nei giorni di Pasqua del 2014, quando la crisi della Popolare toscana non era ancora deflagrata sui giornali. Era una sua controfigura che noi manigoldi di giornalisti avevamo ingaggiato per addossare le colpe all'amazzone del governo Renzi.Sì, è tutta colpa nostra se Etruria è fallita, se i risparmiatori hanno perso tutto, se a distanza di anni ancora non si è capito chi abbia contribuito ai crac. Di certo, oggi dobbiamo dirlo per onestà intellettuale, Maria Elena Boschi non ha conflitti d'interessi da rimproverarsi, imbarazzi per le frequentazioni paterne, riunioni casalinghe da dimenticare. È stata tutta una vergognosa campagna di sciacallaggio, pagato «con un prezzo altissimo» dalla famiglia Boschi. I risparmiatori che hanno perso tutto, insieme con noi, non hanno pagato e ora chiedono deferentemente scusa, promettendo di non organizzare mai più neanche un dibattito a Laterina. Non si sa mai, i Boschi potrebbero aversene a male e mobilitare - un'altra volta - polizia e carabinieri contro il disturbo della quiete familiare.