2021-05-04
La Bce non dà tregua sui crediti deteriorati
Andrea Enria annuncia che non ci sarà un allentamento delle norme sulla svalutazione degli Npl. E nel 2023 entrerà in vigore Basilea 3. I bilanci delle banche rischiano di essere messi in crisi: con la fine delle moratorie sui prestiti, tante imprese non potranno pagare.Albert Einstein definì la follia come il ripetere alla nausea la stessa azione aspettandosi dei risultati diversi. Ci sembra il modo più corretto per rappresentare le «soluzioni» che si stanno preparando a livello europeo per gestire la prevedibile massa di prestiti bancari inesigibili che si riverserà sui bilanci delle banche a partire dai prossimi mesi.L'ennesima prova è giunta nell'ultimo fine settimana, quando il presidente della vigilanza bancaria della Bce, l'italiano Andrea Enria, ha risposto a un'interrogazione a risposta scritta da parte degli europarlamentari del gruppo Identità e democrazia, Marco Zanni, Francesca Donato, Valentino Grant e Antonio Maria Rinaldi.I parlamentari hanno chiesto a Enria se, in conseguenza del prevedibile flusso di fallimenti - per ora frenato solo dalla sospensione delle procedure fallimentari e dalla moratoria sui crediti - fosse disponibile un'analisi di impatto sui posti di lavoro e sui bilanci delle banche.Inoltre, facendo riferimento a uno studio del 16 febbraio scorso cofirmato dall'Associazione bancaria italiana (Abi) e dall'omologa tedesca, hanno domandato se queste proposte fossero una soluzione praticabile per evitare una crisi del settore bancario.In particolare, lo studio Abi citato fa notare che «il trattamento normativo vigente delle esposizioni deteriorate è stato messo a punto in circostanze completamente diverse da quelle attuali e andrebbe, pertanto, rivisitato e adeguato all'emergenza pandemica in corso» e avverte che «in caso contrario, sarebbe elevato il rischio di significativi effetti pro ciclici negativi sulle Pmi e sulle famiglie, in un periodo in cui è invece essenziale promuovere l'offerta di credito a favore dell'economia». Insomma, un effetto simile a quello sperimentato sulla pelle del nostro sistema bancario tra fine 2015 e 2016. Norme introdotte per prevenire una malattia e che invece la causano, nella più classica delle profezie autoavveranti.Dello stesso tenore furono le parole del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, in audizione parlamentare lo scorso febbraio, quando fece notare che «gli effetti del meccanismo di calendario possono avere nel breve periodo effetti pro ciclici, ma il loro impatto ha natura transitoria». Aggiunse che «nel corso del negoziato la delegazione italiana (guidata dal Mef, ndr), ha proposto di disapplicare il backstop per un periodo di due anni alla luce del blocco dell'attività dei tribunali, ma la proposta non è stata accolta». Parliamo qui del calendario che, per i prestiti successivi all'aprile 2019, richiede alle banche svalutazioni automatiche fino a coprire il 100% del credito deteriorato (Npl), entro rispettivamente tre, sette e nove anni per prestiti non garantiti, coperti da garanzie diverse da immobili e garantiti da immobili.Con riferimento al primo quesito, Enria ha risposto che ne sapremo qualcosa di più entro fine luglio, quando saranno completati gli stress test sui bilanci bancari.Sulla pericolosità delle svalutazioni automatiche degli Npl, Enria non ha dubbi. È come se il Covid non fosse mai esistito e, con esso, la crisi economica. I 158 miliardi di prestiti tuttora oggetto di moratoria, a fronte di 1,5 milioni di sospensioni accordate (fino al 30 giugno e, molto probabilmente, fino a dicembre con il decreto Sostegno bis in arrivo) vanno da subito considerati dalle banche per quello che sono in modo analitico, posizione per posizione. Nessuna concessione all'eccezionalità di una recessione senza precedenti in tempo di pace.«Anche nei periodi di difficoltà resta essenziale continuare a identificare e segnalare tempestivamente il deterioramento degli attivi e l'accumulo degli Npl». L'obiettivo è quello di «ovviare a comportamenti attendisti che determinano l'eccessivo accumulo di Npl e ostacolano la capacità delle banche di sostenere la ripresa economica». È quindi «essenziale che le aspettative riguardanti la copertura degli Npl non vengano ulteriormente modificate». Nessuna esitazione nemmeno sulla definizione di default - basterebbe che sia scaduto solo l'1% dell'esposizione totale o una ristrutturazione del prestito con «sconto» superiore all'1%, per passare il credito a sofferenza - sulla quale Enria ritiene che le banche dispongano di sufficiente flessibilità. Fermo pure sulla proroga della riforma Basilea 3: basta e avanza la proroga già concessa, e dal 2023 partirà l'attuazione. È lo stesso modello proposto dal presidente dell'Eba, José Manuel Campa, qualche settimana fa a Bloomberg: «Ci saranno aziende che semplicemente non presentano più modelli di business redditizi e hanno bisogno di uscire dal mercato e devono essere liquidate».Proponiamo che vada a dirlo a qualche albergatore di una città d'arte italiana, a cui hanno tolto i clienti per dpcm.Il cerchio si chiude con le parole di Visco: «Il meccanismo di calendario non costituirebbe un problema se i tempi della giustizia civile nel nostro Paese fossero allineati a quelli prevalenti nel resto d'Europa».Ecco a cosa serve la tanto decantata riforma della giustizia: a svendere a tempi di record beni e aziende dei settori più danneggiati da questa pandemia.