2021-07-18
«Kontatto ora riparte da Mosca e Milano»
Federico Ballandi (youtube)
Il fondatore e presidente del marchio Federico Ballandi,: «Abbiamo aperto uno showroom in Russia e a settembre ci piacerebbe sfilare dal vivo nel capoluogo lombardo, come era in programma prima della pandemia. Nonostante tutto non ci siamo mai persi d'animo»«Non mollare mai» è il suo mantra. Federico Ballandi, presidente di Kontatto, marchio di fast fashion specializzato in maglieria e abbigliamento donna made in Italy al 100% da lui fondato nel 1995 insieme a Gianluca Goldoni e Stefano Trecchi, va avanti come un treno da sempre, nonostante la pandemia. «Sono sempre stato convinto che ne saremmo usciti e, anche se con grande fatica, ce l'abbiamo messa tutta per elevare la nostra creatività cercando di fare il meglio». Con circa 24,5 milioni di euro di fatturato nel 2019, una distribuzione in oltre 2.500 negozi multibrand in due continenti e 60 dipendenti diretti, l'azienda bolognese vanta cinque monomarca in Italia, a Bologna, Milano, Milano Marittima, Casalecchio di Reno e quello inaugurato più di recente a Sassuolo. All'estero, Kontatto è distribuito in Belgio, Olanda, Austria, Polonia, Cipro, Grecia e Hong Kong, ma soprattutto è appena approdato in Russia con uno showroom a Mosca, vantando ottime prospettive in questo mercato. Quartier generale al Centergross di Bologna, polo strategico per la moda. Forza, passione, determinazione e senso di responsabilità hanno permesso a Ballandi di superare il momento negativo e di guardare avanti. Non si è mai perso d'animo?«Assolutamente no. Anzi. Con i miei fantastici collaboratori della factory, ragazzi giovani pieni di idee, abbiamo sfornato collezioni sempre positive, colorate, femminili nel senso più largo del termine, per le ragazze ma anche per tutte le donne che si sentono giovani e hanno voglia di piacere e piacersi». L'ultima sfilata, organizzata nella sala della Fondazione fashion research Italy, simbolo di innovazione, segue le altre trasmesse sui vostri canali Instagram e Facebook e in tv. È questo il nuovo modo di comunicare? «Abbiamo avuto grandi soddisfazioni dalle presentazioni delle nostre collezioni con migliaia e migliaia di visualizzazioni dei défilé organizzati al mare, in montagna, in campagna e anche in una piazza storica di Bologna. Allo stesso tempo però non pensiamo che la moda possa andare avanti con soluzioni solo virtuali. Questo mondo vive di relazioni umane e le Fashion week di Milano, ad esempio, restano insostituibili, perché la moda bisogna viverla e respirarla dal vivo. Così come i negozi sono fondamentali per i rapporti diretti con la clientela anche se ormai non si può più fare a meno delle vendite online». Com'è andato il live show Green Factory Summer?«Prima di tutto siamo riusciti ad avere una location speciale grazie al suo creatore, il cavalier Masotti, fondatore de La Perla, che ha costruito questo suo fiore all'occhiello, scuola di moda con un archivio ricchissimo. Abbiamo avuto sensazioni ottime tanto che anche la Fondazione ci ha fatto sapere che durante i corsi che terranno in inverno saremo invitati per spiegare ai ragazzi il nostro modo di far moda, di pensarla, progettarla e comunicarla. In più, quattro studenti della scuola di cui abbiamo apprezzato le idee faranno degli stage da noi».E la sfilata vera e propria?«Siamo rimasti entusiasti, anche i ragazzi erano super contenti e ogni volta miglioriamo questo nuovo modo di presentare sperando di poter tornare da settembre a sfilare davanti al pubblico. Siamo simpaticissimi, mi piace sottolinearlo, e ci divertiamo moltissimo in attesa delle presenze vere. A questo punto dobbiamo solo ringraziare chi ci segue con costanza, essere contenti, impegnarci al massimo ogni giorno. Dopo la sfilata il rapporto diretto tra azienda e clienti è esploso e i negozi hanno lavorato bene. Il giorno successivo in showroom abbiamo distribuito 5.000 capi della produzione, finita due giorni prima. È stato un grande successo e sono numeri reali. Affrontare queste sfide continue è la nostra carica». Prima della pandemia dove organizzavate le presentazioni?«Alcune in azienda. Molto particolare e di successo fu una performance che si tenne in una galleria d'arte con più di 300 persone. Lo scorso anno, prima che tutto ci cadesse addosso, avevamo già pensato di organizzare un evento a Milano per la collezione invernale, sempre con il nostro sistema di fare moda, cioè presentare i capi pochi mesi prima che la collezione arrivi nei negozi, quindi in velocità. Per noi Milano era un passo importante, avevamo già individuato diverse location interessanti e stavamo decidendo». E ora?«L'idea è quella di concretizzare la sfilata a Milano a settembre. Ma non snaturandoci per presentare capi che usciranno fra un anno. Noi vogliamo rimanere con il nostro pensiero fast vincente, ovvero dare freschezza anche all'ultimo momento e soprattutto sostenere le richieste dei nostri clienti». Si parla della collezione autunno inverno e non della primavera estate 2022 come per gli altri marchi?«Esatto, si tratta della collezione che arriva nei negozi a fine agosto. Noi l'invernale lo stiamo già consegnando. Se si vogliono preparare le vetrine siamo pronti con le consegne. Questo è il nostro mondo reale, il modo di interpretare la moda e il lavoro. Siamo convinti di essere nella direzione giusta». Quindi tutto va alla grande?«Una cosa ci sta mancando tantissimo, ovvero poter viaggiare. Noi abbiamo bisogno di girare per il mondo, non è certo guardando i social o navigando online che si possono cogliere le idee e quella creatività che viene dalla strada. Bisogna respirare l'aria e l'atmosfera delle metropoli per capire le nuove tendenze emergenti. Alla fantasia dell'ufficio stile, che si è sempre avvalso di talentuosi designer e sessioni di scouting tra Londra, Tokyo, New York e Seul per catturare le tendenze internazionali e reinterpretarle, uniamo la finezza dei materiali italiani e la cura dei dettagli. Speriamo che si torni velocemente al nostro sistema di ricerca grazie al quale nascono le collezioni».