
In Mali ribelli e jihadisti contro la Wagner: uccisi circa 70 miliziani legati a Mosca. L’intelligence ucraina ammette di essere coinvolta. Così il conflitto diventa globale.L’agenzia di intelligence militare ucraina (Hur) ha ammesso di essere stata coinvolta nella recente battaglia (22-27 luglio) in cui sono morti circa 70 soldati della Compagnia militare privata Wagner avvenuta a Tinzawatène, villaggio a circa 230 km a Nordest di Kidal (Nord del Mali, vicino all’Algeria). Insieme ai soldati della Wagner sono caduti decine di soldati regolari delle forze armate maliane, che sono stati attaccati dai ribelli tuareg del Nord e dalle milizie locali dello Stato islamico e di Al Qaeda. Non c’è da stupirsi di quanto accaduto perché si ritiene che le forze ucraine siano presenti anche in Sudan, un ulteriore scenario in cui i mercenari russi sono stati fortemente impegnati nei conflitti, ad ulteriore conferma del fatto che il confronto tra Kiev e Mosca ha assunto una portata globale ma che in Africa rischia di destabilizzare ulteriormente aree come quella del Sahel, che vive una drammatica crisi di sicurezza. Nel maggio dell’anno scorso, gli Stati Uniti hanno applicato sanzioni ai leader dei mercenari russi in Mali, accusandoli di sfruttare le attività nel Paese come un canale per il trasferimento di materiale militare destinato al conflitto in Ucraina e subito dopo si è sparsa la notizia che l’intelligence militare ucraina era arrivata nel Paese. Cosa vogliano i jihadisti ormai lo sappiamo molto bene: l’istituzione con il terrore di uno Stato islamiico; meno conosciute invece le istanze dei tuareg del Nord che si sono legati ad Al Qaeda. Nell’autunno 2022 i tuareg si sono palesati, unendosi nel Comitato strategico permanente per la pace, la sicurezza e lo sviluppo (Csp-Psd) con lo scopo di istituire uno Stato autonomo, l’Azawad. Grazie alla mediazione italiana portata avanti dall’intelligence e dal ministero degli Esteri tramite l’associazione umanitaria Ara Pacis, nel febbraio 2022, era stato raggiunto un accordo a Roma tra le tribù del deserto e i golpisti ma la calma è durata qualche mese visti gli scontri con i mercenari russi. Nel Mali i mercenari russi per volere della giunta militare al potere, del colonnello Assimi Goïta, hanno mantenuto il vecchio nome mentre nel resto del Sahel, vedi Burkina Faso e Niger, il gruppo ora si chiama Afrika Korps. Lo scorso 29 luglio, Andriy Yusov, rappresentante della Direzione principale dell’intelligence durante un programma televisivo nazionale, ha dichiarato: «I ribelli hanno ricevuto le informazioni necessarie, e non solo le informazioni, che hanno consentito un’operazione militare di successo contro i criminali di guerra russi». Il portavoce non ha voluto confermare il coinvolgimento del personale militare ucraino nei combattimenti o la sua eventuale presenza nel Paese africano.Tra le vittime che sono state seppellite sul posto, c’è anche un famoso comandante degli ex Wagner conosciuto come Sergei Shevchenko (ma c’è chi dice che si chiamasse Nikita Fedyanin), che era anche l’amministratore del gruppo Telegram «Grey Zon», mentre non è al momento confermato il decesso di Anton Yelizarov, detto «Lotos», l’erede di Evgenij Prigozhin che sarebbe al comando del gruppo paramilitare. Il governo del Mali, che da oltre un decennio è impegnato a combattere varie insurrezioni nel Nord del Paese, ha chiesto aiuto alla Wagner dopo che una giunta militare ha preso il potere nel 2020 ma fino ad oggi l’operazione non ha portato a risultati. Anzi, i jihadisti si sono fatti sempre più intraprendenti conquistando villaggi e piccole città. Che le cose si mettano male per i russi nel Sahel lo dicono le ambasciate russe in Mali e Niger che hanno rilasciato un alert: «Vi ricordiamo che a causa della difficile situazione di sicurezza e dell’alto livello di minaccia terroristica, l’intero territorio del Mali e del Niger non è raccomandato per la visita. L’Ambasciata mette in guardia i cittadini russi che vivono e soggiornano in Mali e Niger di non viaggiare fuori Bamako e Niamey, uscendo di casa nelle ore buie della giornata», ha sottolineato l’ambasciata. Intervistato dai media ucraini, Serhii Kuzan direttore del Centro ucraino per la sicurezza e la cooperazione di Kiev, ha spiegato il perché degli ucraini nel Sahel: « Per Mosca, i Paesi africani in cui è presente Wagner sono solo una zona di interesse che gli consente di impossessarsi delle risorse di oro, diamanti, gas e petrolio e il denaro va a finanziare l’aggressione russa. Una parte significativa dei combattenti uccisi ha acquisito esperienza militare in Ucraina, dove hanno commesso centinaia o migliaia di crimini di guerra e questi crimini dovrebbero essere puniti». Ma allearsi anche se temporaneamente con dei tagliagole è molto rischioso come ci ha insegnato la vicenda della Cia ai tempi di Osama bin Laden in Afghanistan. E anche allora c’entravano i russi.
Ursula von der Leyen (Ansa)
La Commissione prepara nuove regole per la circolazione rapida (massimo tre giorni) di truppe e cingolati tra i Paesi dello spazio Schengen. Un tempo simbolo di pace...
«Vi sono molte cose che contrassegnano l’Ue e la sua storica integrazione, ma due ne esprimono appieno l’anima: Erasmus e Schengen. È poco responsabile mettere a rischio la libertà di movimento degli europei». Firmato Sergio Mattarella. Correva l’anno 2018 e l’Austria in accordo con la Germania aveva proposto di chiudere il confine con l’Italia per non far arrivare i migranti. Sono passati sette anni e la Commissione europea presenta un regolamento per far viaggiare i carri armati senza frontiere. Schengen doveva essere il simbolo della pace e della libertà e ora diventa la Schengen con le stellette che ci costa malcontati 270 miliardi in dieci anni, in modo che le truppe si muovano liberamente e velocemente.
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni (Ansa)
Dalla riforma della giustizia alla politica estera: sono molti i temi su cui premier e capo dello Stato dovranno confrontarsi nei prossimi mesi, malgrado le tensioni.
Come in una qualsiasi relazione, quando si insinua nella coppia lo spettro del tradimento, i rapporti si incrinano e non possono più tornare ad essere come erano prima. Lo tsunami che si è abbattuto sul Quirinale a seguito dello scoop della Verità, rischia di avere gravissime ripercussioni a lungo termine, sui legami tra governo e presidente della Repubblica. E anche se il Colle sminuisce la questione, definendola «ridicola», il consigliere per la Difesa del capo dello Stato, Francesco Saverio Garofani, non solo conferma ma aggiunge particolari che mettono a dir poco in imbarazzo i soggetti coinvolti. E hai voglia a dire che quelle fossero solo battute tra amici. La pezza peggiore del buco.
Galeazzo Bignami (Ansa)
Malan: «Abbiamo fatto la cosa istituzionalmente più corretta». Romeo (Lega) non infierisce: «Garofani poteva fare più attenzione». Forza Italia si defila: «Il consigliere? Posizioni personali, non commentiamo».
Come era prevedibile l’attenzione del dibattito politico è stata spostata dalle parole del consigliere del presidente della Repubblica Francesco Saverio Garofani a quelle del capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio Galeazzo Bignami. «L’onorevole Bignami e Fratelli d’Italia hanno tenuto sulla questione Garofani un comportamento istituzionalmente corretto e altamente rispettoso del presidente della Repubblica», ha sottolineato il capo dei senatori di Fdi, Lucio Malan. «Le polemiche della sinistra sono palesemente pretestuose e in mala fede. Ieri un importante quotidiano riportava le sorprendenti frasi del consigliere Garofani. Cosa avrebbe dovuto fare Fdi, e in generale la politica? Bignami si è limitato a fare la cosa istituzionalmente più corretta: chiedere al diretto interessato di smentire, proprio per non tirare in ballo il Quirinale e il presidente Mattarella in uno scontro istituzionale. La reazione scomposta del Pd e della sinistra sorgono dal fatto che avrebbero voluto che anche Fdi, come loro, sostenesse che la notizia riportata da La Verità fosse una semplice fake news.






